Dolce Tradizione

L’antica pasticceria popolare messinese

Dolce tradizione - Messina

‘Nzuddi

Dolci che in origine venivano preparati nel monastero delle suore Vincenziane, il loro nome deriverebbe dall’abbreviazione, appunto, del nome vezzeggiativo di Vincenzo che in messinese è “Vincinzuddu” e, quindi, nzuddu”. Un tempo preparati in occasione della festa della Patrona di Messina il 3 giugno, la Madonna della Lettera, sono oggi disponibili tutto l’anno anche nelle pasticcerie panarie. Di forma quadrata leggermente schiacciata e colore dorato, a base di farina, mandorle tritate e intere, cannella, zucchero, burro, miele, ammoniaca e albume d’uovo, da Messina si sono diffusi anche in altre parti della Sicilia. Friabili e croccanti, sono ottimi da accompagnare alla Malvasia delle Lipari o al Moscato di Pantelleria. 

“Pipareddi”

Prodotto dolciario tipicamente messinese, lo si trova in pasticcerie, bar e panifici. E’ un biscotto secco croccante preparato con miele, mandorle e farina, infornato due volte e particolarmente laborioso nella preparazione. La doppia cottura, infatti, è fondamentale per il buon esito, prima del panetto intero farcito con le mandorle e dopo delle singole fette una volta tagliate in senso trasversale e sottile. Quest'ultima cottura consente di ottenere la friabilità e la tostatura. In passato i “Pipareddi” erano cotti nelle stufe a legna e ci volevano due giorni per completare l’operazione, ecco perché il nome dialettale deriva da queste stufe che, a 50 gradi, fumavano come pipe. Riconosciuti fra i prodotti agroalimentari tradizionali siciliani, a Messina si accompagnano col vino passito dove vengono inzuppati.

“Zuccarati”

Le zuccherate messinesi (in dialetto “Zuccarati”) sono biscotti tradizionali a forma di grossi grissini o a ciambella, preparate con pasta di pane (farina 0, acqua, lievito di birra, malto o zucchero, sale fino) lavorata assieme alla “sugna” (strutto) e a zucchero. Una volta pronti, alla fine, sono cosparsi di semi di sesamo e cotti in forno. I “Zuccarati” sono adatti da accompagnare al latte o al cappuccino, al bar da inzuppare nella granita limone o da sgranocchiare per strada, passeggiando.     

Ciambelline messinesi

Tipici biscotti da inzuppo, le Ciambelline messinesi croccanti dette anche “cuddureddi”, sono un fragrante impasto di pasta frolla aromatizzata con vaniglia e cannella che ne conferiscono il caratteristico profumo. Per prepararle occorre farina 00, strutto o burro, zucchero semolato, acqua, lievito chimico o ammoniaca, cannella in polvere, aroma di vaniglia, tuorlo d’uovo per spennellare (facoltativo) e sale. Sono ottime da inzuppare nel latte o nel caffè a colazione.

I “Motticeddi” scardellini

A Palermo sono chiamati “Mustazzoli”, in altre località della Sicilia sono noti come “Paste di Garofano”, a Messina hanno invece il nome tradizionale di “Motticeddi” o “Ossa di Morto” che deriva loro sia dalla forma particolare e sia dalla croccante durezza. Vengono preparati in occasione della Commemorazione dei Defunti e già ai primi di ottobre sono presenti nelle pasticcerie e nei panifici. Secondo la tradizione, nella notte tra l’1 e il 2 novembre i “Motticeddi” (morticini) tornano sulla terra e portano in dono ai bimbi frutta martorana, scardellini e giocattoli. Per loro i piccini preparano pane e acqua che li sostenteranno nel viaggio di ritorno.  I “Motticeddi” sono caratterizzati da una parte bianca dura e da una scura e morbida e la pasta con la quale sono preparati prende il nome di “pasta garofano”. Anche se la preparazione è particolarmente elaborata, gli ingredienti sono molto semplici: zucchero, farina, acqua, chiodi di garofano e cannella.  

Frutta Martorana

Deve il suo nome alla chiesa palermitana di Santa Maria dell’Ammiraglio detta anche della “Martorana”, fatta edificare nel 1143 dall’ammiraglio del normanno re Ruggero II Giorgio di Antiochia. Nei pressi sorse nel 1194 un monastero benedettino fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana, da cui derivò il nome di questo particolare e caratteristico dolce siciliano preparato e venduto dalle monache fino alla metà del ‘Novecento. Nacque con la forma della frutta perché le monache, per sostituire i frutti del loro giardino, li crearono con farina di mandorle, zucchero e miele in maniera da abbellire il monastero per una visita papale. Prodotto inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T.) e riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale siciliano, veniva tradizionalmente preparato in occasione della commemorazione dei defunt.i

“Spinci” di riso

In dialetto messinese “spinci ‘i risu” (sfingie di riso), sono dolci tipici realizzati con riso, latte, farina, scorza d’arancia grattugiata, zucchero, lievito di birra, cannella, olio misto a strutto. Modellati a forma cilindrica, si friggono in olio e alla fine della cottura si spolverano con zucchero. Gli “spinci” ci rammentano, addirittura, che le loro antenate sono state le “euchytes” introdotte dalla dominazione romana in Sicilia nel III sec. a.C.. Si trattava di una specie di frittelle dalle forme diverse che si ottenevano versando, attraverso un imbuto, un impasto di farina di grano nell’olio bollente e si gustavano condite con il miele.

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