In compagnia di Bacco

Il vino D.O.C. della tradizione messinese

In compagnia di Bacco

Un prodotto di eccellenza, il vino messinese, al punto che nel ‘700 operavano i cosiddetti “Maestri del Vino” come riferisce lo storico messinese Cajo Domenico Gallo nel suo “Apparato agli Annali della Città di Messina” stampato nel 1755: “Pari a questi erano i Maestri detti del Vino, che si eligevano ancora a suffragi, ed il di loro impiego era d’invigilare, acciocchè il Vino fusse di buona qualità, a cui da loro costituivasi la meta con l’ordine del Senato […]”.

Malvasia delle Lipari D.O.C.

La più antica notizia del Malvasia delle Lipari la dobbiamo a Diodoro Siculo (Agira, 90 a.C. circa – 27 a.C. circa), storico siceliota autore della storia universale Bibliotheca historica: secondo lo storico la presenza dell’uva Malvasia nelle Eolie risale al VI secolo a.C. e infatti, si tratta di un vitigno esclusivo delle isole Eolie e particolarmente diffuso nell’isola di Salina. Una delle prime testimonianze della produzione vitivinicola delle Isole Eolie è di Andrea Bacci che nel suo “De naturali vinorum historia de vinis italiae et de convivijs antiquorum libri septem” del 1596 afferma che “[…] l’isola di Lipari è sparsa di fecondi colli, che per l’interno calore del suolo danno un vino sincero […]”. Nel 1890 lo scrittore, drammaturgo, saggista e poeta francese Guy de Maupassant, nella sua “La vie errante” (La vita errante) scrive del vino dell’isola di Salina: “[…] mentre tornavo, avevo scoperto dalla barca un’isola nascosta dietro Lipari. Il battelliere la chiamò Salina. Lì si produce il vino di Malvasia. Volli bere […] una bottiglia del celebre vino […] È proprio il vino dei Vulcani, denso, zuccherato, dorato […]”. Nel 1900 il Malvasia delle Lipari venne presentato e premiato all’esposizione di Parigi e nel 1933 alla prima “Mostra dei vini tipici di Siena” dove fu definito “d’aroma squisito”. I vitigni con cui è consentito produrlo sono Malvasia di Lipari massimo 95% e Corinto nero dal 5 all’8%. Di colore giallo dorato o ambrato, odore aromatico e sapore dolce e aromatico, si sposa bene con dolci siciliani come la cassata, i cannoli, pasticceria secca e piparelli. Prodotto anche nelle varianti Malvasia delle Lipari passito e Malvasia delle Lipari liquoroso, il vino D.O.C. Malvasia delle Lipari ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata il 20 settembre 1973.

Vino Faro D.O.C.

Di questo vino rosso che ha preso il nome da Punta Faro all’estremità di Capo Peloro o dai Pharii, primi coloni micenei che qui giunsero nel 1300 a.C., prodotto nel solo Comune di Messina, Strabone (ante 60 a.C. - tra il 21 e il 24 d.C.) geografo, storico e filosofo greco, nella sua “Geografia” riferisce:“Quunque feraissimus vini ager ipse sit, vinum ipsum no quidem Messinium, sed Mamertinu nuncupant, quod contra Italica cuncta, e quidem praestissima aemulatione certet”, cioè, nonostante il vino sia prodotto nel feracissimo territorio di Messina, non viene chiamato Messineo ma Mamertino in onore a Marte perché per bontà lotta con tutti gli altri vini italici. Plinio il Vecchio (23 – 25 agosto o 25 ottobre 79), scrittore e naturalista, nella “Naturalis historia” classifica il vino messinesi tra i migliori consigliandolo adatto per i banchetti. Nel 1631 Mario Pace, ne “L’Antichità di Caltagirone, città gratissima della Sicilia”, cita il vino Faro e nel 1658 Placido Reina, nel suo “Delle notizie istoriche della Città di Messina”, trattando del vino messinese cita come fonte storica Ateneo, Plinio e Marziale, aggiungendo: Massimamente che anche oggidì ritengono i vini di quel contorno fra tutti gli altri della Sicilia di lodeuolissimo pregio”. Nel 1880 il vino Faro venne esportato in Francia dove veniva impiegato per “tagliare” i vini di Borgogna e di Bordeaux. I vitigni con cui è consentito produrlo sono nerello mascalese da un minimo del 45 fino al 60%, nerello cappuccio dal 15 al 30% e nocera dal 5 al 10%. Di colore rosso rubino brillante tendente al rosso mattone con l'invecchiamento, profumo delicato e persistente, sapore asciutto e armonico, si abbina con arrosti e carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati. Il vino Faro è stato una delle prime D.O.C. siciliane, riconosciuta nel 1976.

Vino Mamertino D.O.C.

Fu in Sicilia che i greci impararono ad accompagnare i loro piatti con il pregiatissimo Mamertino, vino messinese di cui Ateneo di Nàucrati, erudito greco del II-III secolo, diceva “[…] pur producendosi in Sicilia si chiama Italiota. E’ dolce, leggero, vigoroso”. E Placido Reina, citando Ateneo nel suo libro “Delle notizie istoriche della Città di Messina” del 1658, scrive: “Dopo i quali aggiugner si dee l’eccellenza del vino Mamertino, annoverato nel quarto luogo tra i più esquisiti, che si disideravano nelle splendide mense de gl’Imperadori Romani”.  Plinio il Vecchio, nel suo “De Rerum Natura”, assegnò al Mamertino addirittura il quarto posto nella sua classifica dei 195 vini di pregio (I sec. d.C.) e Gaio Giulio Cesare, nel “De Bello Gallico”, cita il Mamertinum, offerto in un banchetto per festeggiare il suo terzo consolato. Già nel 289 a.C. i Mamertini (seguaci di Marte) stanziati a Messina, che avevano denominato Mamertina, iniziarono a piantare nel territorio messinese e in particolare nelle colline di Milazzo una varietà di vite in grado di produrre un vino “caldo, generoso e confortevole”. Oggi la produzione del Mamertino comprende 34 Comuni della Città Metropolitana di Messina e ha ottenuto il riconoscimento D.O.C. nel 2004.  

Capo Peloro
Località Torre Faro - 98164 Torre Faro ME