Le Mummie di Savoca

Come fermare il tempo

Le Mummie di Savoca

37 savocesi illustri, vissuti tra il XVIII e il XIX secolo, riposano mummificati nella cripta della Chiesa dei Cappuccini suscitando, durante il ’900, l'interesse di illustri personaggi della letteratura come Leonardo Sciascia, Ercole Patti, Mario Praz.

La Chiesa e Convento dei Cappuccini

I frati Cappuccini fondarono a Savoca, nel 1574, il loro primo convento. Distante dall’abitato, ai primi del Seicento fu abbandonato e i religiosi fecero edificare l’attuale convento nel 1614. La chiesa annessa conserva opere di pregio artistico e storico e in un locale sotterraneo adiacente, sotto il sagrato, si trova la cripta con le celebri Mummie. Nella chiesa si conservava il “Velo del miracolo” intessuto dagli stessi bachi in sostituzione di quello promesso e non mantenuto da una donna. Tra le opere d’arte, una “Madonna col Bambino, san Francesco e santa Chiara” di Domenico Guargena (1611) sull’altare maggiore; il “Creatore Divino” (sec. XVII) di Alonzo Rodriquez che ha lo sguardo sempre rivolto verso il visitatore (trasferito) e la “Madonna di Loreto”, copia dell’opera cinquecentesca conservata al Museo Regionale attribuita a Giovannello da Itala, da Stefano Bottari ad Antonino Giuffrè e prima ancora ritenuta di Antonello di Saliba, nipote di Antonello da Messina, commissionata dalla famiglia savocese dei Trimarchi. Il dipinto fu oggetto di grande devozione e fu denominato "a Madonna i ll'acqua" perché, in periodi di siccità, portata in processione si verificava l’evento piovoso.

LO SAPEVI CHE?

La mummia del Barone Altadonna (pseudonimo di Baldassarre, il suo vero cognome) rivela la sua particolare predisposizione verso il gentil sesso, al punto da pretendere dalle sue sottoposte lo “Jus primae noctis" tra le coltri del suo letto. La morte lo colse, lui ottuagenario, durante un atto d’amore e testimonia ciò ancora la virilità del suo membro rinsecchito.

Le Mummie

La Cripta dei Cappuccini con le celebri Mummie fu realizzata agli inizi del sec. XVIII sotto il sagrato della chiesa annessa al convento. Conserva 37 resti mortali mummificati di personaggi di spicco savocesi tra il XVIII e il XIX secolo, di cui 17 erano prima esposti in piedi dentro nicchie a parete, insieme a una nobildonna e a 3 bambini. Dallo storico locale, Santo Lombardo, si apprende che la mummia più antica è il notaio Pietro Salvadore (1708-1776) e quella più recente il sacerdote Don Giuseppe Trischitta- Nicòtina (1812-1876). Sono rappresentate tutte le classi sociali in vista: un frate, un marchese, notai, un illustre medico e fisico, sacerdoti, un abate, ricchi possidenti terrieri, baroni, un giudice, avvocati, tutti rivestiti con eleganti abiti della loro epoca. Nella notte fra il 7 e l’8 febbraio 1985 venne perpetrato un grave atto vandalico da ignoti per cui 15 delle 17 mummie furono imbrattate con vernice ad olio di colore verde. Si procedette ad un restauro condotto dalla Sezione per i Beni Etno-antropologici della Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina, direttore dei lavori Mario Sergio Todesco e restauratore Ernesto Geraci. Nel 2011, tutte le mummie sono state restaurate.

La tecnica di imbalsamazione

Nei locali ipogei della Chiesa Madre si svolgeva la mummificazione, che durava 60 giorni. I corpi dei defunti, denudati, venivano messi seduti nei colatoi dove nel piano di seduta vi era un cavo che raccoglieva e smaltiva i liquidi di decomposizione attraverso l’orifizio anale. Dopo l’essiccazione, i corpi venivano trattati con una soluzione di sale ed aceto, quindi, se occorreva, riempiti con frammenti di tessuto o fogliame per mantenere la forma originaria del corpo. Alla fine, le Mummie venivano rivestite con i loro abiti e trasferite nel Convento dei Cappuccini per essere sistemate, in piedi, nelle nicchie della cripta. Un procedimento costoso e, quindi, accessibile solo a persone di alto rango. Nel 2015 le Mummie di Savoca sono state studiate dall’antropologo Dario Piombino-Mascali in collaborazione con il National Geographic e la Soprintendenza di Messina: dalle indagini è emerso che le persone mummificate consumavano cibi ad alto contenuto di proteine, carni e zucchero, bevevano alcol ed erano affetti, di conseguenza, in prevalenza da gotta, conosciuta anche come la "malattia dei re" . L'uso delle scarpe a punta era la causa della deformazione dei piedi, il cosiddetto alluce valgo.

(foto di Riccardo Vadalà tratte da Mario Sergio Todesco, “Fermare il tempo. Sul restauro di una mummia in Savoca”, B.C.A. Sicilia, 1993-94)

Convento dei Cappuccini
Via Cappuccini, 98038 Savoca ME