La Trovatura di Monte Scuderi

La montagna del tesoro

La Trovatura di Monte Scuderi

Sin dai tempi antichi si favoleggia di un tesoro nascosto nelle viscere di Monte Scuderi (1253 metri s.l.m.) nella cui sommità si trovano i resti della città fortificata bizantina “Micos” o “Vicos”. Chi se ne vuole appropriare, però, deve superare una serie di difficili prove…

I Peloritani e Monte Scuderi

I Monti Peloritani, nella cartografia antica, sono indicati anche col toponimo di “Monti Nettuni” o “Saturni”. Il riferimento a Nettuno è legato alle tradizioni mitologiche di Messina che nell’antichità eresse templi dedicati a questo suo nume tutelare. Saturno invece, ritenuto il primo manipolatore di metalli, enfatizza la nutrita presenza di filoni metalliferi in questa parte di territorio. “Mons Saturni”, in particolare, fu chiamato Monte Scuderi e anche “Monte Scuteri” e “Monte Scueri” nei documenti medievali. L’origine potrebbe essere ricondotta al termine medievale “Scudeli”, cioè ciotola o scodella per indicare i vasi che furono trovati abbondanti nel pianoro del Monte. Ricorrente, nelle cartografie settecentesche, è il toponimo di “Monte Spreverio” o “Monte Spaveri” o “Monte Sparviero”, ad indicare la presenza degli omonimi rapaci ma anche dalla forma che il Monte assume visto da sud. “Mons Saturnius”, anch’esso presente nelle antiche cartografie, ricorderebbe la leggenda che indica nelle viscere di Monte Scuderi la sepoltura di Saturno. La presenza del dio, insieme alla “Trovatura”, troverebbe così la motivazione della sua origine: lo sfruttamento, antichissimo, dei filoni metalliferi.

LO SAPEVI CHE?

Nella grande sala della Grotta del Pavone, su una parete, è incisa la scritta in tedesco “Teuffechel”, cioè “Diabolico”, con l’anno 1727. Evidentemente si trattò di un minatore tedesco che volle così esprimere la sua impressione su ciò che andava vedendo.

Le condizioni da osservare per impadronirsi del tesoro

  1. Del gruppo di persone che intendono scoprire il tesoro devono far parte un sacerdote e una giovinetta casta e pura.
  2. In una sola notte di luna piena si deve filare, torcere e biancheggiare il filo col quale si deve tessere la tela per confezionare un tovagliolo.
  3. Nella stessa notte si devono pescare pesci nel mare di Alì Marina e, velocemente, portarli sul Monte facendoli giungere ancora vivi.
  4. Qui, i pesci devono essere cotti e mangiati appoggiati sul tovagliolo davanti alla Grotta del Pavone che custodisce la “Trovatura”.
  5. Terminata la colazione, prima dell’alba, si può entrare nella Grotta dove si trova il tesoro incantato.

Secondo le numerose fonti antiche, il tesoro nascosto consisterebbe in tre casse piene di monete d’oro, d’argento e di rame, oltre a una chioccia con ventuno pulcini d’oro che corrono pigolando, rendendo difficile la loro cattura. La leggenda vuole che un non meglio identificato mago re Saturno, prima di morire, lasciò con un incantesimo in custodia alla propria figlia nelle viscere di Monte Scuderi. il tesoro di ori e oggetti preziosi che aveva raccolti nella sua vita.

La Trovatura

Una volta terminata la colazione con i pesci, i cercatori del tesoro possono entrare nella Grotta per la “Ciacca du ‘mpisu” (fenditura dell’impiccato) dove in fondo incontrano un grande serpente che vi si attorciglia leccandoli sul viso. Non dovranno avere paura né invocare santi, altrimenti saranno all’istante dispersi in lontane contrade. Superata questa prima prova, appare la ragazza custode del tesoro che mostra loro le ricchezze al di là di un grande lago che sarà possibile attraversare una volta che si troverà una barchetta, dopo la lettura di formule esorcistiche da parte del sacerdote. Dopo l’attraversamento del lago invaso da onde paurose, raggiunta l’altra riva i cercatori verranno assaliti da un enorme cavallo che girerà attorno al tesoro per impedire loro di raggiungerlo. Se tutti resteranno uniti senza paura contando “tredici volte tredici", la bella custode sarò liberata dall’incantesimo e quindi potranno avere il tesoro. Si racconta che nel 1800 un prete di nome Rau, insieme ad alcuni abitanti di Alì, si recarono sul Monte decisi ad impadronirsi del tesoro. Davanti al cavallo inferocito, però, uno di loro invocò la Vergine: subito furono sollevati dalla Grotta e si trovarono sulle coste della Calabria e sulla cima dell’Etna.

Monte Scuderi
98025 Itala ME