

“I Ferri du Misteri”
A Castanea delle Furie in Piazza Umberto I, uno dei 48 Casali del Comune di Messina, sorge l’interessante Museo Etno-antropologico del Cavaliere O.M.R.I. Geom. Domenico Gerbasi. Un Museo nato da una grande passione per tutto ciò che attiene alla cultura popolare e alle attività lavorative artigianali del passato attraverso i suoi strumenti, appunto “I Ferri du Misteri”. Fu nel 1963 che il Cav. Gerbasi, acquistando un Crocifisso artigianale in avorio e legno in un mercatino rionale in Svizzera, ebbe la scintilla che innescò la sua passione verso questo genere di cultura materiale: da allora iniziò una serrata raccolta che ha portato alla realizzazione dell’attuale Museo.
Contatti: http://www.iferridumisteri.it/
E-mail: iferridumisteri@libero.it
Telefono: 3927650307
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La struttura museale in un edificio del XVII° secolo, già sede dell’antica Farmacia Lentini, si articola in 11 sale dove trovano posto centinaia di reperti che offrono lo spaccato esauriente di un’epoca e documentano quei fattori che hanno caratterizzato il modo di vivere dell’umanità attraverso le diverse epoche storiche (la Sala “A” è intestata a Giovanni Denaro, Medaglia d’Oro al Valor Militare). E queste realtà artigianali, pastorali, contadine (ambiti oleario e vinicolo), industriali (ambiti fotografico e cinematografico) sacri, ormai facenti parte di un lontano passato ma ancora oggi eloquenti testimoni di un sapere antico, rivivono nel Museo: falegnami, pescatori, tessitrici, calzolai, agricoltori, fabbri, stagnini, mugnai, carradori (artigiani che fabbricavano e riparavano carri e barrocci), sellai, tappezzieri, decoratori, fotografi, arrotini, orafi, miniaturisti, peltrai, liutai, musicanti, barbieri. Un Museo interdisciplinare dotato anche di una ricca biblioteca di settore e discografica che ha preservato da sicura distruzione o dispersione, attraverso gli oggetti della cultura materiale, anche la memoria di canti, suoni, modi di fare, tecniche, insomma tutto ciò che può costituire il patrimonio immateriale siciliano.
Data l’importanza degli oggetti conservati nel Museo “I Ferri du Misteri”, l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, con Decreto n. 769 del 24 febbraio 2016, ha sottoposto a vincolo la “Raccolta di manufatti di cultura materiale” custodita presso il Museo perché di “interesse etnoantropologico particolarmente importante”.
Prima che la rivoluzione industriale cominciasse a trasformare in maniera radicale la cultura popolare contadina, pastorale e artigianale, gli antichi mestieri hanno fatto la storia dell’uomo. Nel Museo “I Ferri du Misteri” di Castanea ne incontriamo tanti, tutti con quel sottile fascino che promana dalle cose del passato. Il “carradore” era uno di questi, figura d’artigiano importante in una società agricola dove il carretto era un mezzo di locomozione e trasporto indispensabile. Costruttore di ruote e carri, il “carradore” doveva sapere di matematica, geometria e avere gusto, armonia, conoscere il legno nelle diverse essenze e proprietà e il ferro, saperli lavorare e assemblare tra di loro. La “tessitrice” creava il manufatto tessile al telaio facendo incontrare l’ordito (l’insieme dei fili che formano la parte lunga della stoffa) con una trama (i fili che corrono trasversalmente da un capo all’altro del telaio). E in Sicilia già nel IX secolo viaggiatori arabi riferiscono di un fiorente artigianato tessile di lana, seta e cotone per produrre pregiati tessuti. “I Ferri du Misteri” assume così una sua particolare rilevanza che si può accostare ai musei più famosi dell’Isola fra i quali, per restare nel territorio messinese, il “Museo Etnostorico Cassata” di Barcellona.
“Gli antichi mestieri, che rischiano l’estinzione, presentano un elevato grado di professionalità e costituiscono un valore che non vogliamo disperdere. Oggetti che ci riportano indietro nel tempo, arnesi e utensili vari nei quali sono impressi i segni della fatica dei campi, dell’usura e della vita domestica. Sono reperti che testimoniano frammenti di storia e di cultura: così si legge nel sito del Museo e sono attrezzi e strumenti desueti, a volte misteriosi e dalla funzione occulta. Fra i tantissimi, gli insufflatori (antiche pompe per il verderame su carriola con pompa manuale e lancia); brocche; giare; cavatori per l’estrazione delle essenze dagli agrumi; pinze da forgia; lumi ad acetilene per la pesca notturna dei totani; oggetti curiosi come “u mappamunnu”, tomboliere di fine 800 per mescolare i numeri della tombola. Una navetta o spoletta per telaio (attrezzo che contiene il filato per tessere e che entrando tra i fili dell’ordito, consente di inserire il filo della trama e, quindi, di comporre il tessuto) rappresenta uno dei pezzi più rari del Museo. In legno di gelso finemente decorato da incisioni (che sono state utilizzate per il logo del Museo), è della prima metà dell’800 e veniva donata dall’uomo alla propria donna come regalo di fidanzamento.