Nebrodi dolci

L’originalità pasticcera dei Borghi nei monti nebroidei

Nebrodi dolci

Abaceni di Tripi

Prendono il nome da “Abaceno”, antica città fondata nel IX-VIII secolo a.C. nel territorio di Tripi e sono biscotti di pasta frolla per la cui realizzazione si utilizza un impasto di uova, zucchero, strutto, vaniglia in polvere, farina e buccia di limone grattugiata, gli stessi usati per la “cuddhura con l’ova”. La loro forma richiama i capitelli greci di ordine ionico con le volute a spirale.

Nebrodi dolci

Pasticciotti di carne e cardinali di Patti

Ingedienti principali dei “Pasticciotti di carne” sono la carne di vitellina e le mandorle tostate, dolci antichi e preparati, fino a non molto tempo fa, nei monasteri di clausura delle monache benedettine a Palermo. La loro storia, come per tanti dolci siciliani, è legata ancora alle monache clarisse del monastero di Santa Chiara fondato a Patti del vescovo Filippo Ferrerio nel 1407 e dove rimasero fino al 1895. Nel monastero, oltre ai “Pasticciotti di carne”, le monache preparavano altri dolci, “Zuccarati” e “Cuddureddhi” tra cui anche i “Cardinali”, altri dolci tipici pattesi a base di mandorle che, per tradizione, si accompagnano ai “Pasticciotti di carne”. Di forma tondeggiante e ricoperti da abbondante zucchero a velo con decoro rosso di tre striature, oggi, a Patti, questi dolci sono prodotti secondo le antiche ricette dalle famiglie di pasticceri Galante e Aiello.

I “raviiò” e “a pignurada” di Novara di Sicilia

raviiò” (ravioli fritti di pasta bagnata con vino e ripieni di ricotta fresca aromatizzata con cannella) e la pignurada” (impasto di pasta frolla tagliata a dadini e fritta) sono piatti dolci diffusi a Novara di Sicilia ma il vero dolce tipico del Borgo nebroideo è “U Jiditu d’Aposturu” (Dito d’Apostolo) che un tempo caratterizzava la Pasqua ma che oggi è disponibile tutto l’anno. Il dolce pare sia stato portato a Novara di Sicilia dai monaci cistercensi provenienti dalla Calabria al seguito di Sant’Ugo Abate, Patrono del Borgo. La sua doppia colorazione (in sostanza un cannolo con la buccia non fritta ma cotta al forno e ripieno di ricotta di pecora), glassa bianca da una parte e glassa al cioccolato dall’altra, ha un significato particolare che si rifà alla vicenda dell’incredulità di San Tommaso. Infatti, la parte scura rappresenta il dito del Santo intrisa di sangue dopo averlo immerso nella ferita di Cristo mentre la parte bianca e quella rimasta fuori. 

Biscotti a Cimino di Montalbano Elicona

I Biscotti a Cimino” sono una delle principali specialità dolciarie di Montalbano Elicona, in passato realizzati solo nel periodo pasquale e oggi disponibili tutto l’anno. Sono dolci fragranti e dal gusto delicato composti da farina, cimino (o cumino), zucchero, “sugna” (strutto) e pasta di pane crudo per preparare la “livatina”, cioè far lievitare la pasta di pane in un vasetto di terracotta e unirla alla farina lasciando riposare il composto per due giorni. 

I “pumpini” di Pasqua a San Fratello

Certamente non si può negare che il nome di queste specialità dolciarie sanfratellane sia abbastanza imbarazzante, anche se il nome, in realtà, deriva dal termine dialettale gallo-italico “pumpìan” ad indicare qualcosa che è stata fatta in pompa magna. I “pumpini” Vengono preparati con semplici ingredienti, farina 00, uova, latte, strutto, zucchero, lievito, vanillina e semi di anice. E’ un dolce tipico del periodo pasquale e per questo al centro del biscotto a forma di treccia viene collocato un uovo sodo, come nelle “cuddhure” messinesi.

Messina