

La Ninfa genio tutelare del territorio di Messina
Personificazione del promontorio a nord ovest di Messina, la Ninfa Pelorias è raffigurata sulle monete emesse dalla Zecca della città tra il 461 e il 288 a. C.
Chiamata anche Signora delle paludi, forse per i Laghi di Ganzirri dove viveva, la Ninfa Pelorias era anche una dea madre di gigantesca statura che difendeva il territorio messinese, in ciò coadiuvata dal guerriero Pheraimon, uno dei sette figli di Eolo. Il suo culto era particolarmente diffuso a Messina a partire già dall’VIII sec. a.C. e quale genio tutelare della punta estrema del territorio messinese, Capo Peloro, il suo profilo appare nelle monete coniate nella Zecca di Messana, al recto. I capelli arrotolati sulla nuca sono intrecciati di rose di palude e trattenuti da un serto di canne, vegetazione tipica delle zone dei Pantani dove vive. Nel verso è, invece, il guerriero Pheraimon, suo compagno, insieme al quale vigila a difesa del territorio. La Ninfa Pelorias è associata anche ad una conchiglia detta “Pinna nobilis”, molto diffusa nello Stretto di Messina e la più grande del Mediterraneo. L’archeologo Paolo Orsi portò alla luce nella penisola falcata messinese ceramiche che la raffiguravano. La conchiglia era utilizzata per i suoi filamenti con i quali si tesseva un pregiato tipo di tela di nome bisso. Di questa tela era fatta la veste stessa che la Ninfa indossava.
Negli anni dal 412 al 408 a.C. la Zecca di Messana conia tre serie di monete in oro dedicate a Pelorias dove la Ninfa è raffigurata assieme a un cavallo sormontato da un tridente, o al guerriero Pheraimon, o a un tridente, altro attributo oltre alla conchiglia di Pelorias.
Il guerriero Pheraimon o Feremone, appare in alcune monete di Messana, raffigurato con elmo, scudo e lancia. Ma chi era Pheraimon? Era un leggendario guerriero di cui parla Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, libro V): “Eolo fu chiamato amico degli dei. I figli di Eolo furono sei di numero: Astioco, Xuto e Androcle, ancora Feremone, Giocasto e Agatirno; tutti si acquistarono grande rinomanza grazie alla fama del padre e al loro valore. Giocasto, saldamente in possesso dell’Italia, regnò sulla costa fino alla zona di Reggio. Feremone ed Androcle dominarono in Sicilia dall’istmo fino alla zona del Lilibeo: i Siculi abitavano la parte orientale di questo territorio, i Sicani quella occidentale. I due popoli erano in discordia fra loro ma obbedivano volentieri ai su menzionati figli di Eolo poiché essi erano miti e poiché la religiosità di Eolo, loro padre, era ovunque nota. Xuto regnò sul territorio che oggi si chiama Agatirnide e fondò una città che da lui prese il nome di Agatirno. Astioco esercitò il potere a Lipari. Tutti, giusti e pii come il padre, si acquistarono grande fama. I loro discendenti si trasmisero i regni per molte generazioni ma poi si estinsero i re della stirpe di Eolo.”.
Pelorias fu raffigurata nelle monete coniate dalla Zecca di Messana-Zancle nel periodo tra il 461 e il 288 a. C. Al suo ritratto di profilo nel dritto corrisponde, nel rovescio, la figura del guerriero Feramone armato e in cammino verso sinistra. In altre monetazioni compaiono delfini e conchiglie, oltre che tridenti. La raffigurazione del guerriero è riconoscibile dall’iscrizione del suo nome, ΦΕΡΑΙΜΩΝ, o di quella di ΜΕΣΣΑΝΙ(ΩΝ) o ΜΑΜΕΡΤΙΝΩΝ, indicanti sia i Messani o i Mamertini che sottomisero Messana nel III sec. a.C. La bella testa di Pelorias potrebbe essere opera di uno dei maestri incisori che fra il 430 e il 400 a.C. realizzarono le monete d’argento siracusane, fra i quali si distinse Euainetos, considerato il più grande incisore monetale dell’antichità. Secondo Domenico Salvadore, “I due delfini in movimento, ai lati della testa di Peloria, farebbero pensare a due flotte in navigazione. Secondo l’Orsi l’emblema marinaro del tridente potrebbe alludere alla situazione scabrosa nella quale si trovò Messana durante la prima spedizione ateniese quando dapprima fu costretta ad allearsi con gli Ateniesi per schierarsi poi nel 425 definitivamente con Siracusa.”.