Glauco

Il mitico pescatore che amò Scilla

Glauco

Personaggio della mitologia greca, Glauco figlio di Poseidone era un pescatore protagonista di molte leggende che possiamo conoscere grazie alle tante citazioni che si trovano ne i Deipnosofisti di Ateneo di Naucrati.  La sua leggenda fu poi ripresa e ampliata in epoca romana.

Glauco

Il Mito a Messina

Viveva a Messina, nel IV sec. a.C., un pescatore di nome Glauco bellissimo come un essere divino. Era solito pescare con la “sciabbica”, rete a maglie strette, al largo dello Stretto in direzione di Capo Peloro. Quando traeva nella barca le reti, queste erano gonfie di pesci e tornando poi a riva, le sirene accorrevano a frotte per vederlo e cercare di ammaliarlo con i loro canti, inutilmente. Un giorno cambiò zona e dopo essere tornato a riva con la barca carica di pesce, vuotò una rete su un prato ma appena i pesci furono a contatto con l’erba, guizzarono via e con grandi salti si rituffarono in mare. Stupito alla vista di tale prodigio, dopo un’altra prova con un’altra rete, Glauco si convinse che quell’erba possedeva prodigiosi poteri e, vinto dalla curiosità, se ne portò un ciuffo alla bocca per assaggiarla. Via via che masticava e inghiottiva sentiva come un senso di freddo mentre una irrefrenabile metamorfosi si compiva nella sua persona; le gambe si atrofizzarono e unendosi si trasformarono in coda, le braccia in pinne e una fitta squamatura coprì in poco tempo il suo corpo: era diventato un pesce.  Si tuffò in mare e così cadde per sempre nel dominio delle sirene.

LO SAPEVI CHE?

A Bomarzo, nel Parco dei Mostri, si trova una celebre statua di Glauco-Proteo. Nella Fontana delle Naiadi in piazza della Repubblica a Roma, una statua è a lui dedicata. Glauco è citato nell'Adone di Giovanni Battista Marino e nel Paradiso di Dante.

L’amore di Glauco per Scilla

Igino narra che Scilla si innamorò di Glauco, bellissima e romantica ninfa che insieme alle naiadi e alle sirene era venuta sulla spiaggia per vederlo.  La maga Circe, altra bellissima fanciulla divenuta amica di Scilla, da lei venne a sapere del suo amore per Glauco e le promise di aiutarla a conquistarlo. Insieme si recarono sulla spiaggia dove Glauco giunse, come ogni giorno, per andare a pescare. Circe se ne innamorò subito e così, in modo aspro, scacciò la povera Scilla, decisa di farne il suo amante. Per eliminare la pericolosa concorrente avvelenò la fonte nella quale Scilla era solita bagnarsi provocandone un’orribile trasformazione in un repellente mostro con sei teste latranti, dodici gambe deformi e il corpo ricoperto di squame. Resasi conto di essere diventata un essere mostruoso, Scilla si gettò in mare e divenuta improvvisamente cattiva e crudele, sfogò il suo dolore facendo strage di tutti i naviganti che passavano con le navi davanti alla sua caverna. Ben presto Circe si stancò di Glauco e lo abbandonò ma il pescatore, fina da vecchio, non dimenticò mai la sua Scilla e quando subì la metamorfosi mangiando l’erba prodigiosa, si tuffò in mare divenendo un Tritone immortale.  

I poteri di Glauco

Secondo Ateneo di Naucrati, Glauco fu il costruttore e nocchiero della nave Argo e divenne una divinità per volere di Zeus quando cadde in mare nel corso di un conflitto navale tra Etruschi e Argonauti. Glauco, sempre secondo Ateneo, sarebbe stato un profeta ed offriva le sue profezie a chiunque le chiedesse a Delos, dove aveva fissato la sua residenza. Persino Apollo imparò da lui l’arte della profezia e nell’”Oreste” di Euripide appare a Menelao cui rivela l’assassinio del fratello Agamennone per mano di Clitennestra. Il suo incontro con gli Argonauti viene raccontato da Filostrato il Vecchio e Diodoro Siculo quando la nave Argo viene colta da una tempesta che si calma per l’interessamento di Orfeo che prega i Cabiri (gruppo di divinità misteriche dell’oltretomba e protettori dei marinai) di intervenire e Glauco, a sua volta, parla all’equipaggio esortandoli anche lui a pregare i Cabiri. Profetizza, poi, ad Eracle di Tirinto e ai Dioscuri Castore e Polluce, il loro futuro. Apollonio Rodio narra che Glauco apparve nel corso di un violento litigio tra Telamone e Giasone, capo della spedizione, a causa dell’abbandono di Polifemo ed Eracle sulla costa della Bitinia e riuscì a riconciliarli.  

Messina