
Carrube
“U sceccu chi mancia carrubbi si leva u viziu quannu mori” (“L’asino che mangia le carrube si leva il vizio quando muore”), così si dice a Messina e in Sicilia di persona ostinata. Ed anche, “Perdiri u sceccu cu tutti i carrubbi” (“Perdere l’asino con tutte le carrube”), cioè perdere tutto, rimanere sul lastrico. Le carrube (dall’arabo kharrub), che sono il frutto dell’omonimo albero spontaneo, sono infatti diffusissime in Sicilia al punto da costituirne un prodotto tipico. Anche se oggi non vengono tenute in grande considerazione perché ricordano i tempi brutti della guerra quando sostituivano la farina di introvabile grano, tuttavia le carrube hanno proprietà antidiarroiche oltre ad espletare azione antisettica sui batteri patogeni dell’intestino. In Sicilia, con la polpa di carruba, si prepara una bevanda ottima per la cura della tosse, del catarro e dell’influenza e, in cucina, la sua farina aggiunta al grano duro è un ottimo ingrediente per preparare la pasta in casa. Farina che si usa in sostituzione del cacao per la preparazione di torte, biscotti e gelati. Oggi, nelle farmacie ma anche nelle dolcerie, è possibile acquistare le rinomate “caramelle a carruba”. Un’unica raccomandazione: le carrube vanno raccolte ancora morbide perché, se seccate dal sole, come si dice in Sicilia “saranno buone solo per farci i rosari” come usavano, una volta, fare le suore.