Jake La Motta

“Raging Bull”, il “Toro scatenato”

Jake La Motta

Pugile dalla vita movimentata, campione mondiale dei pesi medi, ispirò il film “Toro scatenato” del 1980, diretto da Martin Scorsese e interpretato da Robert De Niro. Dai critici americani venne giudicato il miglior film degli anni '80 con otto nomination all’Oscar, mentre De Niro fu insignito del prestigioso premio come migliore attore protagonista.

La Vita

Giacomo La Motta, Jake detto Toro del BronxToro scatenato, nasce a New York il 10 luglio 1921. Di origine italiana perché il padre Giuseppe era nato a Messina dove faceva il muratore per poche lire e la madre era triestina. Inquieto sin da ragazzo, rinchiuso nel riformatorio a 16 anni, una vita povera costruita a suon di cazzotti e sregolatezze nel Bronx in mezzo a mille difficoltà, suo compagno di scorribande fu Thomas Rocco Barbella che sarebbe poi diventato uno dei protagonisti dei ring col nome di Rocky Graziano. Debuttò sul ring a soli 19 anni, pur non avendo una corporatura particolarmente muscolosa ma dotato di una forte aggressività e spietatezza che non lasciava scampo all’avversario. Detentore del titolo di campione mondiale dei pesi medi nel 1949, la sua notorietà era già balzata alle stelle quando il 5 febbraio 1943, a Detroit, vinse ai punti dopo averlo mandato al tappeto all’ottavo round, l’imbattuto “Sugar” Ray Robinson. Ma dopo la sconfitta del 14 febbraio 1951 contro lo stesso Robinson dove perse il titolo, per K.O. tecnico al tredicesimo round, nel 1954 il “Toro scatenato” chiuse con la boxe con una sconfitta ai punti contro Billy Kilgore. È morto il 19 settembre 2017.

LO SAPEVI CHE?

In un'intervista La Motta raccontò che a nove anni alcuni coetanei spesso lo prendevano in giro, arrivando anche a picchiarlo, così lui per difendersi portò con sé un punteruolo. "Portai con me quell'arnese e lo tolsi fuori tutte le volte che il gruppo di ragazzi cercò di aggredirmi, spaventandoli, finché un giorno lo scordai a casa e fui costretto ad usare i pugni. La paura aveva liberato questa dote, e non ebbi più bisogno di nessun punteruolo".

La carriera

Jake La Motta collezionò in 106 match 83 vittorie (delle quali 30 per K.O.), 19 sconfitte e 4 pareggi e fu il primo pugile a battere “Sugar” Ray Robinson nel 1943. Nel 1947 fu messo K.O. dopo quattro round da Billy Fox, un incontro combinato su pressione della mafia di Frank Carbo per avere la possibilità di competere per il titolo mondiale dei pesi medi. Titolo che vinse il 16 giugno 1949 a Detroit contro il francese Marcel Cerdan e che difese due volte, contro Tiberio Mitri il 12 luglio 1950 al Madison Square Garden di New York e con Laurent Dauthuille il 13 settembre 1950, battendoli entrambi. Il 14 febbraio 1951 si tenne l'attesissimo sesto match tra La Motta e Robinson (il pugile di colore aveva prevalso su quattro dei cinque precedenti), con in palio il titolo mondiale. Robinson vinse per K.O. tecnico al tredicesimo round, quando l'incontro venne interrotto con La Motta, sfinito, abbandonato sulle corde. Dopo il ritiro del 1954 acquistò alcuni bar divenendo attore di palcoscenico e commediante per i suoi e altri locali. Apparve anche in quindici film, fra i quali The Hustler (Lo spaccone), con Paul Newman e Jackie Gleason, dove interpretava il barista.

La Motta contro Robinson: la notte del massacro di San Valentino

Al Chicago Stadium di West Madison Street, alle 20,30 del 14 febbraio 1951, c’erano quindicimila spettatori con un incasso di oltre 180 mila dollari: l’incontro tra Jake La Motta e Ray Robinson in 15 round si preannunciava come un evento di boxe che nessuno avrebbe più dimenticato. Si fronteggiavano ancora dopo averlo fatto per cinque match, due grandi del pugilato, La Motta il “Toro del Bronx” e Walker Smith jr, nome d’arte Ray Robinson inteso “Sugar” da quando il giornalista Jack Chase aveva definito la sua boxe “sweet as sugar” (“dolce come zucchero”). Incerto l’esito fino a metà incontro, poi La Motta incassò colpi terrificanti, le gambe non lo reggevano più, sanguinava copiosamente, un finale cruento, un massacro. Robinson vinceva per K.O. tecnico dopo appena due minuti del tredicesimo round, il “Toro del Bronx” era stato ferocemente domato ma non steso al tappeto e subito i giornalisti avrebbero definito l’incontro come “Il massacro di San Valentino”. Dopo la sospensione del match del signor Frank Sikora La Motta, accompagnato al suo angolo e fatto sedere sullo sgabello, si alzò e dirigendosi all’angolo del rivale disse a Robinson: “You never got me down, Ray”, “Non mi hai mai buttato giù, Ray”.  

Messina