

Splendore di antichi ori e argenti
Messinarte, società di gestione di servizi turistici e museali, opera con passione con itinerari e visite guidate, da circa 20 anni, per la diffusione e la conoscenza del patrimonio artistico e monumentale di Messina e provincia. Dal 1997 si occupa della gestione e fruizione del Museo del Tesoro del Duomo e del Campanile Astronomico di Messina, principali attrattive della città.
Contatti: MESSINARTE soc. coop. c/o Museo Tesoro del Duomo di Messina Via San Giacomo, 2 – 98122, Messina
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Realizzato in occasione del Giubileo del 2000, il Tesoro del Duomo custodisce una preziosissima e rara collezione di circa quattrocento opere di oreficeria e argenteria prodotte da orafi e argentieri messinesi dal X al XX secolo, a testimonianza di quanto Messina fosse importante centro di produzione in questo settore, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Nella città, al 1393 risale il primo marchio, che sarà mantenuto nel corso dei secoli, lo scudo crociato sormontato da corona con ai lati le iniziali M.S. (Messina Senato). Tale attività era talmente diffusa e radicata a Messina che un’intera strada detta “degli Argentieri” (ancora oggi esistente) era loro dedicata per esservi la concentrazione di botteghe e laboratori. Si pensi, a tal proposito, che nel ‘600 erano trecento e le loro creazioni d’arte costituiscono un patrimonio immenso, sparso in tutto il mondo, con una grande concentrazione appunto nel Tesoro della Cattedrale dov’è custodita, anche, l’eccezionale “Manta” d’oro della Madonna della Lettera. Al Museo si accede dall’interno del Duomo Basilica Cattedrale e nell’atrio si può ammirare un monumentale Presepe napoletano del sec. XVIII. Il percorso si articola in quattro sale disposte su due livelli.
Nel Museo del Tesoro del Duomo, nella Sala I, si conserva la lampada in cristallo di rocca a forma di pigna, probabilmente facente parte di un lampadario di fattura araba del sec. X che già dal sec. XVII veniva utilizzata per contenere il sacro Capello della Madonna della Lettera, sistemata nel fercolo processionale.
Sala I
Di notevole pregio è il Braccio reliquiario di San Marciano (sec. XII), primo vescovo e martire di Siracusa, in argento parzialmente dorato e inciso. Fra le altre opere, il reliquiario del Sacro Capello della Madonna (sec. XVII); una Croce astile (secc. XII-XIII); un calice in argento dorato (circa 1348); un Ostensorio in oro (sec. XVII); i Re magi (1640).
Sala II
Manta d’oro
Sala III
In fondo alla sala, è esposto un corredo d’altare. Nelle vetrine laterali, croci in corallo rosso e rame dorato di diverse misure (sec. XVII) e un ostensorio (1724). Fra le altre opere, una statua reliquiaria raffigura Santa Rosalia in argento sbalzato e cesellato, donata dal Senato Palermitano nel 1673. In seguito al dono, Santa Rosalia fu dichiarata co-patrona di Messina con voto del 14 aprile 1673.
Sala IV
Al centro della parete laterale è una croce d’altare in argento fuso e cesellato (1711). Fra le altre opere, di particolare interesse sono gli ori votivi della Madonna delle Grazie. In fondo alla sala si conservano frammenti dei due lampadari del 1837 e quello donato nel 1847 da Re Ferdinando II di Borbone, distrutti durante l’incendio a seguito dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
La Sala IV è dedicata alla Manta d’oro della Madonna della Lettera ed opere legate al suo culto. Interamente in oro, alta metri 1,60 e larga metri 0,98, fu realizzata dal fiorentino Innocenzo Mangani scultore, orafo e architetto (sua è una delle Quattro Fontane in via Primo Settembre). Il Senato di Messina, a tale scopo, il 29 aprile 1659 impose una tassa di dodici tarì ai laureandi da destinare alla realizzazione dell’opera, iniziata nel 1661 e ultimata nel 1668, costata ben trentamila scudi. Alla sua realizzazione con fine cesello di motivi floreali e geometrici, contribuì anche l’argentiere messinese Giovan Gregorio Juvarra. Sulla sua superficie sono sparsi numerosi, pregevoli gioielli, dono di sovrani, nobili e gentildonne. La manta (il nome “Manta” deriva dalla funzione di questo prezioso rivestimento dell’icona della Vergine, “coperta” e quindi riza), fu realizzata al fine di coprire, secondo la tradizione bizantina, l’antichissima tavola raffigurante la Madonna della Lettera andata distrutta nell’incendio del 1943, che si trovava sull’altare maggiore della Cattedrale. Ancora oggi ciò avviene solo il 3 giugno, festa della Patrona.