Un chiostro medievale nel cuore di Messina

Il Museo dello “Spirito Santo”

Il chiostro medievale

Nel 1998 le suore “Figlie del Divino Zelo” di Messina, dopo un’attenta ricerca nel vecchio monastero dello “Spirito Santo”, fecero riportare alla luce con l’eliminazione di tutti gli intonaci esistenti, le antiche mura in pietra del monastero risalenti al sec. XIV, il chiostro, e due ambienti facenti parte di eremitaggi già esistenti in epoca normanna, quelli che erano stati popolarmente intesi “le camerelle”. Nasceva, così, il Museo dello “Spirito Santo”.

Chiostro medievale

Le “Figlie del Divino Zelo”

La Congregazione delle Figlie del Divino Zelo fu fondata nel 1887 da Sant’Annibale Maria Di Francia (Messina, 1851 – 1927) a cui affidare le bambine orfane da lui tolte dalla miseria. Maria Majone, giovane di Graniti, sarà la prima Superiora Generale della Congregazione. Nel 1895 nasce il ramo maschile, i Rogazionisti del Cuore di Gesù: per entrambe, oltre all’accoglimento e alla cura dei piccoli orfani, anche il compito del Rogate, cioè la preghiera per le vocazioni. Dopo essere stato costretto a lasciare il palazzo Brunaccini, preso in affitto per ospitare le bambine raccolte dalle Suore, Annibale inoltra domanda al Comune perché provveda. Ottiene di occupare una parte del vecchio Monastero dello Spirito Santo dove si reca Suor Maria Nazarena Majone insieme a dodici ragazze. L’edificio è in cattivissime condizioni, sudicio e infestato da insetti. “Ma la giovane Suora non perse tempo, aggredì la situazione e con le dodici orfane lavorò, pulì, trasformò. Con l’audacia delle anime ricche di fede, mobilitò un numero imprecisato di muratori, imbianchini, falegnami […] da costituire un cantiere […] Così lentamente, via via che i locali erano pronti, la Comunità si trasferiva dal palazzo Brunaccini allo Spirito Santo, come un alveare che sciama e si aggrappa fiducioso ad un albero pieno di fiori. “

LO SAPEVI CHE?

All’interno del Monastero vi è anche la cappella dove si trovano tredici lampade d’argento acquistate da Sant’Annibale: ognuna reca il nome di una delle vittime del terremoto del 28 dicembre (quattro suore e nove postulanti) che giornalmente, a rotazione, ardono davanti a Gesù Sacramentato.

Il Museo

Allestito nel chiostro trecentesco, il Museo custodisce importanti opere di pittura, argenteria e arti minori legate alla storia plurisecolare della chiesa e monastero dello “Spirito Santo”. Fra i dipinti, di pregio sono una Madonna della Lettera (sec. XVIII), una secentesca Madonna della Vittoria tra S. Caterina d’Alessandria e S. Nicola di Bari con la città di Messina e la preziosa tavola raffigurante laVergine col Bambino”, detta “dei Miracoli” o “del Latte”. Il dipinto di autore ignoto del XV o XVI secolo, raffigura la Madonna in trono col Bambino, la cosiddetta Madonna del Latte o galaktotrofhousa (dal greco “colei che nutre con il latte”). La Vergine è rappresentata a seno scoperto, nell'atto di allattare il figlio o in procinto di farlo, in posizione frontale come Madre di Dio e patrona delle puerpere: l'opera ha carattere intimo e materno ed esprime la natura umana insita in Cristo assieme a quella divina. Nel Museo si conservano reperti archeologici del V-IV secolo a.C. ritrovati quando fu ricostruita la chiesa dopo il sisma del 1908, reliquiari e argenterie sacre. Importanti sono due ambienti facenti parte di eremitaggi già esistenti in epoca normanna, quelli che erano stati popolarmente intesi “le camerelle”. 

Una Madonna miracolosa

Alla tavola della “Madonna del Latte” è legato un prodigio per il quale è anche intesa “Madonna dei miracoli”. La tradizione agiografica vuole che, come narra Placido Samperi nel 1644, un devoto e ignoto pittore dipinse per sua personale devozione l’immagine della Vergine e dopo averla quasi finita, non senza molta fatica, non riuscì a completarne il viso nell’assoluta perfezione come avrebbe voluto nel suo animo. Vinto dalla stanchezza e infastidito, fu preso dal sonno. Destatosi, vide le sembianze della Vergine finita e meravigliosamente bella. “Onde tutto stupefatto, per tale avvenimento – scrive Placido Samperi - e giudicando, che quella sua opera così favorita dal Cielo, non fosse decevole, che in casa profana dimorasse, qual’era la sua, la presentò all’Abbadessa del Monasterio dello Spirito Sãto; affinche stesse in quella Chiesa, con maggior decoro, e veneratione, raccontando, con molto suo sentimento, à quelle Madri, quanto gli fosse occorso intorno à quella Imagine.”. La notizia si diffuse così tanto che in poco tempo una gran calca di gente arrivava dai dintorni della città e numerosi favori e grazie venivano elargiti.

Chiesa di Santa Maria dello Spirito Santo
Piazza Spirito Santo, Via Merli e Malvizzi, 98123, Messina, ME