Taormina-Tauromenion

Tauromenion

Taormina-Tauromenion

Secondo Diodoro Siculo (Agira, 90 a.C. circa – 27 a.C. circa) i Siculi abitavano la rocca della futura Tauromenion prima ancora che i Greci di Calcide sbarcassero nel 735 a.C. nella baia vicina fondandovi Naxos. Quest’ultima fu distrutta dal Tiranno di Siracusa Dionisio I nel 403 a.C. e i superstiti si trasferirono nel 358 a.C. sulle pendici del colle “dalla forma di Toro” (Monte Tauro) dove Andromaco, padre del famoso storico Timeo, li accolse. Il nascente centro abitato prese così il nome di Tauromenion, rifondato come città greca, composto da Tauros (Toro) e menein (rimanere). Governata da Andromaco, Tauromenion diventa città potente e opulenta per far parte, in seguito, del regno del siceliota Agatocle che fa uccidere personaggi illustri a lui avversi ed esilia Timeo, regno che continuò con i successori Gerone II, Gelone II e Geronimo cui la città fu assoggettata, fino a quando nel 212 a.C. Roma non dichiarò tutta la Sicilia provincia romana. Durante la guerra servile (134 – 132 a.C.) Tauromenion è occupata dagli schiavi ribelli per poi tornare ai romani durante l’assedio di Pompilio. Alla fine della dominazione romana Strabone la definisce piccola città, inferiore a Messina e a Catania.

Forma Urbis

Il suo impianto urbanistico in età classica, riscontrabile ancora oggi, si rifà ai dettami che Ippodamo da Mileto, architetto e urbanista greco del V secolo a.C. (498 a. C. – 408 a.C.), aveva enunciato e messo in pratica nella costruzione del Pireo in Grecia e di Rodi: l’impianto a scacchiera con strade ortogonali fra loro. Infatti, il tessuto urbano della Taormina di oggi che corrisponde alla città murata dell’insediamento greco-romano dall’attuale Torre dell’Orologio al secondo muro di cinta dell’odierna via San Pancrazio, ripete la tipica morfologia ippodamea con strade perpendicolari fra di loro e parallele alle due strade principali anch’esse fra di loro ortogonali: il Corso Umberto (via Consolare Valeria) e la via Teatro greco. La Consolare Valeria diventa così, nel tratto interno alla città, il cardo dei romani orientata da nord a sud, e, l’odierna via Teatro greco, il decumano orientato da est a ovest. Tutte le altre vie sono parallele a queste due e delimitano isolati (insulae) regolari. In sostanza i romani riprendono, ampliandolo e risistemandolo, un tessuto urbanistico precedentemente definito e coincidente con le loro esigenze e con la loro cultura architettonica.

Agorà e Foro

Ubicata nel sito delle attuali piazze Badia e Vittorio Emanuele II davanti a Palazzo Corvaja, l’Agorà costituiva il cuore della città, la piazza principale dove si svolgevano assemblee e mercati e dove prospettavano gli edifici pubblici più importanti: in poche parole, il centro economico, politico e sociale cittadino. Divenuta Foro romano in epoca imperiale, probabilmente aveva la tipica disposizione a piazza rettangolare recinta da edificati porticati su tre lati. La stessa Agorà greca era già situata nella posizione canonica dei fori, all’incrocio del cardo col decumano. Qui avevano luogo comizi, spettacoli pubblici, feste, processi e venivano trattati gli affari ed eletti i magistrati; al centro della piazza forse si trovava la statua del pretore Verre. Di fronte, in corrispondenza della via Timeo e di Palazzo Corvaja, sorgeva un tempio ellenistico del II secolo a.C., probabilmente dedicato a Dionisio, secondo la tradizione.

Teatro Greco-Romano

Sorge sul Monte Croce, una delle acròpoli dell’antica città, eretto probabilmente in epoca ellenistica (III sec. a.C.) durante il governo di Gerone II, come testimoniano alcune iscrizioni greche sui sedili, e quasi completamente rifatto alla fine del I sec. d.C. in età romano-imperiale. È, dopo quello di Siracusa, il più grande della Sicilia.

Odeon

In età romana imperiale (dal 27 a.C. al 476 d.C. – Caduta dell’Impero d’Occidente), nell’attuale via Timeo accanto a Palazzo Corvaja, venne edificato un piccolo Odeon o teatrino, a pianta semicircolare con struttura in gran parte a mattoni e cinque cunei di gradini, scoperto casualmente nel 1892. Di tradizione greca e destinato a recite di poesie o esibizioni musicali di canti lirici o tragici, rimangono conservati i muri di sostegno del palco, parte della cavea, un’estremità della scena che aveva una facciata in mattoni con tre nicchie e uno dei due locali (parascenia) laterali alla scena, destinato agli attori e agli arredi scenici (parte della rimanente struttura si può vedere all’interno dell’antistante chiesa di Santa Caterina che l’ha inglobata).

Tempio a Giove e a Serapide

Dedicato a Giove e alla dea egiziana Serapide, fu eretto a nord dell’abitato e successivamente inglobato nella settecentesca chiesa di San Pancrazio. È del tipo in antis, il più semplice, composto da una cella le cui pareti laterali, prolungate sul davanti, si concludono in pilastri quadrangolari con inserite due colonne.  Il culto di divinità orientali - la siriaca Atargatis o quello di Cibele o Iside - come appunto quello dell’egiziana Serapide, fu adottato e immesso nelle tradizionali pratiche religiose greche, e, in particolare, i siciliani più romanizzati come a Tauromenion, ad esempio, lo accettarono più rapidamente che altrove. Con l’avvento del cristianesimo, com’è noto, i templi pagani ed anche i bagni pubblici vennero trasformati in chiese.  Del Tempio di Giove e Serapide sono rimasti notevoli avanzi della cella e dello stilobate (basamento) che forniscono un eloquente esempio della tecnica costruttiva greca con la lavorazione regolare delle pietre messe in opera senza malta.

Foro lustrale

Nelle vicinanze della chiesa di San Pancrazio si trova un rudere di età romana, forse Foro Lustrale dove venivano effettuate le abluzioni religiose dei misteri eleusini. Si trattava di riti che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell'antica città greca di Eleusi. La piscina d’acqua lustrale trova la sua spiegazione perché, arrivati al santuario di Eleusi, i fedeli si separavano dagli altri partecipanti e, alla luce delle torce, entravano nel cortile davanti al santuario, dove si purificavano nelle vasche.

Terme romane

In prossimità del Foro, dal lato settentrionale, sono stati rinvenuti (scavi condotti nel 1964-66 e 1988) i resti di un grande edificio connesso ad impianti termali del periodo romano-imperiale, probabilmente del I o II secolo mentre in prossimità di quest’area termale, di recente, è stato scoperto un edificio a pianta centrica con peristilio e porticato, forse una biblioteca. Le terme erano stabilimenti per bagni caldi a carattere pubblico, che, nonostante la denominazione greca (Térmos = calore), fanno la loro apparizione soprattutto nel mondo romano. Generalmente gli ambienti funzionali più importanti erano il frigidarium con la vasca per i bagni freddi, il tepidarium e il calidarium contenenti vasche di acqua che aumentava gradatamente di temperatura, che si disponevano vicini lungo l’asse longitudinale. A Tauromenion si può ipotizzare un impianto forse simile alle “Terme Centrali” di Pompei.

Naumachie

Un monumentale e imponente serbatoio ricavato nella cavità tra un muraglione in mattoni lungo metri 122 e la roccia, esistente fra le vie Naumachie e Giardinazzo, ha fatto pensare in passato (D’Orville, 1763) ad un complesso facente parte di una Naumachia, ipotesi poi smontata da Jean Laurent Houel e dal Serradifalco.  Eretto probabilmente nel tardo periodo romano imperiale con grossi mattoni, oggi si presenta come un lungo muro con la parte sommitale a terrazza e il prospetto architettonicamente risolto nell’alternanza di 18 grandi nicchie absidate con altre più piccole e rettangolari; sul davanti esiste ancora l’antica pavimentazione a blocchi poligonali. Si può supporre che l’area rettangolare prospiciente fosse utilizzata a Stadio (che nell’antica Grecia era il pianoro dove si svolgevano gare di corsa a piedi), con lunga gradinata per il pubblico, forse costruita in legno, ed accesso dal lato corto. Probabilmente, addossato ad uno dei lati minori, doveva esserci il Ginnasio (palestra greca per gli esercizi ginnici e atletici dei giovani) la cui esistenza a Tauromenion è provata dalla stele marmorea con gli elenchi dei Ginnasiarchi (amministratori del Ginnasio) custodita nel piccolo antiquarium annesso al Teatro greco-romano.

Necropoli

Una necropoli romana, conformemente al sentimento religioso dell’antichità, venne ubicata fra il primo e il secondo muro di cinta del versante settentrionale, lungo l’attuale via Pirandello nei pressi della chiesa anglicana. Delle tombe, non soggette a regole generali in quanto solo la cella costituisce l’elemento costante, ne rimane qualcuna fra le quali emerge quella a monte della strada, a pianta quadrata con i lati lunghi metri 8.

Acropoli

Oltre la supposta acròpoli sul Monte Croce, altre due probabilmente erano assestate sulle alture del Monte Eolo e di Mola, dove oggi sorgono il Castello di Taormina e Castel Mola. L’acròpoli (“città alta”) di origine greca era spesso fortificata quale ultima difesa del complesso urbano e generalmente vi si trovavano il palazzo reale o i templi maggiori, come, ad esempio, ad Atene. Tauromenion manterrà per molto tempo ancora, nelle linee generali, questa sua configurazione urbana fino a quando, nel X secolo, verrà rasa al suolo dagli arabi e allora cambierà il nome in “Almoezia”.

Naumachie
Via Naumachia, 17, 98039 Taormina ME