Monti Peloritani

Sulle alture di Peloro, il pilota di Annibale

Monti Peloritani

Denominati in origine Monti “Nettuni” in onore al Dio del mare che staccò col suo tridente la Sicilia dal continente, creando lo Stretto di Messina, cambiarono nome in omaggio a Peloro che, secondo la leggenda, era il pilota della nave di Annibale che giunse a Messina nel 264 a.C. e che il cartaginese uccise perché accusato (ingiustamente) di tradimento.

I Monti Peloritani

La catena dei Monti Peloritani si estende da Capo Peloro fino ai Monti Nebrodi per circa 65 chilometri, a sud verso la Valle del fiume Alcantara e ad ovest verso il Borgo di Novara di Sicilia, al confine coi Nebrodi. I Monti si affacciano sui mari Tirreno e Ionio e sono percorsi, da nord verso sud, da un antico tracciato sterrato chiamato Dorsale dei Peloritani che si snoda lungo la linea dello spartiacque. Le formazioni rocciose sono composte, in parte, da scisti, graniti e arenarie, e fra le montagne più elevate sono da segnalare il Pizzo di Vernà (m. 1287) sito d’importanza comunitaria a Casalvecchio Siculo; Rocca Novara (m. 1340) tra Novara di Sicilia e Fondachelli Fantina; Portella Mandrazzi (m. 1125) a Fondachelli Fantina e Francavilla di Sicilia; Monte Dinnammare (m. 1124); Monte Scuderi (m. 1253) fra Messina, Itala, Alì e Fiumedinisi, famoso per la celebre trovatura; Montagna Grande (m. 1374) tra Motta Camastra e Antillo. La flora è caratterizzata, nelle zone più impervie, da roverella, leccio e macchia mediterranea e, grazie agli interventi di rimboschimento nel sec. XIX, come nella foresta di Camaro, si sono create pinete di pino domestico, d’Aleppo e marittimo.

LO SAPEVI CHE?

Sulle alture del Casale messinese di Camaro nei Peloritani si dispiega una foresta antichissima dove sul limitare ad ovest esistono ancora i resti della cosiddetta "Casa del Re", forse di epoca aragonese. La foresta, già appartenuta nel secolo XII ai monaci Basiliani del SS. Salvatore dei Greci di Messina, oggi costituisce l'attuale "pineta di Camaro".

Le aree boschive

Le aree boschive del Demanio Forestale dei Peloritani sono così suddivise:

Demanio dei Peloritani orientali

Per una superficie di oltre 4102 ettari, è localizzato a Messina, Villafranca Tirrena, Saponara e Rometta. Ricco di pinete di pino domestico fra le quali la Candelara in territorio del Casale messinese di Salice, tra le più belle d’Italia. In territorio di Villafranca e Saponara, di interesse sono i castagneti di Contrada Musolino e Ziriò.

Demanio di Savoca

Ha una superficie di 762 ettari e nel suo territorio ricadono i Comuni di Furci Siculo e Casalvecchio Siculo. Presenti il castagno, il leccio e la roverella. Presenza spontanea rara è quella del Platano orientale, originario del Mediterraneo orientale e dell’Asia occidentale, lungo alcuni corsi d’acqua.   

Demanio del Mela

Sul versante tirrenico dei Peloritani, occupa una superficie di 1827 ettari e comprende il territorio dei Comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale e Santa Lucia del Mela. Oltre ai pini mediterranei, sono presenti eucalipti ed acacie e macchia mediterranea.

Demanio di Cisterna

Con una superficie di 264 ettari, ricade nel bacino montano del fiume Alcantara, in territorio di Francavilla di Sicilia. 

I Forti Umbertini, le sentinelle dei Peloritani

Ben 14 Batterie, intese “Forti Umbertini”, furono realizzate sulle alture dei Peloritani con la duplice funzione: difensive contro un attacco navale e ricettive per le truppe nazionali di campagna. Il piano per Messina prevedeva la realizzazione di 14 batterie sulle alture dei Peloritani nei due versanti, ionico e tirrenico, e 9 sulla costa calabra. Costruiti dal 1887 al 1902, i “Forti Umbertini” hanno gli ingressi ubicati a sud-ovest e tutte le batterie sono orientate a nord-est, con i terrapieni rivolti verso il mare. Il motivo era duplice: da un lato controllare il movimento navale nello Stretto di Messina, verso la cui direzione erano posizionati gli obici da 280 mm. con una gittata di 7.500 metri in postazione nelle terrazze; dall’altro assorbire, con i terrapieni, gli effetti dei proiettili lanciati dai cannoni a bordo delle navi attaccanti. Nella loro realizzazione furono impiegate, per le strutture, la pietra calcarea locale a spacco in conci irregolari ma ben accostati ed i mattoni in blocchi di basalto, mentre, per le rifiniture, mattoni in argilla ed elementi di pietra lavica dell’Etna.

Monti Peloritani
98022 Fiumedinisi ME