

La caccia al pesce spada nello Stretto di Messina
Da maggio e fino ai primi di settembre si svolge questa antichissima caccia lungo le coste del messinese, fino a giugno nel Tirreno e quindi nello Ionio dove i pesci si spostano per via della mangianza. Una caccia talmente antica da essere attestata già nel IV sec. a.C. da Archestrato e, da Polibio, nel II sec. a.C. Quindi da Strabone (ante 60 a.C. – 21-24 d.C.) nella Geografia, Oppiano di Anazarbo (II sec. d.C.) nel libro III della Halieutica (“pesca”) e Gaio Giulio Solino (210 circa – dopo il 258?) nella Collectanea rerum memorabilium ("raccolta di cose memorabili").
In origine e fino agli anni ‘50 del Novecento, la caccia al pesce spada si effettuava con due barche: una “feluca” e un “Luntro“. La “feluca”, lunga da 12 a 18 metri, era dotata di un albero alto circa 20 metri. Sulla sua sommità stava l’osservatore (“’ntinneri”) che segnalava il pesce spada avvistato al “luntro”, col compito d’inseguirlo e catturarlo. Imbarcazione da stazionamento, la “feluca” era ormeggiata nelle “poste” assegnate ai pescatori per sorteggio. Il “luntro”, lungo poco più di 6 metri e largo m. 1,65, era dipinto di nero perché al pesce spada potesse sembrare un altro pesce. Al centro era collocato un albero alto 3,5 mt. detto “farere”, per l’avvistatore, e procedeva di poppa dove stava il “lanzaturi” (lanciatore). Per la caccia al Pesce Spada, allora come oggi il lanciatore è determinante per la sua cattura e ciò è dovuto anche alla qualità “du ferru“, puntale metallico con 4 alette che in posizione di riposo sono chiuse. Posto all’estremità dell’asta lunga più di 4 metri e legato ad una lunga corda, si apre quando entra nelle carni del pesce. Il fabbro, “ferraru”, che lo costruiva e lo dava in affitto, riceveva in pagamento anche la parte del pesce dov’era penetrato il ferro e la “scuzzitta” (nuca). La quarantesima parte era destinata alla chiesa.
Nella Villa romana di Terme Vigliatore in provincia di Messina, costruita alla fine del II o inizi del I sec. a.C. e riportata alla luce negli anni Cinquanta del Novecento, negli impianti termali ampliati nel II sec.d.C. il pavimento del frigidarium conserva un mosaico in banco e nero con scena di caccia al pesce spada, probabilmente di un mosaicista italico!
Fra i più famosi personaggi che assistettero alla caccia al pesce spada nello Stretto di Messina le cronache cittadine ricordano: Emanuele Filiberto di Savoia, vicerè di Sicilia, intorno al 1622-24; don Giovanni d’Austria, figlio del re Filippo IV, vicerè fra il 1648 e il 1651; il duca d’Osseda, che fu a Messina quale vicerè nel 1695; il marchese di Vigliena, vicerè nel 1701; il conte di Tolosa, figlio naturale di Luigi XIV, vicerè nel 1702; Vittorio Amedeo di Savoia, re di Sicilia e poi di Sardegna, nel 1714; Carlo III di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, nel 1735; Umberto I di Savoia, quand’era principe ereditario, nel 1862, insieme col fratello Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. Don Giovanni d’Austria, figlio dell’imperatore Carlo V e vincitore della battaglia di Lepanto, nel 1571 invece partecipò personalmente ad una battuta di caccia così come Alessandro Dumas padre, l’autore dei “Tre Moschettieri” che ne diede un suggestivo resoconto nella sua opera “Le Speronare” del 1843.
A partire dalla fine degli anni ’50 del Novecento e fino ai nostri giorni, la caccia al pesce spada è stata sostanzialmente modificata con l’attuale “moto passerella” che pare sia stata l’invenzione di due pescatori di Ganzirri, Antonio Mancuso e Giovanni Pettinato, brevettata il 27 novembre 1957. L’originario alberetto d’osservazione si tramutava così in un impressionante traliccio suddiviso in tre sezioni e alto 32 metri, con passerella aggettante e sospesa sul mare lunga ben 42 metri e dove, all’estremità, si sistema il lanciatore: “luntro” e “feluche” venivano, così, definitivamente messi in soffitta. Rimane invece ancora in uso la rituale “cardata da cruci” fatta con le unghie sulla guancia del pesce spada, subito dopo appena issato a bordo, gesto scaramantico e di rispetto verso lo spadaccino del mare che si è battuto fino alla morte. E rimangono i piatti dell’antica tradizione gastronomica con protagonista il pesce spada, autentiche raffinatezze immancabilmente da gustare: Trancio di pescespada alla griglia col salmoriglio - Braciolettine di pescespada - Pescespada a ghiotta - Pescespada a cotoletta - Pescespada a bagnomaria - Pescespada gratinato.