Il Monastero dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò

Luogo dello Spirito senza tempo

Il Monastero dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò sorge sulla sponda sinistra del torrente omonimo nel Comune di Casalvecchio Siculo, centro agricolo su uno sprone del versante orientale dei Monti Peloritani.

Il Monastero dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò

Il Borgo di Casalvecchio Siculo

Sorge a 400 metri sul livello del mare ed esisteva già in epoca bizantina: viene citato, infatti, in un documento del 1351 con la sua antica denominazione di Palachorion, cioè “vecchio Casale”. Durante la dominazione araba prese il nome di Calathabieth, da cui “Casale Vetus”, Casalvecchio, con l’aggiunta di “Siculo” nel 1862 per distinguerlo dall’omonima cittadina pugliese. Fra i monumenti e luoghi di interesse, notevole è la Chiesa Madre dedicata a S. Onofrio (sec. XVII) che conserva una tela di Gaspare Camarda (1622) e la statua di "S. Onofrio" in argento realizzata dall’argentiere messinese Giuseppe Aricò nel 1745, oggi conservata nel vicino Museo Parrocchiale. Da visitare la chiesa di S. Teodoro (sec. XVI) che custodisce dipinti del pittore casalvetino Antonino Cannavò (sec. XVII); quella dell'Annunziata (sec. XVI) che conserva un dipinto di autore anonimo raffigurante l’Annunziata (sec. XVII), una scultura lignea con l’Angelo Annunziante (1742) di Francesco De Nardo e una tela con S. Antonio Abate (1760) di ignoto autore e la Chiesa di San Cosimo (sec. XVIII). Una visita a parte e particolarmente approfondita merita la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo d'Agrò.

LO SAPEVI CHE?

All’interno dell’Abbazia, nel paliotto dell’altare a tarsie marmoree policrome, è raffigurata la “colonna fulgens” apparsa a San Basilio di Cesarea in Cappadocia (329-379), fondatore della Comunità di monaci che da lui prese il nome di “Basiliani”. La colonna fiammeggiante contornata dalla dicitura in greco “TALE È IL GRANDE BASILIO”, è il motto dei Basiliani e fa riferimento al Santo, vera colonna per il suo zelo e la sua dottrina.

La Storia

L’anno d’origine del complesso religioso ad opera dei monaci Basiliani è presumibilmente il 560, in seguito distrutto dagli arabi. Nel 1116 il re normanno Ruggero II rifonda chiesa e monastero con proprio “Atto di Donazione” all’abate Gerasimo e con la fondazione dell’Archimandritato del SS. Salvatore a Messina con diploma del sovrano del febbraio 1133, vengono posti sotto la giurisdizione del primo Archimandrita, l’Egumeno Luca. Nel 1169 la Chiesa subisce gravi danni a causa di un fortissimo terremoto e viene perciò ristrutturata e rinnovata nel 1172 dall’architetto (capomastro) Gherardo il Franco come si può dedurre dall’iscrizione in greco antico posta sull’architrave della porta d’ingresso: “Fu rinnovato questo tempio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo Teostericto Abate di Taormina, a sue spese. Possa Iddio ricordarlo. Nell’anno 6680. Il capomastro Gherardo il Franco.”. L’anno 6680 è un anno che corrisponde nella cronologia greco-bizantina al 1172 poiché gli anni si computavano dall’origine del mondo che, per i greco-bizantini, risaliva a 5508 anni prima della venuta di Cristo. Nel 1794 viene abbandonato dai monaci che si trasferirono a Messina perché divenuto luogo insalubre.

L’Architettura

Ha l’aspetto di una chiesa fortificata con il classico orientamento ad est della parte absidale. Il suo aspetto ed il coronamento di merlatura normanna, indicano senza dubbio la funzione anche di fortezza, a guardia della via di penetrazione costituita dal torrente Agrò, che ha sostenuto nei vari secoli. Tre sono i materiali usati per la costruzione, il mattone, la pomice lavica e la pietra calcarea che le conferiscono una spettacolare policromia (come nelle quasi contemporanee S. Maria di Mili e SS. Annunziata dei Catalani a Messina). In questa Chiesa confluiscono stilemi architettonico-decorativi che si rifanno all’architettura bizantina e araba. È bizantino l’uso di mattoni sottili cementati con spessi strati di malta, posti in assise o a spina di pesce, il Nartece che precede il portale d’ingresso e il sistema delle due absidi laterali con la Protesis a sinistra (dove si preparavano il vino e il pane destinati al sacrificio della messa) e il Diaconicon a destra (dove avveniva la vestizione dei celebranti e si conservavano gli argenti sacri); è arabo il sistema degli archi intrecciati nelle pareti esterne a formare archi ogivali e la decorazione interna delle due cupole, a stalattiti ed alveoli.

(foto Rosy Schiavo e Domenico Paternostro)

Chiesa di San Pietro e Paolo D'Agró
contrada san pietro e paolo d'agrò, 98032 Casalvecchio Siculo ME