

La leggenda di un amore infelice nella Messina greca
Lo Stretto di Messina testimone, fin dall’età più antica, di miti e storie leggendarie che hanno travalicato i confini locali e sono conosciute in tutto il mondo. Una di queste racconta di un impossibile amore fra un oscuro giovane messinese e la figlia del Tiranno di Siracusa.
Nel IV sec. a.C. regnava a Siracusa il tiranno Dionisio II il Giovane che un giorno si recò con la sua corte nella città di Messina per osservare da vicino il celebre vortice di Cariddi di cui aveva tanto sentito parlare. Giunto che fu, prese una coppa d’oro massiccio e la lanciò verso il vorticoso abisso. Quindi, rivolto ai cortigiani che lo attorniavano, propose a chi avrebbe avuto il coraggio di tuffarsi per recuperarla di darla dono. Soltanto un giovinetto, di nome Egi, si fece avanti e senza esitazioni si tuffò trascorrendo lungo tempo nelle profondità marine. Dionisio stava già andandosene quando il giovane emerse tenendo fra i denti la coppa d’oro. Ascoltò con curiosità il suo racconto sulle meraviglie che aveva visto ma voleva andare oltre e promise in sposa la sua unica figlia che era accanto a lui, se Egi avesse provato una seconda volta. La figlia aveva altre ambizioni per il suo matrimonio e lo disse chiaramente, pur sottomettendosi alla volontà del padre. Egi capì tutto, guardò a lungo in silenzio il bel viso incollerito e sprezzante della principessa, poi si volse verso il mare e nuovamente si tuffò, scomparendo nel mortale abbraccio di Cariddi. Non vide più la luce del sole.
Sulla storia di Colapesce, simile se non uguale a quella di Egi, il poeta, filosofo, drammaturgo e storico tedesco Friedrich Schiller (Marbach am Neckar, 10 novembre 1759 – Weimar, 9 maggio 1805) compose la ballata Der Taucher (Il Tuffatore) nel 1797.
Dionìsio II detto il Giovane fu Tiranno di Siracusa dal 367 al 357 a.C. Ancora giovane, si ingraziò il popolo liberando 3000 prigionieri e per non inasprire i rapporti già tesi con i cartaginesi, consigliato dallo zio Dione, preferì la pace alla guerra. Ma Dionìsio, per la sua giovane età, si era abbandonato a vizi e dissolutezze e così lo zio lo convinse a studiare filosofia: per questo invitò a Siracusa Platone. Dionìsio, con i suoi insegnamenti, cambiò in meglio, ciò che non era gradito agli oppositori di Dione che vedevano minacciata la tirannide in favore di una Repubblica filosofica. Filisto, capo dell’opposizione, con vari mezzi convinse Dionìso ad esiliare lo zio Dione e Platone, così, lasciò Siracusa. Vi ritornò solo quando Dionìso promise di richiamare Dione dall’esilio, promessa che non mantenne. Dopo alterne vicende che videro Dione combattere contro il nipote, la fuga di Dionìsio in Calabria a Locri Epizefiri dove instaurò la tirannide dal 357 al 347 a.C., la ribellione dei locresi contro di lui e il suo ritorno a Siracusa, i corinzi chiamati dai siracusani in loro aiuto, con Timoleonte, abolirono la tirannide di Dionìsio II dando l’avvio ad un altro periodo storico.
La tomba del Tuffatore, anche se non ha attinenza con la leggenda di Egi, è un’importante testimonianza di arte funeraria greca perché costituisce un unicum di pittura figurativa greca non vascolare. Sia le pareti che la lastra di copertura in travertino locale, infatti, sono intonacate e decorate con diverse scene realizzate con la tecnica dell’affresco. La tomba venne rinvenuta nel 1968 nei pressi di Paestum in una necropoli di fine VI-inizio V secolo a.C. Le scene laterali rimandano tutte ad un simposio, ad eccezione della lastra ovest, mentre la copertura che poi ha conferito il nome alla preziosa sepoltura, raffigura un giovane nudo mentre si lancia da un alto trampolino composto da una struttura muraria a torre, in procinto di immergersi in uno specchio d’acqua. Una scena originale e raramente rappresentata nella tematica greca, al contrario della cornice conviviale delle pareti laterali. Sul significato di questa raffigurazione, oltre a quello ovvio letterale che la persona sepolta fosse un giovinetto famoso per i tuffi, quasi tutti gli studiosi sono d’accordo sulla sua simbologia rituale-religiosa, cioè il passaggio dalla morte all’aldilà e quindi alla spiritualità.