

Quando arrivarono i Normanni
Monforte San Giorgio sorge a 260 metri sul livello del mare, dalle origini molto antiche che risalgono alla fine della prima età del bronzo (sec. XV a.C.). Nel 1061 una spedizione Normanna alla guida del Gran Conte Ruggero d’Altavilla e del fratello Roberto il Guiscardo, iniziò la conquista della Sicilia contro gli Arabi. Dopo aver preso Messina e Rometta, i Normanni passarono per Monforte.
Ruggero I di Sicilia, noto come Gran Conte Ruggero (1031 circa – 1101), fu il conquistatore della Sicilia contro gli Arabi che ebbe inizio con lo sbarco a Messina nel febbraio del 1061. Così racconta l’episodio il contemporaneo Goffredo Malaterra: “[…] il conte in persona lo seguì con trecento cavalieri, poiché egli era molto sicuro di sé in guerra e tentava sempre azioni grandiose, egli attraversò il mare in sicurezza ed approdò nel luogo chiamato Tremestieri e rimandando indietro le navi affinchè i suoi uomini non fuggissero, pose l’assedio a Messina. La quale si trovò indifesa – giacchè i suoi difensori erano stati tutti uccisi prima – ed egli, una volta conquistata la città, distrusse le torri ed i bastioni: i sopravvissuti, una volta visti i morti, fuggirono sulle navi palermitane. Tutto ciò accadde nell’anno 1061 dalla nascita di Cristo.”. Da Messina i Normanni avanzarono verso molti centri della Sicilia e dopo 30 anni di cruenti battaglie, nel 1091 Ruggero divenne il padrone dell’Isola. Quando passò dal Borgo di Monforte San Giorgio per liberarlo dal gioco musulmano, provenendo da Messina e diretto a Milazzo, fu accolto trionfalmente dalla popolazione con grandi manifestazioni di giubilo...
Quando nel 1061 il Gran Conte Ruggero, provenendo da Messina dopo aver conquistato Rometta, Venetico e Roccavaldina, assediò il castello del Borgo liberandolo dagli Arabi, rinominò le terre col nome di MonsFortius o Munt da furt (monte dei forti), forse a ricordare l’eroico comportamento che era stato tenuto dagli abitanti contro i musulmani.
La liberazione dagli arabi di Monforte San Giorgio ad opera dei Normanni viene rievocata ogni anno con la Tammurinata o Katàbba, termine che deriverebbe dal greco “Katabasis“, discesa, oppure dall’arabo “Qataba“, adunata. Si tratta del suono congiunto di un tamburo e di campane scandito da diversi momenti: all’inizio cadenzato ad imitare il passo del cavallo cavalcato da un messaggero che annunzia l’arrivo dei Normanni, prosegue con l’imitazione del passo del cammello del Gran Conte Ruggero per poi aumentare parossisticamente il ritmo a riprodurre il galoppo dei cavalli coi soldati per la battaglia con i musulmani. Il suono, quindi, diminuisce di ritmo e intensità a sottolineare il terrore, la morte, il silenzio. Per aumentare ancora quando gli infedeli fuggono tra la gioia e la festa per la completa liberazione del Borgo. Dal 17 gennaio e fino al 5 febbraio, giorno dedicato a Sant’Agata compatrona di Monforte San Giorgio, due suonatori di tamburo e campane per due volte al giorno e per oltre 20 minuti, alle prime luci dell’alba e dopo il tramonto, eseguono questo eccezionale repertorio musicale dalla torre campanaria della chiesa di S. Agata che non ha eguali al mondo.
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A cura dell’”Associazione Katàbba” impegnata nella promozione e valorizzazione dei Beni Culturali e delle tradizioni monfortesi, si svolgono a Monforte San Giorgio dal 2009 le Feste Medievali dal 26 gennaio al 5 febbraio in prossimità della festa di Sant’Agata, compatrona dell’antico Borgo. Oltre la caratteristica e unica Tammurinata o Katàbba, il clou della manifestazione è costituito dall’Accensione del Fuoco della Cristianità nella giornata conclusiva al termine del Corteo Storico quando, in piazza IV Novembre, vengono consegnati al Gran Conte Ruggero le chiavi della città, le armi e altri doni. Per tutta la durata delle Feste vengono allestiti mercati d'artigianato ed enogastronomici con animazioni di danze, giullari, arcieri, musiche, giochi medievali. Oltre alle Feste Medievali invernali, il 13 e 14 luglio si svolge la rievocazione medievale Katàbba Est in collaborazione con l’Associazione Antico Borgo, con ricostruzione di accampamenti, momenti di vita quotidiana col mercato, armi dell’epoca con gli “Arcieri della Katàbba” e tante altre attività. Nel banco-taverna si possono gustare nel Narang fest l’arancino dell’emiro e il the alla menta dell’Odalisca, panem et porcus, cudduruni e birra.