Castello di Bauso del Conte Stefano Cottone

Antica residenza nobiliare con un fastoso giardino

Castello di Bauso del Conte Stefano Cottone

Il Castello sorge nel contado di Bauso nel Comune di Villafranca Tirrena e le prime notizie documentate della sua esistenza risalgono al 1271 quando Carlo d’Angiò assegnò a Pierre Gruyer il feudo Bàusus. In epoca aragonese Bauso insieme al vicino Calvaruso appartennero a varie famiglie nobili.

La Storia

Fu fatto edificare nel 1590 dal conte Stefano Cottone, importante mercante e banchiere, come riportato nella frase dell’epigrafe che sormonta il portale del bastione sud-est: “[…] a difesa dalle incursioni da terra e dal mare, Stefano Cottone, IV signore di Bauso, eresse le mura dalle fondamenta […] nel 1590 […]”. Qui i Vicerè di Sicilia venivano accolti e si riposavano durante i loro viaggi da Palermo a Messina. Nel secolo XVII i conti Cottone furono investiti del titolo di principe e con l’ultimo principe di Castel Nuovo com’era definito il castello-palazzo, Carlo Cottone, si estinse la famiglia e nel 1819 tutto il complesso, insieme alla Terra di Bauso e al titolo di “Principe di Castelnuovo”, venne acquistato per 9.000 onze dall’ex giudice della Gran Corte Civile di Palermo, Domenico Marcello Pettini. Nel 1926 il castello fu venduto al notaio Pietro Saja che, dopo avervi fatto eseguire alcuni lavori di restauro, ne fece dono personale a Benito Mussolini. Venne, quindi, destinato a sede della Gioventù Italiana Littorio e per tanti anni si trascinò un contenzioso fra lo Stato e gli eredi Saja che ne contestavano la legittima proprietà. Oggi è di proprietà della Regione Siciliana.

LO SAPEVI CHE?

Nel giardino all’italiana frontistante esisteva un laghetto dove alcune fontanelle creavano giochi d’acqua che davano vita a cascate in grotte artificiali intitolate ai tre Canti della Divina Commedia. Una fontana detta “dei quattro leoni” era opera cinquecentesca della bottega del Montorsoli.

L’Architettura

Il castello testimonia come, alla fine del Cinquecento e quando le esigenze difensive si facevano sempre più rade, andavano trasformandosi le severe e possenti strutture castellane, nate per esigenze strategico-militari, in eleganti palazzi residenziali nobiliari. È appunto nel 1590 che all’interno di un poderoso recinto fortificato di forma trapezoidale supposto di origine araba e risalente al sec. X, Stefano Cottone vi costruì il suo palazzo. La targa con l’iscrizione sul portale, sormontata dallo stemma di famiglia col leone coronato rampante che nelle zampe anteriori tiene un ramo di cotone al naturale a parafrasare il cognome, specifica che il palazzo “a fundamentis ferex erexit” (dalle fondamenta fu sollevato da terra) nell’anno a partu Virg.” 1590. Il portale bugnato è attribuito al cefaludese Jacopo Del Duca. L’interno, a partire dal 1819, è stato arricchito dalla famiglia Pettini con busti dei principali esponenti all’interno di nicchie e altre sculture. Dotato di cappella che conserva l’elegante pavimentazione policroma originale in maiolica, all’esterno nel parco in direzione del mare si sviluppa un bel giardino all’italiana con giochi d’acqua ed essenze mediterranee.

Il Castello e il brigante Pasquale Bruno

I Pettini mantennero nel sito originario sugli spalti del castello il gabbione che conteneva il teschio del brigante Pasquale Bruno nato a Calvaruso nel 1770 e giustiziato con il taglio della testa nell’agosto del 1803 in piazza Marina a Palermo. Sulle sue gesta, Alessandro Dumas padre scrisse il romanzo storico dal titolo “Pasquale Bruno o il Bandito di Val Demona”, pubblicato nel 1839. Pasquale Bruno si era recato a Palermo per ricongiungersi con l’amata Teresa, cameriera della contessa Gemma. Scopre che la sua amata Teresa era stata promessa sposa ad un servitore del principe di Carini ed amante di Gemma. Questa, alla sua presentazione, lo riconosce come il figlio di Antonio Bruno che anni prima aveva cercato di uccidere suo padre, il Conte di Castel Nuovo. Alle sue urla interviene il principe di Carini che ferisce Pasquale con un colpo di pistola e che fugge dopo aver ucciso il promesso sposo di Teresa dandosi per sempre alla macchia. Dopo la sua esecuzione del 1803, la testa mozzata fu inviata a Bauso per essere esposta, “a mirabile esempio dei vassalli”, dentro una gabbia di ferro penzolante sul portone d’ingresso del castello di Don Carlo Cottone, ultimo principe di Castel Nuovo.

Castello di Bauso
Via Uma, 98049 Villafranca Tirrena ME