Capo Peloro: un abbraccio tra due mari

Nella Terra del Mito

Capo Peloro

Capo Peloro, dove ricade la “Riserva Naturale Orientata Laguna di Capo Peloro”, costituisce il vertice più orientale della Sicilia, all’estremità nord dello Stretto di Messina. È il punto più vicino alla costa calabra ed è detto pure “punta del Faro”, luogo d’incontro di correnti fortissime tra i due mari, lo Ionio ed il Tirreno.

Capo Peloro Messina

Capo Peloro

Capo Peloro, che deve il suo nome secondo la leggenda a Peloro, pilota di Annibale che giunse a Messina nel 264 a. C., dai messinesi è detto anche Punta del Faro perché costituisce il cosiddetto finis terrae, cioè la punta estrema nord orientale della Sicilia dove finisce la terra e inizia il mare. Una lingua di terra bassa e sabbiosa che si protende nel mare dividendo il Tirreno dallo Ionio, luogo di magia, di grandi suggestioni, dove si incontrano storia, mito e leggenda in un sito di incomparabile bellezza. Capo Peloro rappresenta il punto più vicino alla Calabria nello Stretto di Messina, 3,6 chilometri, e dove dovrebbe sorgere il famoso ponte di collegamento stabile di cui si parla da oltre un secolo. Ed è da qui che a circa un chilometro dalla costa ha inizio la catena dei Monti Peloritani. Capo Peloro è anche luogo privilegiato per la balneazione per le acque pulite che si rinnovano continuamente grazie alle correnti opposte, le cosiddette rema scinnenti (corrente discendente) e rema muntanti (corrente montante). È meta di emozionanti immersioni per la grande varietà di specie biologiche animali e vegetali e per le particolari formazioni rocciose sottomarine, il Canyon e lo Scalone.

LO SAPEVI CHE?

Lungo la costa è presente una panchina rocciosa vicina alla linea di spiaggia, un beach rock di rilevante interesse sia sotto l’aspetto geologico (età tirreniana) che antropologico perché in passato utilizzata come cava per macine da mulino. Per tanto tempo si credette che fosse il basamento di un’antica cinta muraria fortificata.

Il Gigante di Capo Peloro

Proprio in questo sito si alza una titanica torre in acciaio alta 224 metri, costruita dalla SGES (Società Generale Elettrica della Sicilia): il pilone dell’elettrodotto più lungo del mondo. Il traliccio sorreggeva due terne di conduttori in unica campata per 3650 metri e serviva al trasporto dell’energia elettrica. La sua realizzazione ebbe inizio il 22 ottobre 1952, dopo l’inizio ufficiale dei lavori alla presenza dei ministri Aldisio e Restivo il 27 gennaio 1952. Inaugurato il 16 maggio 1956 dal presidente della Regione Siciliana on. Alessi, il ciclopico “ponte” di energia elettrica sullo Stretto costò quasi 2 miliardi di lire e 200 mila giornate lavorative. La sommità è raggiungibile mediante 1114 gradini, oltre ai 50 delle fondazioni, un’opera unica nel suo genere che vinse il premio A.N.I.A.I., nel 1957, per la migliore realizzazione dell’ingegneria elettrotecnica italiana. Nel 1992 l’impianto è stato dismesso per gli elevati costi di manutenzione, e, in sostituzione, sono stati collocati cavi sottomarini. Oggi, per Messina, il pilone è un punto di riferimento ed elemento di maggiore riconoscibilità dell’area, diventando assieme a Scilla e Cariddi il nuovo simbolo della città.

Lo Stretto di Messina

Braccio di mare che separa la penisola dalla Sicilia e collega i due mari Ionio e Tirreno, chiamato u Strittu nel dialetto messinese, nell’antichità era conosciuto come Stretto di Scilla e Cariddi, poi fretum siculum e anche faro di Messina. Caratterizzato dalle forti correnti marine opposte, quella meridionale e quella settentrionale, i primi studi a carattere scientifico di tali particolarità furono quelli del vice-console francese Pierre Ribaud (1753-1831), pubblicati nel 1825. Sotto l’aspetto faunistico lo Stretto di Messina assume particolare importanza per la grandissima biodiversità e la presenza di diversa e numerosa fauna batipelagica, intesa comunemente fauna abissale, trasportata in superficie dalla corrente meridionale. Trovandosi poi in una delle principali direttrici migratorie del Mediterraneo, lo Stretto è punto fondamentale di transito di specie migratorie: il tonno, la palamita, l’alalunga, diversi cetacei e lo “Spadaccino dei mari”, il pesce spada. Da maggio e fino ai primi di settembre, infatti, nello Stretto si svolge l’antichissima caccia al pesce spada lungo le coste del messinese, fino a giugno nel Tirreno e quindi nello Ionio dove i pesci si spostano per via della mangianza.

(Foto Roberto Principato)

Capo Peloro
Località Torre Faro 98164 Torre Faro ME