Faro di luce mistica nella Messina del ‘400
A Messina, nella settecentesca chiesa annessa al Monastero di clausura di Montevergine in via Ventiquattro Maggio, da oltre cinquecento anni Santa Smeralda Eustochia Calafato vigila sulla città e sui messinesi, della quale è copatrona. Il suo corpo incorrotto è meta di visite incessanti a testimoniare la grande venerazione per l’umile Clarissa che in vita consacrò tutto il suo essere a “Gesù zuccarato” (zuccherato), come amava definirlo. Dalla nicchia, in alto sopra l’altare, irradia ancora luce mistica sulla Messina di oggi.
Santa Smeralda Eustochia Calafato, figlia del ricco mercante Bernardo e di Mascalda Maya Romano Colonna, nacque nel Casale SS. Annunziata in una “Stalla” che ancora si conserva trasformata in tempietto, in un vicoletto di Contrada “Caprera”. La prodigiosa nascita, avvenuta il 25 marzo 1434, fu così descritta da Placido Samperi nell’“Iconologia” del 1644: “Si attaccò in questo mentre la peste nella Città di Messina; & i Signori per tema del contagio nelle loro Ville si ritiravano, come anche fece Bernardo, che con la Famiglia sen’andò nel suo podere, ch’era in un Villaggio, detto dell’Annuntiata […] Quivi dimorando Maya s’appressò l’hora del desiato parto, nel quale sentendo gravissima difficoltà, un certo viandante fermatosi alle strida della parturiente, disse, mosso forse da Spirito di Dio, per quello, che mostrò la riuscita, conducete questa Signora nella stalla, perché altrove non potrà partorire. Obbedì, & inviossi colà, ove subito partorì un’avventurosa pargoletta di bellezza estrema […] à 25 di Marzo, quando la Beata Vergine concepì nell’utero suo l’Eterno Verbo […] la religiosa Madre sopramodo si rallegrava, per lo voto fatto di dedicare alla Santissima Vergine nel Monasterio la nata fanciulla; la quale battezzata, fù chiamata nel Fonte Smeralda […]”.
L’11 giugno 1988 Eustochia Smeralda Calafato venne santificata dal pontefice Giovanni Paolo II (proclamato santo il 27 aprile 2014 da Papa Francesco, insieme a Papa Giovanni XXIII), unico papa nella storia della chiesa di tutti i tempi che si è recato nella città natale del futuro santo, in questo caso l’umile clarissa Eustochia, a Messina.
Divenuta monaca nel monastero messinese delle Clarisse di Santa Maria di Basicò, dove entrò a sedici anni non ancora compiuti alla fine del 1449, Smeralda assunse il nome di Eustochia. Con l’approvazione del pontefice Callisto III, alla fine del 1460 fondava quindi un suo monastero sotto la prima regola di Santa Chiara in un vecchio ospedale dal titolo della “Santa Ascensione” o dell’”Accomandata” nella contrada detta “Uccellatore” (sul sito dove oggi sorge il palazzo della Provincia Regionale). A tre anni e mezzo dalla fondazione, le condizioni di degrado del monastero la costrinsero a passare in locali avuti presso Montevergine, appena trentenne: si trattava di una chiesetta di Terziarie Francescane presso la quale, Eustochia, fondava il monastero tra il 25 marzo e il 10 agosto 1464, complesso religioso ancora esistente in via 24 Maggio. Qui scrisse diversi testi devoti, compose un libro della “Passione” oggi custodito nella Biblioteca Civica Ariostea di Ferrara e condusse vita esemplare fra continui digiuni e privazioni, compiendo prodigi e proteggendo più volte la città di Messina nelle avverse circostanze della sua storia divenendone, perciò, copatrona. E’ in questo periodo che Antonello da Messina la ritrasse nelle vesti dell’”Annunciata”.
Il 20 gennaio 1485, a mezzogiorno, avveniva il glorioso “transito” della Santa che chiudeva la sua vita terrena trascorsa interamente al servizio di Cristo. Una vita che fu esempio di perfezione nella santa povertà e nella rigida osservanza della Regola di Santa Chiara, continuamente in adorazione di Gesù Eucarestia per molte ore del giorno e della notte. Ancora oggi le massime autorità cittadine civile e religiose, per antico voto del Senato Messinese, il 22 agosto di ogni anno si recano alla Chiesa di Montevergine per assistere alla Santa Messa e rendere omaggio alla Santa. Il Sindaco, in tale circostanza, offre in nome della città un cero del peso di 38 libbre, artisticamente lavorato. A tale particolare cerimonia è legato il voto espresso a Santa Eustochia in occasione di uno dei suoi interventi miracolosi. Era il 1615 e il terremoto imperversava a Messina con frequenti scosse, al punto tale che i messinesi a Lei si rivolsero pregandola di intercedere in favore della città. Le Clarisse tolsero il Corpo incorrotto dall’oratorio dov’era custodito e lo intronizzarono nel coro. Mentre stavano iniziando le preghiere del vespro, il volto si contrasse, le labbra si schiusero e intonarono il Gloria Patri: da quel momento le scosse ebbero termine.
Visita al corpo incorrotto: giovedì ore 9,00-12,00 / 16,00 - 17,45 (segue ore 18,00 S. Messa) - domenica ore 9,30 - 10,45 (segue ore 11,00 S. Messa).