Tusa-Halaesa Archonidea

“Una delle città più ricche della Sicilia”

Tusa-Halaesa Archonidea

La definizione è di Cicerone e questa ricchezza derivava soprattutto dall’intensa attività commerciale del suo porto oltre al privilegiato status giuridico che Roma le concesse nel 241 a.C. inserendola tra le città “liberae atque immunes”, cioè esentate dal pagamento dei tributi. 

La Storia

Secondo lo storico Diodoro Siculo (Agira, 90 a.C. circa – 27 a.C. circa) autore della monumentale storia universale Bibliotheca historica, la città di Alaisa fu fondata nel 403 a.C. nella collina dell’attuale “Santa Maria delle Palate” in territorio del Comune di Tusa. Diodoro riferisce che il fondatore Archonides, dinasta di Herbita città della Sicilia orientale, le diede quel nome e aggiunse “Archonidion” per distinguerla da altre città omonime. Nel 339 a.C. Halaesa entrò a far parte dell’alleanza (symmachia) siculo-greca voluta dal politico e militare corinzio Timoleonte per liberare Siracusa dalla tirannide e la liberazione quasi integrale della Sicilia dai tiranni e dallo straniero. Allo scoppio della prima guerra punica nel 264 a.C., Halaesa si alleò con Roma ed ebbe i privilegi di essere esentata dal versamento della decima della produzione agricola, di eleggere senatori e magistrati e governarsi autonomamente. Sotto Augusto divenne “Municipium” romano e in età imperiale subì una lenta ma progressiva decadenza che raggiunse il culmine quando venne saccheggiata dagli arabi nella metà del IX secolo per essere poi abbandonata dagli abitanti nell’856, in seguito a un disastroso sisma.

LO SAPEVI CHE?

Nel 1588 ad Halaesa Archonidea furono rinvenute due lastre marmoree che recavano delle iscrizioni in greco che descrivevano la città. Chiamate “Tavole Alesine”, vennero portate in spagna nel ‘700 dove andarono perdute. Il testo fu pubblicato nel 1753 dal Principe di Torremuzza. Un frammento è conservato all’Università di Messina, pubblicato da S. Calderone nel 1961. L’iscrizione cita 4 templi, dei bagni e un acquedotto.

Il Parco archeologico

L’originario abitato, che riprende lo schema urbanistico di Solunto, era costituito da una maglia di vie perpendicolari fra di loro (plateiai e stenopoi) all’interno delle quali si sviluppavano gli isolati abitativi terrazzati alle pendici della collina. Nel IV secolo a.C. fu circondato da una cinta muraria fortificata con blocchi di arenaria che seguiva l’orografia del terreno e si sviluppava per circa 3 km.: in essa si aprivano quattro porte ed era munita di torri difensive. Sulla via principale pavimentata con lastre di pietra e larga circa 6 mt. prospettava il centro cittadino, l’agorà (spazio pubblico con destinazione politica, amministrativa e commerciale) con una stoà laterale (portico di uso pubblico) disposta ad L, realizzata alla fine del II sec. a.C. e ristrutturata in età imperiale. L’agorà era poi sovrastata dall’acropoli (la parte più alta e fortificata della città) dove sorgevano tre templi di cui uno dedicato ad Apollo. Le necropoli, esterne alla cinta muraria, si sviluppavano a nord, ad est e a sud dell’abitato. In quella meridionale si può visitare il colombarium, tomba familiare di epoca romana. A più riprese sono stati rinvenuti elementi da collegare a un Teatro.

L’Antiquarium

Annesso al Parco archeologico, l’Antiquarium intitolato all’archeologo messinese Giacomo Scibona, custodisce alcuni dei reperti rinvenuti nel corso degli scavi. Il percorso espositivo che comprende anche supporti didattici e informativi, si snoda in due sale dedicate alla città e alle necropoli. Di particolare pregio la statua che un ricco liberto dedicò a Cerere nel II-III sec. d.C., rinvenuta nell’agorà. E poi, capitelli, protomi leonine, stucchi, una statua femminile acefala (II sec. d.C.) e una di Artemide cacciatrice (III sec. a.C.). Di grande importanza è il lapidarium con numerose targhe epigrafiche greche e latine, pubbliche e onorarie. Fra queste, quella che celebra la battaglia navale fra Halaesa ed altre città (II-I sec. a.C.); la dedica al figlio di un ricco cittadino (II-I sec. a.C.), Apollodoro Lapirone, ricordato anche da Cicerone. Ben 60 iscrizioni che testimoniano l’importanza di Halaesa Archonidea nel novero delle città di epoca greco-romana. Il pregio di questo corpus epigrafico è attestato dall’interesse che sin dal XVI sec. gli hanno riservato numerosi studiosi come lo spagnolo A. Augustin (1559-60) l’austriaco G. Gualtherus (1623) e il Principe di Torremuzza (XVIII sec.).

Info:

98079 Tusa, località Santa Maria delle Palate (ME)

0921334531

www.regione.sicilia.it

parco.archeo.nebrodi@regione.sicilia.it

(foto dalla pagina facebook ARCHEOLOGIA DEI NEBRODI a cura di Francesco Collura)

Halaesa Arconidea
98079 Tusa ME