

Le sentinelle del mare
Nel XVI secolo il pericolo delle continue scorrerie turchesche fece sì che, dietro sollecitazione del Vicerè Marcantonio Colonna (1577-1582), il Parlamento siciliano nella seduta del 9 aprile 1579 stabilì di stanziare dei fondi per l’edificazione di nuove torri, il restauro e il riattamento delle esistenti e l’organizzazione dei torrari che vi dovevano risiedere. Nascevano, così, le torri di avvistamento nelle coste della Sicilia.
Il primo progetto di fortificazione della costa siciliana per la difesa delle attività produttive e commerciali dalle scorrerie dei pirati, con un sistema di torri delle città costiere, fu redatto dall’architetto senese Tiburzio Spannocchi per incarico del Vicerè di Sicilia, Marcantonio Colonna, dal 1577 al 1579. Un secondo progetto fu affidato al capitano Giovan Battista Fresco e, quindi, all’ architetto fiorentino Camillo Camilliani, per ordine della Deputazione del Regno di Sicilia, nel 1583-84. Abitavano in permanenza nelle torri 3 torrari che scrutavano continuamente il mare e, per ogni nave corsara avvistata, dovevano fare segnalazioni di fumo tramite padelloni in ferro dove bruciavano fascetti di fieno o erica bagnati di acqua e di bitume, se era giorno, e con un fuoco (“fano”, dal greco) se era notte. Il “torraro”, se la morte non sopraggiungeva tragicamente prima, chiudeva i suoi giorni nella torre in cui era in servizio, praticamente a tempo indeterminato. Il sistema delle torri costiere concluderà, definitivamente, il compito di avvistamento e difesa per il quale era nato, a partire dalla conquista francese di Algeri nel 1830 che allontanò per sempre il pericolo barbaresco.
Il mobilio che componeva l’arredo della torre era quanto di più spartano ci potesse essere perché, statuivano le “Ordinazioni” del 1594-95, “[…] fra le altre provisioni la deputazione terrà nella detta torre due letti forniti per uso d’essi guardiani, disconterossi della paga loro due tarini al mese a ciascheduno di loro per fitto di tali letti”: perciò, solo due brande perché il terzo uomo si presumeva dovesse stare sempre all’erta e non dormire, a turno, e, l’uso degli stessi giacigli, addirittura pagato con le trattenute sullo stipendio!
Nelle 304 tavole disegnate da Camillo Camilliani per illustrare la sua “Descrittione delle marine del regno di Sicilia…”, ritrovate da Marina Scarlata presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, sono in massima parte rappresentate torri a pianta quadrata da costruire ex-novo. Le loro tipologie architettoniche sono distinte in tre categorie: torre parallelepipeda regolare a base quadrata; torre parallelepipeda regolare a base quadrata tronco-piramidale; torre interamente scarpata a piramide tronca e pianta quadrata. L’architettura delle nuove torri non presentava elementi decorativi, badandosi esclusivamente alla sua funzionalità. Lo sviluppo in altezza comprendeva tre elevazioni: la base, il piano della guarnigione, la terrazza di copertura. Il primo piano composto da un unico vano a pianta quadrata, era destinato al soggiorno della guarnigione e vi si accedeva dall’esterno mediante scala retrattile in legno o in corda essendo privo di aperture, per esigenze difensive, il piano terra. Il terrazzo era protetto da un basso parapetto di rilevante spessore murario, generalmente con tre troniere rastremate a bocca di lupo per la collocazione delle artiglierie in direzione del mare.
TORRE DI CONTRADA PALAZZO AD ORTO LIUZZO
Sorta con un piccolo agglomerato di edifici al servizio delle attività agricole, controllava il litorale tirrenico e, al tempo stesso, serviva come prima difesa in caso di sbarchi turcheschi. Fu rimaneggiata nell’800 per essere adattata ad abitazione.
TORRE DI TARANTONIO
Dominante la foce del torrente Tarantonio, dalla pianta circolare del basamento superstite in pietrame grossolanamente squadrato cementato da tenace malta, è possibile desumere le sue origini medievali.
TORRE DI MARMORA O DELL’EBREO
Indicata come “Torre dell’Ebreo”, sorge nelle vicinanze della foce del torrente Marmora e fu modificata, probabilmente verso la fine del sec. XIX, per essere adattata ad abitazione.
TORRE BENINI
Detta anche “Castelluccio”, domina il Casale messinese di Salice e il litorale tirrenico. Date le piccole dimensioni, la sua funzione era esclusivamente di vedetta.
TORRE DI CAPO RASOCOLMO
TORRE MEZZANA O DI ACQUALADRONI
È riportata, con la denominazione di “Mezzana”, in alcune carte geografiche del secolo XIX. La sua tipologia è da inquadrare in quella delle più modeste, presidiate da due soldati e che fungevano quasi esclusivamente da punto di avvistamento.
TORRE BIANCA O MAZZONE”
È simile nella forma tronco-conica e nella composizione architettonica a quella esistente sul lungomare di Ganzirri, oggi interna al tessuto urbano. È da presumere che l’originaria torre, forse di fondazione pre-rinascimentale, sia stata radicalmente modificata adottando la tipologia delle cosiddette “Torri Martello” (le “Martello Towers”) che furono erette lungo la costa meridionale inglese, nel corso delle guerre napoleoniche, per prevenire eventuali sbarchi francesi dal 1805 al 1812. Tutto ciò si evince dall’anno 1811 che è stato graffito sul muro della torre Mazzone, a colpi di baionetta, da un oscuro soldato inglese.
TORRE “SARACENA”
A chi percorre il lungomare che attraversa l’abitato di Ganzirri appare improvvisamente e massiccia a sbarrare la strada: è la cosiddetta torre “Saracena” a pianta circolare (diametro di circa 15 metri) con due ampi ambienti sovrapposti e comunicanti tra loro mediante una botola. La sua somiglianza con le “Torri Martello” farebbe propendere per un globale rifacimento di una struttura più antica, forse medievale, da parte degli inglesi agli inizi del sec. XIX.