Chiesa Gesù e Maria delle Trombe

Il Bambinello di cera che ha pianto

Chiesa Gesù e Maria delle Trombe - Messina

Scampata in parte al terremoto del 28 dicembre 1908, la piccola chiesa custodisce un pregevole Bambinello in cera, protagonista di un evento miracoloso che ha lasciato testimonianza scritta negli atti del processo canonico che sancì l’autenticità del prodigio.

La Chiesa e le opere d’arte

Sulla via San Giovanni Bosco a Messina sorge una piccola chiesa barocca intitolata a Maria e Gesù delle Trombe, così chiamata per le vicine, antiche tubazioni del civico acquedotto, dette volgarmente “trombe”. Fatta costruire nel 1626 da Padre Antonio Fermo da Gesso, era decorata con marmi, stucchi e cornici; aveva anche Oratori e due Cappelle per lato, due delle quali erano più grandi della navata centrale. Tutto questo andò distrutto con il terremoto del 1908, e, la sua ricostruzione, ebbe inizio nel 1918 ridimensionando notevolmente la pianta, tanto che oggi si presenta con un’unica navata. La chiesetta ha l’altare maggiore in stile barocco a tarsie marmoree policrome, sovrastato da una nicchia coronata da una testina d’angelo. Si conserva anche un prezioso confessionale in legno scuro massiccio del ‘600. Fra i dipinti, “Gesù davanti a Pilato” di Luigi Velpi (sec. XVIII); “Cristo coronato di spine” (ignoto, sec. XVII); “S. Ignazio di Loyola” e “San Filippo Neri” di Giuseppe Paladino. Ma l’opera più preziosa che si conserva in una teca con portello in rame zecchinato, realizzata dall’argentiere messinese Francesco Juvarra verso il 1730, è un Bambino Gesù in cera, detto "delle Lacrime".

LO SAPEVI CHE?

Nel 2012, in occasione delle celebrazioni del terzo centenario della lacrimazione del Bambin Gesù in cera, è stata collocata un’icona in terracotta all’angolo tra via Romagnosi e via della Munizione. Realizzata dallo scultore Salemi di Savoca, rappresenta il miracoloso Bambinello ed è rivolta in direzione del luogo dove prima del sisma del 1908 sorgeva la chiesa di S. Gioacchino Sacra Betlemme dove all’interno si custodiva la prodigiosa statuetta.

Padre Domenico Fabris e la devozione verso il Bambin Gesù

I messinesi da sempre hanno avuto una grande devozione per il Bambin Gesù, tanto che era consuetudine tenere nelle case dei Bambini di cera, opere di artisti specializzati, alcuni celebri come Giovanni Rossello che, lavorando esclusivamente Bambini di cera, venivano intesi “Bamminiddhari”. Don Domenico Fabris, in particolare, nutriva profonda devozione verso il Santo Bambino al punto da mandare a Betlemme ricchi doni. Era il 1707 quando gli “Umili Servi del SS. Sacramento” della chiesa di San Gioacchino Sacra Betlemme fecero richiesta all’Ordinario Diocesano di nominare cappellano della loro chiesa il Padre Fabris. Passano quattro anni e, il 1711, i confrati decidono di allargare la piccola sagrestia della chiesa; acquistano quindi per 200 scudi una piccola costruzione ad essa adiacente ma il Padre Fabris riesce a modificarne il progetto e ottiene di far sorgere un Presepe ed un Oratorio dedicato al Santo Bambino. Per la costruzione della grotta viene chiamato Placido Paladino, coadiuvato da Tommaso Rumbolo e da Matteo Sofia; gli affreschi della volta dell’Oratorio vengono eseguiti dal pittore Tuccari e una gloria di angeli viene collocata sulla grotta, opera del Filocamo.

Il Bambinello di cera che ha pianto

Giovanni Rossello modella in cera e stucco tre pastori e le figure di San Giuseppe, di Maria e del Bambino. Si stabilisce di inaugurare Oratorio e presepe il 25 febbraio 1722, però, la statuetta del Bambinello commissionata al Rossello non è ancora pronta e allora Padre Fabris decide di utilizzare la statuetta in cera che tiene in casa, realizzata a Palermo nel 1662. Si accorge però che ha un ditino rotto per cui decide di farlo saldare dal Rossello, poi incarica il Canonico Domenico Rizzo di preparare una culla di fiori. Alle ore 20 di martedì 23 febbraio 1712 il Canonico Rizzo prende il Bambinello e comincia ad esaminarlo accuratamente quando, improvvisamente, strabuzza gli occhi e con un certo timore ne avvicina la testa alla luce del lume per vedere meglio: non v’è alcun dubbio, il Bambinello sta piangendo! Viene subito avviato un processo canonico che acquisisce testimonianze e, l’11 novembre 1712, l’arcivescovo Giuseppe Migliaccio, col parere del Tribunale Ecclesiastico, dichiara che le lacrime sgorgate dagli occhi della statuina sono vere e miracolose. Da questo momento il Bambinello continuerà a piangere, ad intervalli, fino al 13 marzo del 1723, cioè, per 11 anni e 20 giorni.

Chiesa Gesù e Maria delle Trombe - Bambinello Padre Fabris
Via S. Giovanni Bosco, 98122 Messina ME