

Un’antica tradizione di divertimento
Gli apparati scenici del Carnevale Messinese erano caratterizzati dai “carri” allegorici e floreali che avevano precedenti illustri nelle “machine” festive seicentesche e settecentesche.
In passato le feste di carnevale a Messina avevano inizio dopo il 5 febbraio, per un voto fatto dIn passato le feste di carnevale a Messina avevano inizio dopo il 5 febbraio, per un voto fatto dalla cittadinanza dopo il terremoto del 1783 avvenuto, appunto, in quel giorno e in quel mese. Lo stesso voto fu poi rinnovato dopo il sisma del 1894. Si dava avvio ai giorni del “festino” con i “ciuri di pipi” (fiori di pepe) dove poeti improvvisati vestiti di un camice bianco e di pantaloni dello stesso colore, con in testa un berretto bianco dal quale pendevano lunghi nastri rossi, andavano girando per Messina di bottega in bottega. Accompagnandosi con suonatori di chitarra e violino, cantavano le lodi – ma non sempre – dei padroni di casa, iniziando le strofe musicali con l’evocazione di un fiore. Fra le maschere che si vedevano in città, quelle di “’Nofriu”, “Peppi Nappa”, il “mortu chi porta ‘u vivu” (morto che porta il vivo), una sola persona vestita di bianco con maschera nera dove, da sotto al busto, usciva la schiena curva di un fantoccio dalle grandi dimensioni e con la faccia cadaverica che dondolandosi dava l’illusione di recare sulle spalle il vivo. Il Carnevale Messinese con la sfilata dei carri allegorici e floreali nacque nel 1956 e si protrasse fino agli ’70alla cittadinanza dopo il terremoto del 1783 avvenuto, appunto, in quel giorno e in quel mese. Lo stesso voto fu poi rinnovato dopo il sisma del 1894. Si dava avvio ai giorni del “festino” con i “ciuri di pipi” (fiori di pepe) dove poeti improvvisati vestiti di un camice bianco e di pantaloni dello stesso colore, con in testa un berretto bianco dal quale pendevano lunghi nastri rossi, andavano girando per Messina di bottega in bottega. Accompagnandosi con suonatori di chitarra e violino, cantavano le lodi – ma non sempre – dei padroni di casa, iniziando le strofe musicali con l’evocazione di un fiore. Fra le maschere che si vedevano in città, quelle di “’Nofriu”, “Peppi Nappa”, il “mortu chi porta ‘u vivu” (morto che porta il vivo), una sola persona vestita di bianco con maschera nera dove, da sotto al busto, usciva la schiena curva di un fantoccio dalle grandi dimensioni e con la faccia cadaverica che dondolandosi dava l’illusione di recare sulle spalle il vivo. Il Carnevale Messinese con la sfilata dei carri allegorici e floreali nacque nel 1956 e si protrasse fino agli ’70.
Un apparato suggestivo e originale del Carnevale Messinese era il pupazzo rappresentante Re Carnevale che la notte di martedì grasso moriva avvolto dalle fiamme. La pantomima prevedeva moglie e parenti che lo piangevano ormai in fin di vita, un medico che gli estraeva dalla pancia metri e metri di salsiccia e infine il rogo mentre si levava alto l’ultimo canto in suo onore.
Deve il suo nome all’unione di Peppi (Giuseppe) e Nappa (toppa cucita sui pantaloni per rammendarli, in dialetto siciliano) e si affermò in Sicilia fra ‘600 e ‘700. Tra le scenette più antiche nelle quali è presente, il Lazzo del lavaggio dei vestiti (Napoli, 1610) e il Lazzo dello svenimento per sonno (Parigi, 1688). Incerta è la sua origine, probabilmente legata alla “Commedia dell’Arte”, come incerto è il luogo di nascita (Palermo o Messina o Trapani). Di origini povere (cui allude appunto la toppa, la pezza cucita sui pantaloni), goloso, stupido, dormiglione, pigro ma capace di imbastire agitate danze e salti, il suo regno è la cucina dove può sfogare la sua passione per il mangiare. Chiamato anche Beppe, indossa una casacca con le maniche lunghe e grandi bottoni dove sono nascoste le mani e calzoni azzurri o verdi, gorgiera al collo e un cappellino a cono di feltro bianco. Peppi Nappa, negli anni ’50 del Novecento, è stato adottato come maschera nel carnevale di Sciacca di cui è divenuto simbolo, apre il corteo dei carri e a conclusione delle feste viene bruciato in piazza mentre la gente gli danza intorno col sottofondo musicale.
Dopo anni che non si teneva più, a partire dal 2019 il Carnevale Messinese è ritornato in città con una manifestazione dal titolo di “U Cannaluvari Missinisi – Il più bel Carnevale dello Stretto”. Sei giorni intensi da giovedì al martedì grasso scanditi da concerti carnascialeschi; sfilate di carri; carnevale dei piccoli con spettacoli di animazione di trampolieri, giocolieri, mangiafuoco e distribuzione di zucchero filato; eventi sportivi; sfilate di gruppi in maschera; degustazioni del dolce tipico carnevalesco messinese, la pignolata; animazioni in maschera di danze con la partecipazione delle scuole di ballo messinesi; spettacoli e animazione con gruppi musicali. Tra gli eventi, di grande interesse lo spettacolo teatrale dedicato alla tradizionale maschera di Peppe Nappa nella Chiesa di Santa Maria Alemanna, servo sciocco che è stato interpretato da Gabriella Zecchetto accompagnata dagli attori dell’Accademia On Stage. Lo spettacolo dal titolo “Bentornato Peppe Nappa!” si inserisce nel progetto “Il Volto e la Maschera”, curato dal Museo cultura e musica popolare dei Peloritani e prodotto dall’associazione culturale Kiklos.