Il Castello di Spadafora

Da originaria torre medioevale a settecentesca residenza nobiliare

Castello di Spadafora

Oggi il Castello, di proprietà della Regione Siciliana, è tornato a nuova vita dopo i restauri della Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina, e ancor più per essere al centro di numerosi eventi culturali che vedono impegnati l’Amministrazione comunale di Spadafora e la “Pro Loco”.

La Storia

Quando, intorno al 1583-84, l’architetto fiorentino Camillo Camiliani viaggia per i litorali della Sicilia in compagnia del capitano Giovan Battista Fresco per accertare l’esistenza di torri di avvistamento, quelle da riadattare e quelle da costruire ex-novo, su ordine della Deputazione del Regno di Sicilia, la zona costiera di Spadafora è probabilmente ancora spopolata. Non esiste un nucleo urbano e l’unico complesso edificato di una certa importanza è costituito da una torre difensiva con annesso fondaco (il fondaco, dall’arabo “funduq”, era un posto di sosta e ristoro per viandanti e carrettieri, ubicato lungo le grandi vie di comunicazione e di attraversamento del territorio). A quell’epoca esisteva solo il feudo di San Martino, già agglomerato urbano ben definito in epoca sveva e acquistato nel 1457 da Federico Spadafora. Bisognerà arrivare al 1757, con Guttierez (Gualterio) Spadafora Ruffo, per veder sorgere la “Terra di Spadafora”, su un territorio distinto dal marchesato di San Martino e con una propria caratterizzazione urbanistica e conformazione fisica (Vito Amico, infatti, che scriveva nel 1757, definiva Spadafora “piccola terra […] di recentissima fondazione”).

LO SAPEVI CHE?

Spadafora o Spatafora è una nobile famiglia siciliana della quale si hanno le prime notizie a partire dal 1230. La famiglia era originaria di Bisanzio e il cognome Spadafora deriva dal fatto che agli importanti esponenti della famiglia era concesso l’antico privilegio di tenere la spada sguainata davanti all'Imperatore, da qui, il blasone araldico.

La Torre

La torre difensiva, forse sorta alla fine del Quattrocento e voluta dagli stessi Spadafora per controllo della marina e protezione di uno spazio di lavoro e di sbarco per i commerci, che il Camiliani rileva e riporta in un disegno manoscritto facente parte di una serie di 304 tavole ritrovate a Torino da Marina Scarlata, era il nucleo centrale del Castello di Spadafora, bastionato con baluardi angolari in seguito a posteriori trasformazioni. Nelle tavole eseguite da Camillo Camiliani, unite al libro II della sua “Descrittione delle torri marittime del regno già fatte, e di quelle, che di nuovo convengan farsi […]”, un disegno rappresenta la torre a pianta quadrangolare di Spadafora in vista assonometrica, contornata dalle basse strutture del fondaco con copertura a falda e porticato antistante che ne connota ancora meglio la funzione. Sulla sommità della torre, l’architetto toscano disegna in tratteggio la sua proposta di variante: l’ampliamento in altezza con l’inserimento di due garitte angolari provviste di feritoie. Tali strutture avevano, con ogni probabilità, la funzione di proteggere il torraro quando accendeva i fuochi di segnalazione di avvistamento o sbarchi di navi turche.

Il Castello

Sugli spigoli della medievale torre difensiva vennero innestati, così, quattro bastioni scarpati, anacronistica applicazione tardiva di quel sistema “bastionato italiano” che ebbe la massima diffusione nell’architettura fortificata del primo Cinquecento. Baluardi con la caratteristica forma a cuneo e con due facce sporgenti rettilinee il cui compito era quello di dividere le forze nemiche d’assalto e deviare i proiettili dell’artiglieria pesante. Ma, nel Castello di Spadafora, essi perdono quasi completamente questa funzione difensiva, divenendo semplici elementi decorativi. Risulta, così, chiara l’evoluzione morfologica del Castello di Spadafora: un’originaria torre medievale con fondaco a pianta quadrata, riadattata dal Camiliani per la difesa e la segnalazione costiera alla fine del Cinquecento, ulteriormente fortificata con l’aggiunta di bastioni nel secolo successivo, trasformata infine in residenza nobiliare nel Settecento, forse da quello stesso Guttierez Spadafora la cui insegna araldica campeggia nello stemma che sormonta il portale bugnato d’ingresso al castello, a testimoniare la supremazia di una famiglia dalle antiche ed alte tradizioni nella nuova “Terra di Spadafora”.

Castello di Spadafora
Via Umberto I, 59, 98048 Spadafora ME