

Magnifico Tempio all’ombra dei Normanni
Svetta nel punto più alto del Borgo in posizione dominante sull’abitato, adiacente alle mura di fortificazione e a quanto resta del castello eretto nel XII secolo di cui si conserva, delle 17 torri, quella denominata "Torre del palombaro".
Borgo che sorge a 157 metri s.l.m., Siculi e Ausoni (XIII - XII secolo) occuparono una porzione di territorio denominata "Epacten", dal greco, “presso le acque - fra le acque - sulla sponda”, successivamente soggetta ai Greci, Romani e Bizantini. Le prime notizie storiche che testimoniano la sua esistenza risalgono al 1094, quando il normanno Gran Conte Ruggero d’Altavilla vi fondava il monastero benedettino del SS. Salvatore. A Patti si ritirò la regina Adelasia, rimasta vedova di Ruggero e madre di Ruggero II°, primo re di Sicilia, dove morì nel 1118 e fu sepolta, per suo desiderio, in una cappella del monastero. Oggi la sua sepoltura si trova nella Cattedrale in un sarcofago rinascimentale. Nel 1131 fu eretta la diocesi di Patti che, nel 1312, fu una delle 42 città demaniali siciliane, dipendente direttamente dalla corona. Nel 1544 fu attaccata e saccheggiata dal pirata algerino Ariadeno Barbarossa che la incendiò per essere, poi, ricostruita con mura possenti. Il 18 luglio 1860 Garibaldi sbarcò a Patti, accolto dal sindaco Giovan Battista Natoli Calcagno e dai rappresentanti dei comitati rivoluzionari e il 9 febbraio 1862 venne istituito il tribunale e una sezione della corte di Assise.
La vedova del Gran Conte Ruggero, Adelasia del Vasto, il 25 marzo 1109 scrisse una lettera da Messina, in protezione del Monastero di San Filippo di Fragalà a Frazzanò. La missiva, scritta in greco e arabo su carta bambagina araba, è il documento in carta più antico esistente in Europa.
La Basilica Cattedrale di San Bartolomeo venne fondata il 6 marzo 1094 per volontà del Gran Conte Ruggero d’Altavilla, dopo che questi nel 1082-83 aveva fondato il monastero benedettino del SS. Salvatore, all’interno della cinta muraria adiacente il castello. Nel 1251 è documentata la sosta in Cattedrale della salma di Federico II di Svevia, morto in Puglia il 13 dicembre 1250, durante il viaggio di rientro, prima di essere seppellito a Palermo. Fu ricostruita dopo i gravi danni subiti nel terremoto della Val di Noto dell’11 gennaio 1693 mantenendo l’antica facciata. Il Campanile, alto 30 metri, fu realizzato nel 1588 e nella facciata svevo-federiciana (secoli XIII-XIV) a due ordini con decorazione lavica che insieme agli inserti di candido marmo delle cornici e del reticolo, creano un finissimo effetto cromatico, spicca il Portale in stile gotico con colonne che reggono capitelli con figure zoomorfe. L’ ingresso meridionale è costituito da un Portale del 1742 e all’interno, nella controfacciata, sono visibili gli antichi conci della struttura. Nella lunetta superiore spiccano un'aquila imperiale con stemma e stucchi festonati che ornano due ovali affrescati con figure di santi.
La Basilica Cattedrale custodisce importanti opere d’arte, fra le quali il dipinto "Adorazione dei Pastori" attribuito al pittore fiammingo Guglielmo Borremans (1725); un Crocifisso ligneo del 1500 inserito in un ricchissimo reliquiario del XVIII secolo; l’Organo del 1758 attribuito ad Annibale Lo Bianco; il dipinto “S. Bartolomeo in atto di offrire alla Vergine lo strumento del martirio, il coltello, e porgere la sua pelle”, del pattese Francesco Nachera (1848); la Cappella di Santa Febronia (1760), patrona e concittadina di Patti. Nell’abside maggiore è custodita una pregevole statua marmorea della "Vergine col Bambino" (1500) del carrarese Antonio Vanella che reca l'incisione autografa "hoc opus fecit M. Ant. Vanelli Paomi", affine alla rinomata bottega di Domenico e Antonello Gagini. Il Coro ligneo è del sec. XVIII. Di grande importanza il Sepolcro della Regina di Sicilia Adelasia del Vasto del 1557 in stile rinascimentale, la Tavola "Madonna col Bambino" attribuita ad Antonello da Saliba nipote di Antonello da Messina (1531) e, in Sacrestia, il ritratto del Gran Conte Ruggero del sec. XVII con la scritta “vera effigies Magni Comitis Rogerii Normanni”.