Farmacia cinquecentesca di Roccavaldina

L’antica bottega dello “speziale”

Farmacia cinquecentesca di Roccavaldina

Nella ricca e unica collezione di vasi di farmacia del secolo XVI si fondono armoniosamente nelle decorazioni mitologia e storia, religione cristiana e paganesimo. 

Farmacia cinquecentesca di Roccavaldina

La Farmacia

Risale al 1580-81 l’epoca in cui nella bottega di Mastro Antonio Patanazzi di Urbino vennero modellati i vasi da farmacia che compongono questa ricca e pregiata collezione. Si deve al committente Cesaro Candia, il cui stemma si trova dipinto su tutti i vasi e il nome in molti degli albarelli grandi e medi, la realizzazione di questo prezioso e completo corredo. Probabilmente il Candia era un commerciante messinese che acquistava i vasi ad Urbino e li rivendeva in Sicilia. Nel 1620 l’intera collezione fu acquistata in un’asta pubblica a Messina da un abitante di Roccavaldina, Don Gregorio Bottaro, che la pagò 400 onze da un mercante, tale Francesco Benenato. Il Bottaro, nel 1628, donò il tutto alla locale Confraternita del SS. Sacramento con l’impegno di dare i farmaci gratuitamente ai poveri (al centro della scaffalatura lignea frontale seicentesca si trova, appunto, un dipinto raffigurante l’Ostensorio del SS. Sacramento). A sua volta la Confraternita affittò la Farmacia a diversi erboristi fino all’ultimo, Vittorio Bottaro Anastasi. Nel 1900 il corredo passò all’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza) e restaurato a Faenza fra il 1966 e il 1967, dal 1979 è di proprietà del Comune di Roccavaldina.

LO SAPEVI CHE?

La Farmacia di Roccavaldina, per numero di vasi, è la seconda al mondo dopo quella che si trova nella Santa Casa di Nazareth a Loreto, composta da 468 pezzi eseguiti dai Fontana che erano imparentati con i Patanazzi.    

Antonio Patanazzi da Urbino

I Patanazzi erano una famiglia di maiolicari attivi ad Urbino tra la fine del secolo XVI e gli inizi del XVII. Antonio, l’autore dei vasi di Roccavaldina, teneva una sua bottega già nel 1540 ma è solo a partire dal 1580 che appaiono vasi a lui ascrivibili perché recanti dipinto il suo nome. Rimasto orfano in età giovanile, fu preso come apprendista a bottega dagli zii Nicola da Urbino e Guido Durantino Fontana, entrambi capi-bottega. Nel 1540 sposò Pantasilea, figlia del vasaio Federico di Giannantonio, e aprì la sua bottega. Non si hanno molte notizie di lui e della sua attività, tranne per alcuni documenti datati 1562 e 1564, relativi a committenze. Muore il 24 maggio 1587 e quindi, la produzione dei vasi di Roccavaldina, è una delle ultime. Le sue opere firmate conosciute sono soltanto tre: un vaso a grottesche di cui non si conosce l’attuale collocazione e che si trovava nella collezione Spitzer, sul cui basamento è la scritta “M° ANTONI.PATANAZ.VRBINI.1580”; uno proveniente dalla Farmacia di Roccavaldina e oggi nel Museo internazionale delle ceramiche di Faenza con la scritta sul basamento ”M° ANT O/NI. / PATAZ/I / VRBINI./.1580” e il terzo conservato nella Farmacia di Roccavaldina.

I vasi

La collezione si compone di 238 vasi realizzati nella Bottega di Mastro Antonio Patanazzi ad Urbino: un’anfora, infatti, sulla base triangolare reca la dicitura “M° ANTO / NIO / PATAN / AZI. VRBINI / 1580”. Il corredo è formato da albarelli grandi, medi e piccoli, anfore, fiasche e brocchette e su molti di essi si trovano raffigurate scene mitologiche, storiche e bibliche e ispirate ai disegni per gli affreschi di Raffaello nelle Logge Vaticane. Non sono presenti descrizioni a commento delle scene e soltanto un albarello grande reca la scritta “COMO GIOVE SI CONVERSE IN TORO E RAPI’ UROPA”, con riferimento al ratto di Europa da parte di Giove trasformato in toro e la dicitura “ERCOLES” in un altro. Le ornamentazioni si rifanno alle decorazioni a “grottesche”, usate dagli allievi di Raffaello al punto di prendere il nome di “raffaellesche”. Vasi diversi da quelli del Patanazzi sono stati aggiunti successivamente e completano l’arredo della Farmacia mortai, un bilancino, degli alambicchi e dei filtri. Altri vasi della Farmacia di Roccavaldina prodotti da Patanazzi si trovano nel Museo Internazionale di Faenza, in Francia nel Castello d’Anet e nel Museo Duca di Martina alla villa Floridiana di Napoli.

Farmacia cinquecentesca di Roccavaldina
Via Umberto Primo, 1, 98040 Roccavaldina ME