

Un grande poeta, critico letterario e traduttore messinese
"Insieme uscimmo, ed io, mettendomi al suo sinistro fianco, gli offersi il mio braccio. Egli lo prese con vivace disinvoltura dicendo queste parole che non ho mai dimenticate: Je m'appuis sur votre jeunesse" (“Io mi appoggio sulla vostra giovinezza): questo il ricordo di Tommaso Cannizzaro di Víctor Hugo, con cui ebbe un rapporto di lunga e cordiale amicizia.
Nasce a Messina il 17 agosto 1838 da don Francesco, cancelliere e senatore della città e da Domenica Arena. A soli quattordici anni conosce il francese e la storia delle religioni e dal 1854 al 1857 segue corsi di filosofia, economia politica e diritto razionale, studi che perfeziona a Palermo, Napoli, Bologna e Roma. Torna a Messina appena in tempo per abbracciare il padre prima di morire, quel padre che aveva sognato per lui la carriera ecclesiastica o dell’avvocatura. S’immerge in studi continui e letture, specialmente di opere poetiche francesi nella cui lingua egli stesso compone poesie, ottenendo il plauso e l'ammirazione di Victor Hugo di cui diventerà uno degli amici più cari. Nel 1860 si arruola tra i “Cacciatori del Faro” partecipando all’impresa garibaldina e dal 1864 al 1908 si dedica intensamente all’attività poetica e letteraria pubblicando numerose opere. Solo e abbandonato da tutti (i sette figli erano morti ancora giovani, prima di lui), si spegne il 25 agosto 1921 e viene sepolto in una tomba modesta, presso l'ingresso principale del Gran Camposanto della sua città.
Tommaso Cannizzaro è stato il primo a tradurre in siciliano la Divina Commedia di Dante Alighieri, pubblicandola a Messina nel 1904. Il suo nome si trova tra i soci dell'Accademia di Francia, della Philosophical Society di Filadelfia, dell'Accademia di Coimbra, di quella di S. Luca di Roma, e di altre.
I suoi interessi spaziarono dalla letteratura alla filosofia, dalla ricerca scientifica alla poesia. Suo primo lavoro letterario fu un opuscolo in versi francesi, “La Voir”, pubblicato a Messina nel 1862. Fu prolifico autore di raccolte di poesie (“[…] Nei suoi versi ci colpisce una pensosa liricità quasi leopardiana, un profondo sentimento della natura”, Nino Falcone) fra le quali “Ore segrete” (1862), “Foglie morte” (1882) che suscitò l’entusiasmo di Ada Negri, “In solitudine” (1883), “Cianfrusaglie” (1884), "Epines et Roses" (1884), poesie scritte in francese, “Tramonti” (1892), “Uragani” (1892), "Vox Rerum” (Voce delle cose) dov’è raccolta la sua produzione poetica dal 1896 al 1899 (1900). Nel 1884 un editore boemo, il Prof. Jaroslav Vrchlický, raccolse molte poesie di Cannizzaro in un volume, col titolo “Výbor básní–Tom. Cannizzaro” (Praga 1884). Ammirato da Victor Hugo e da Giosuè Carducci con i quali era anche in contatto epistolare, la sua poesia fu un anello di congiunzione tra la cultura mediterranea siciliana e quella europea, non disgiunta dall’impegno sociale e umano.
Da autodidatta, Tommaso Cannizzaro apprese il russo, il persiano, lo svedese, il boemo, il danese, lo svedese, l’ungherese e si perfezionò nel francese, nell’inglese, nello spagnolo, nel tedesco e nel portoghese. Ciò gli servì nella sua attività di traduttore favorendo anche i rapporti epistolari con autorevoli letterati europei, Víctor Hugo, Antero de Quental, Menéndez Pidal, Carolina Michaèlis, Leite De Vasconcellos, Frédéric Mistral. Fu il primo a tradurre dallo spagnolo Il Poema del Cid nel 1907 e dal francese Les Orientales di Victor Hugo di cui diverrà anche grande amico e che spesso lo inviterà sia pranzo che a cena nella sua casa di Guernessay, accolto affettuosamente da tutta la famiglia dello scrittore francese. Fra le sue traduzioni, La mia Visita a E. Sanson boia di Parigi (dal francese di E. Marquand); Fiori d'Oltralpe da varie lingue antiche e moderne; Sonetti completi di Arthero de Quental, dal portoghese; Carlos de Lemos. Georgica (dal portoghese); Dalle Folhas Caidas di Almeida Garrett (dal portoghese); Cinquanta sonetti di L. Camoens (dal portoghese); Il Gran Marchese (dal portoghese di Macedo Papanca Conte di Monserraz); Hávamál, poema tradotto dall'Edda Antica.