

Capolavoro di scultura tardo-barocca
Il 6 novembre 1686 fu solennemente inaugurata la fortezza della Cittadella, di cui la “Porta Grazia” era uno degli accessi e in tale occasione venne issato lo stendardo reale accompagnato dagli spari di tutta l’artiglieria. Per la sua costruzione furono spesi 673.937 scudi e un intero quartiere, dove abitavano 8.000 persone, fu completamente raso al suolo.
Dopo la fallita rivolta antispagnola iniziata da Messina, alleata con la Francia, il 7 luglio 1674 e conclusa il 17 settembre 1678 con le trattative di pace tra Francia, Spagna e la sua alleata Olanda, a Nimega, il 5 gennaio 1679 giungeva in città il nuovo Vicerè Don Francesco Benavides, conte di S. Stefano. Il giorno dopo egli avviava una ferocissima restaurazione con un proclama, nel quale, si elencavano tutte le soppressioni cui andava soggetta la ribelle città, fra queste l’abolizione del Senato, della Zecca, del Porto franco e la chiusura dell’Università. Il Palazzo Senatorio in piazza Duomo viene abbattuto e sulla nuda terra viene fatto passare l’aratro seminandovi sale, mentre, sulla penisoletta di San Raineri, veniva iniziata la costruzione della Cittadella, materializzazione della “longa manus” spagnola. L’architetto fiammingo Carlos de Grunenbergh, incaricato di progettarla, pensò ad una fortezza con pianta pentagonale bastionata agli angoli che presentava l’innegabile vantaggio di essere totalmente staccata e isolata dalla città, quindi strategicamente più funzionale. Inoltre, consentiva l’assoluto e completo controllo del porto e della città stessa.
La fortezza era ritenuta inespugnabile ed infatti, in tutta la sua esistenza, subì tre sole rese non dovute peraltro ad assalti: agli Spagnoli nel 1718; alle armate di Carlo di Borbone nel 1735 ed infine, quella del 12 marzo 1861 alle truppe italiane comandate dal generale Cialdini.
Sostanzialmente, la pianta radiocentrica pentagonale adottata per la Cittadella di Messina non era un’assoluta novità per quei tempi, rappresentando il tipo canonico molto usato nelle fortezze della seconda metà del Cinquecento in Europa, fra le quali, sono da ricordare quelle di Outreau (1542); Nancy (1556); Torino (1560); Pamplona (1560) di Giacomo Palearo; Anversa (1566) di Francesco Paciotto; Varadino (1569) e Agria (1572). Circondata dall’acqua per tutto il suo perimetro e ulteriormente rafforzata sui fronti nord e sud da due “rivellini” (bastioni a cuneo avanzati), recintata d’alte mura e da larghi fossati comunicanti col mare che la circondavano per tutto il suo perimetro, accessibile soltanto per mezzo di ponti levatoi, la fortezza sintetizzava magistralmente i dettami dell’architettura militare del secolo precedente. E, nei cinque bastioni emergenti (“Norimberga”, “S. Carlo”, “S. Francesco”, “S. Stefano” e “S. Diego”) veniva ulteriormente ribadita l’affermazione del “sistema bastionato italiano” quale diretta conseguenza dell’avvento delle artiglierie che avevano già fatto tramontare, per sempre, la difesa medievale cosiddetta “all’arma bianca”.
In Piazza Casa Pia si trova la monumentale “Porta Grazia” che costituiva l’ingresso principale della Cittadella. L’arco è ornato da grotteschi e minacciosi mascheroni in marmo nella chiave di volta e nelle due mensole laterali che reggevano il ponte levatoio, mentre tutto il resto è in pietra calcarea. Due pilastri alternati a blocchi lisci affiancano la porta e si concludono con capitelli arricchiti da ghirlande, festoni e testine, con due finestre ottagonali laterali. Il riquadro sopra l’arco accoglieva una targa datata 1681, caduta durante il terremoto del 1894. L’architettura imponente e massiccia della Cittadella non si abbandonò a concessioni estetiche concentrando invece, in maniera eclatante, tutta la variegata ed esplosiva tipologia decorativa nei portali con le caratteristiche decorazioni a spirali, chiocciolette di gusto spagnolesco eseguite dai maestri Biundo, Amato e Viola, già noti nel panorama artistico del tempo come “lapidarum incisores messanenses”. Esemplare in tal senso, nella sua magniloquenza formale e compositiva, è appunto “Porta Grazia”, così denominata perché ubicata nello stesso posto in cui sorgeva il demolito convento di S. Maria della Grazia, dal 1961 sistemata in piazza Casa Pia.
foto di Roberto Principato