Il castello Ruffo a Scaletta Zanclea

Maniero demaniale di Federico II di Svevia

Il castello Rufo Ruffo di Scaletta Zanclea - foto tratta dal sito ufficiale del Comune di Scaletta Zanclea

Arroccato saldamente sul vertice inespugnabile di un rilievo roccioso caratterizzato da precipizi e scoscendimenti, difeso tutt’intorno da profonde vallate inaccessibili, il castello di Scaletta racconta ancora oggi storie di assedi, di nobili feudatari che signoreggiarono il sottostante borgo di Scaletta Zanclea. E la storia di una donna-guerriera che vi nacque intorno al 1240…

Il castello Rufo Ruffo di Scaletta Zanclea - Scudi araldici delle famiglie nobiliari nel museo (foto di Rosy Schiavo e Domenico Paternostro)

La Storia

Sorto nel 1220, Federico II di Svevia ne decretò l’inserimento nell’elenco dei “castra exempta”, quei castelli, cioè, i cui castellani erano nominati e destituiti esclusivamente dall’imperatore. Tale placet regale sancì il ruolo di notevole importanza strategica e militare che il Maniero rivestì nel complesso scacchiere fortificato federiciano, al punto da essere equiparato ai più grandi castelli siciliani e posto sotto il diretto controllo imperiale. Nel 1240 è concesso in custodia a Matteo Selvaggio, avo della baronessa Macalda di Scaletta che vi nacque verso il 1240, donna guerriera e spregiudicata. Nel 1271 Oddo de Martinville ottiene la rocca e durante l’occupazione angioina della Sicilia, nel 1282, Michelotto Gatta comandante degli angioini, in piena rivolta del Vespro, prima si asserraglia presso la fortezza di Scaletta e poi in quella di Matagriffone a Messina. Nel 1325, in conseguenza del nuovo ordinamento feudale che statuisce l’affrancamento delle costruzioni fortificate demaniali dall’autorità imperiale, il castello è concesso da Pietro II al primo barone di Scaletta, il cancelliere Pellegrino di Patti. Passerà poi, nel 1397, a Salimbene Marchese e quindi, nel 1672, agli ultimi proprietari, i Ruffo dei duchi di Bagnara.  

LO SAPEVI CHE?

Per quanto la pianta non sia esattamente rettangolare, il modello del castello di Scaletta ricalca i dongioni normanni di Paternò, Adrano e Motta S. Anastasia. Nel 1969 il principe della Scaletta Sigerio Ruffo lo donò al Comune di Scaletta Zanclea che lo ristrutturò rendendolo visitabile. 

L’Architettura

L’edificio è diviso in tre livelli e la muratura è composta da blocchetti di pietra calcarea non sbozzata e tenuta insieme da malta, esclusi i cantonali e le finiture decorative eseguiti con blocchi calcarei ben squadrati. Sul prospetto di nord-ovest vi è l’ingresso principale attraverso una porta ogivale che immette in ambienti coperti da volte a botte e a crociera. La sommità della fortezza ha un piano terrazzato, accessibile da una lunga scala a cielo aperto e sulla parete che guarda verso il mare si aprono due pregevoli finestre bifore coronate da ghiere ogivali con il classico sopralzo in pomice lavica nera (la terza bifora cadde nel terremoto del 1908), in corrispondenza del piano nobile, e due piccole monofore nel piano superiore. Gli ambienti del pianterreno servivano per gli armigeri e per il personale addetto alla difesa del castello; il superiore, rispondente al piano nobile, era destinato al castellano e alla sua famiglia; l’ultimo, piano ammezzato, accoglieva probabilmente la servitù. Oggi, nei diversi piani, sono soltanto rilevabili numerose gazene, armadi-nicchie murali, disimpegnanti l’ufficio di armadi, e, nel piano nobile, il taglio di un grande camino.  

Il Museo storico artistico del castello comunale "Rufo Ruffo"

Nel 1969 i figli del principe Rufo Ruffo, il principe Sigerio e la principessa Ludovica Ruffo, lo donarono al Comune di Scaletta Zanclea che successivamente, in sinergia con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina, avviò un attento restauro che fu ultimato nel 1986 con l'inaugurazione del Museo. Negli ambienti espositivi sono custoditi preziosi reperti fra i quali una ricca collezione di armi da guerra, spade, asce, alabarde, balestre ed elmi che documentano quella che era la difesa e l’offesa cosiddetta “all’arma bianca” in epoca medievale. Di notevole interesse sono le medaglie militari e i medaglioni religiosi, fra i quali anche i cosiddetti “medaglioni ombelicali” che venivano posti sugli ombelichi dei neonati e neonate una volta tagliato il cordone ombelicale e scongiurare così, secondo la credenza, l’insorgere dell’ittero. Completano l’allestimento documenti cartacei iconografici e araldici; scudi con le insegne delle famiglie nobiliari che si succedettero dal sec. XIII al XIX; una rara divisa di comandante generale delle truppe borboniche e reperti lapidei provenienti dal Museo Regionale di Messina e dall’associazione messinese “Amici del Museo” presieduta dal dott. Franz Riccobono.  

Telefono: 090 951494
Fax: 090 951239
Email: info@comunescalettazanclea.it
Sito web: http://www.comunescalettazanclea.it

(Foto di Rosy Schiavo e Domenico Paternostro e tratte dal sito ufficiale del Comune di Scaletta Zanclea)

Castello Rufo Ruffo di Scaletta Zanclea
Via Castello, 98029, Scaletta Superiore, ME