Patti-Policne, dalla civiltà greca a quella romana

La villa romana e i suoi splendidi mosaici

Villa romana di Patti Marina - Pavimento a mosaico

L’insediamento più antico di Patti si chiamava Policne, dal greco Πολίχνη col significato di “piccola città”, termina che nella Grecia antica non era generico ma designava quelle località prive di interesse strategico. Diventerà poi “Policne Epacten” e quindi “Epacten”, da cui “Patteni” e oggi Patti. La denominazione deriverebbe perciò dal greco Ἐπακτήν (presso le acque, fra le acque, sulla sponda). 

Villa Romana di Patti Marina. Particolare del pavimento a mosaico del triclinium

Alle origini della città di Patti

La storia più antica di Patti è indissolubilmente legata alla storia di Tyndaris fondata nel IV sec. a.C. e affonda le proprie radici, alla luce dei recenti scavi archeologici, all’VIII sec. a.C. Si trattava di un nucleo urbano già ben strutturato e a questo periodo, infatti, è da ascrivere la necropoli di Contrada “Monte”, un sito archeologico di circa 16 ettari. La necropoli – scrive lo studioso di storia locale Nino Lo Iacono - si estende tra i pendii della collina calcarea fino alla Valle Sorrentini, alle cui tombe si accede mediante un pozzo e scalino. Sul versante est, che guarda verso Patti, è stata notata una lunga scala, larga almeno 3 m e realizzata nella roccia, che porta sulla sommità della collina, dove, sebbene non vi sia alcuna tomba, la presenza di ruderi, nel pianoro a nord­ovest, ricondurrebbe ad un anaktoron (un edificio megalitico di grossi blocchi con diverse stanze rettangolari, evidente imitazione dei palazzi micenei). Nel centro storico – aggiunge Lo Iacono - nel corso di alcuni lavori di scavo, sono venute alla luce anforette, alcune delle quali finemente decorate, materiale lapideo di riutilizzo e cocci di terracotta, risalenti a vari periodi.”. Fino all’epoca romana col ritrovamento della splendida villa suburbana.     

LO SAPEVI CHE?

La villa romana di Patti marina fu scoperta nel 1973 in seguito ai lavori per la costruzione di un viadotto dell'autostrada “A20” Messina - Palermo, il cui percorso fu deviato proprio in relazione all'entità della scoperta archeologica che copre un’area di circa 20000 mq  

La Villa romana

Edificata in età romana tardo imperiale agli inizi del IV sec. d.C., fu distrutta da un terremoto alla fine dello stesso secolo. Il portico del peristilio conserva un elegante mosaico pavimentale policromo composto da una composizione di riquadri delimitati da festoni di alloro, trecce e meandri spezzati, da ascrivere alla scuola dell’Africa settentrionale. Il triclinium (sala da pranzo), è caratterizzato da un mosaico pavimentale con motivi a cerchi e a mandorle che delimitano ottagoni curvilinei in cui sono raffigurati animali domestici e selvatici. Altri ambienti sono la sala absidata con ricco pavimento musivo; il vano con mosaico della Medusa; gli impianti termali; il tablinum (sala di soggiorno) con la pavimentazione in mosaici policromi con motivi geometrici e scene figurate, come nel cosiddetto “mosaico di Bacco” in cui il Dio è rappresentato al centro di un medaglione circolare, con intorno una teoria di bighe trainate da antilopi e pantere. Interessante è la raffigurazione del Nodo di Salomone i cui rinvenimenti più antichi risalgono al periodo preistorico. Simbolicamente rappresenta un’unione, un incontro. In particolare il legame tra Dio e l’uomo, che non può essere sciolto e, quindi, l’eternità e l’infinito

L’Antiquarium

Documenta le varie fasi abitative della villa. In un’unica vetrina è esposto materiale ceramico compreso tra il II sec. a.C. e il VII sec. d.C., dalla ceramica campana alla terra sigillata (italica, africana, orientale); dalla ceramica usata per la preparazione, cottura e conservazione degli alimenti (ad esempio, i grandi dolia, esposti al centro della sala), alle anfore da trasporto. Una seconda vetrina espone i materiali del corredo funerario delle sepolture, rinvenute nell’area delle terme, a conferma di una frequentazione del sito tra VI e VII sec. d.C., successiva alla distruzione della villa. In tre contenitori espositivi sono piccoli oggetti in osso e metallo, nonché una selezione delle monete, una tessera da circo a rilievo in bronzo etc. Tra i reperti in marmo, il torso di una statua maschile, iscrizioni ed elementi architettonici, mensole architettoniche, un capitello corinzio, una lastra con raffigurazione di una donna e una Nike (vittoria alata) che compie una libagione presso un altare, un altorilievo con figura panneggiata in trono. Il tutto corredato da pannelli esplicativi con planimetrie ricostruttive delle diverse fasi di vita della villa e relativa documentazione fotografica.

Villa Romana di Patti
Via Papa Giovanni XXIII, 2, 89066 Patti (ME)