

Una Storia millenaria all’ombra dei Dioscuri
Tìndari venne fondata dal tiranno di Siracusa Dionisio I nel 396 a.C. come colonia di mercenari siracusani che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine e prese il nome di Tyndaris, in onore di Tindaro, re di Sparta e sposo di Leda, padre putativo di Elena e dei Dioscuri, Castore e Polluce cui erano particolarmente devoti i coloni.
Durante la prima guerra punica (264 - 241 a.C.), sotto il controllo di Gerone II di Siracusa, fu base navale cartaginese e nelle sue acque si combatté nel 257 a.C. la battaglia di Tyndaris nella quale la flotta romana, guidata dal console Aulo Atilio Calatino, mise in fuga quella cartaginese. Nel 254 a.C., dopo la sconfitta cartaginese a Drepanon (Trapani), Tyndaris divenne civitas decumana romana mantenendo autonomia e libertà civili. Nel suo status di alleata dei romani, durante l’ultima guerra punica, fornì navi in appoggio alle spedizioni contro Cartagine, conquistata e distrutta nel 146 a.C. Per questo aiuto, venne ricompensata da Scipione Emiliano con una parte del bottino. Durante la guerra fra Ottaviano e Sesto Pompeo (42-36 a.C.), Tyndaris fu base di quest’ultimo. Presa da Augusto nel 36 a.C., che vi dedusse la colonia romana di Colonia Augusta Tyndaritanorum, una delle cinque della Sicilia, Cicerone la citò come nobilissima civitas. Nel I secolo d.C. subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti. Sede vescovile, venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nell'836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta.
I pilei dei Dioscuri erano una sorta di cappello, per lo più allungato a cono, altre volte ovale di foggia o a semplice calotta, spesso con un risvolto o una piccola falda, di solito rialzata. In genere la fattura era di feltro ma poteva anche essere di cuoio. i Dioscuri erano rappresentati con una stella sopra la testa e con il pileo ed erano il simbolo di Tyndaris.
Il Teatro del IV secolo a.C. con una cavea di circa 3000 posti fu rimaneggiato in epoca romana per essere adattato ad Anfiteatro. L’impianto urbano dell’abitato con trama a scacchiera si articolava su 3 decumani, strade principali longitudinali larghe 8 metri che si incrociavano a distanze regolari con i cardi, strade perpendicolari secondarie e in pendenza larghe 3 metri. Nell'area urbana è stato riportato alla luce un isolato completo (insula IV) dove sul decumano inferiore si aprivano 6 tabernae per il commercio e su di esse poggiava un'ampia domus (casa) con peristilio a 12 colonne in pietra e capitelli dorici. Più in alto, una seconda domus con peristilio a colonne in laterizi di forma rotonda. Le due case furono costruite nel I secolo a.C. Nella sommità in alto s’impiantò una piccola terme (I secolo a.C.) con pavimenti a mosaico negli spogliatoi (“Toro", " Trinacria" e "pilei dei Dioscuri"), nel frigidarium ("lotta fra i due atleti Verna e Afer", "delfini", "centauro marino") e nel tepidarium (tondo con "Dionisio e pantera"). Il Ginnasio, noto come Basilica in epoca romana, è un edificio eretto in età tardo imperiale (284-476), a tre piani, dei quali resta solo parte di quello inferiore.
Si compone di cinque sale. Nella Sala I spiccano una statua in marmo femminile acefala (27 a.C.), un’iscrizione funeraria in latino di Sextus Nonius e Caecilia Zotica (I – II sec. D.C.) e la riproduzione in calcare di una prua rostrata riferibile a una battaglia navale nella prima guerra punica fra Augusto e Sesto Pompeo (264 -241 a.C.). In fondo, il plastico ricostruttivo della scena del Teatro in epoca romana. La Sala II è dedicata alla statuaria e, fra le altre, 2 nikai (vittorie alate) del 31 a.C. e una grande testa di Augusto. Nella Sala III sono esposti reperti che vanno dalla prima età del Bronzo (3.300 – 2.000 a.C.) al IV-III secolo a.C. Pregevoli sono due gronde in terracotta a testa leonina (323 a.C.) e un candelabro in bronzo (27 a.C. – 476 d.C.) con piedi a forma di zampe leonine. La Sala IV accoglie reperti provenienti dall’insula IV e, fra gli altri, un capitello fittile di stile corinzio siceliota e due frammenti di lastre fittili con figurazioni a rilievo. Nella Sala V spiccano una testa di Atena (I-II secolo d.C.) e una grande maschera tragica marmorea di vecchio con copricapo frigio, del tipo leukòs anèr (vecchio dai capelli bianchi) della fine del III-II sec. a.C.