

Da fortezza a luogo sacro alla memoria dei Caduti in guerra
Uno dei simboli parlanti di Messina, il Tempio-Sacrario dedicato a “Cristo Re” domina la sottostante città ed è il monumento che i viaggiatori dal mare vedono per primo in lontananza, emergente su una collina dov’è passata la Storia.
È ubicato sulla circonvallazione di Messina, su un’altura dove si presume fosse ubicata l’acropoli greca, e si raggiunge percorrendo il Viale Principe Umberto, il Viale Regina Elena o il Viale Boccetta. Nel 1925 un decreto del Ministero della Pubblica Istruzione vincolò tutta l’area attorno ai resti del Castello di Roccaguelfonia o Matagriffone al fine di impedire costruzioni che sarebbero entrate in contrasto con la panoramicità e l’interesse culturale del sito. L’Arcivescovo Angelo Paino, che da tempo desiderava far erigere un tempio adatto ad accogliere le spoglie dei caduti in guerra, acquistò dal demanio e da privati tutta l’area del colle che si affaccia sul mare ed ottenne il decreto dallo stesso Ministero, in deroga al vincolo, che autorizzava l’edificazione del Tempio-Sacrario perché rispettoso dei resti dell’antica fortezza che avrebbe valorizzato. Il Tempio, con una superficie di oltre 600 mq., sorse così su progetto dell’ing. Francesco Barbaro ed inaugurato solennemente nel 1937. Sulla torre ottagonale superstite del castello di Matagriffone, nell’agosto 1935, venne collocata una campana di 130 qli. fusa con il bronzo dei cannoni sottratti ai nemici nella Prima guerra mondiale.
Oltre che fortezza militare, il Castello di Roccaguelfonia fu abitazione reale dei normanni e degli aragonesi, quindi sede del Senato di Messina, e, dal 1838 al 1909, carcere distrettuale.
A pianta ottagonale regolare, è sormontato da una cupola con otto costoloni alla base dei quali, sulla cornice, sono collocate altrettante statue in bronzo, modellate dallo scultore romano Teofilo Raggio e fuse dalla Fonderia Artistica Fiorentina: raffigurano le virtù teologali della Fede, Speranza, Carità, quelle cardinali della Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza e quella della Religione, che le comprende tutte. Sopra la cupola si erge un lanternino alto sei metri con in cima una sfera di un metro di diametro sulla quale s’innalza una croce. Nel pianerottolo della monumentale scalinata marmorea a tenaglia, la scultura di “Cristo Re” in una nicchia è opera di Tore Edmondo Calabrò. All’interno, al centro della cripta, è collocato un sarcofago in marmo sul quale giace la figura di un soldato, il milite ignoto, opera di Antonio Bonfiglio. Al di sopra del rivestimento marmoreo e sotto la cupola, otto grandi riquadri erano destinati ad affreschi raffiguranti santi soldati che combatterono al servizio della Chiesa e della Patria, sola metà eseguiti. Nelle pareti sono ricavati un migliaio di loculi contenenti le salme dei caduti nella Prima e Seconda guerra mondiale.
Quando Riccardo I duca di Normandia e re d’Inghilterra, noto come “Cuor di Leone”, si trovò a Messina dal settembre del 1190 all’aprile del 1191, prima di proseguire con Filippo Augusto re di Francia per la Terra Santa durante la Terza Crociata, nella città erano potentissimi i greci che angariavano i messinesi. Malvisti da Riccardo, venivano da esso osteggiati e durante il suo soggiorno ne fiaccava l’orgoglio facendo anche ampliare, sulle alture della città, un’imponente fortezza che prese poi il nome di “Matagriffone”. Non a caso il nome deriva dall’unione di “Mata”, dal latino “mateare” (ammazzare) e “griffone”, con il quale erano denominati in senso dispregiativo a Messina, i greci. Semidistrutto dal sisma del 1908, del castello di “Rocca Guelfonia” (altro nome con il quale era inteso, derivando da “castello del re guelfo” e, cioè, di Riccardo I) venne conservata la sola torre merlata, a pianta ottagonale. Nell’imponente torre venne tenuto prigioniero, nel 1284, Carlo D’Angiò detto “lo Zoppo”, catturato dall’Ammiraglio Ruggero da Lauria, prima che venisse trasferito in Spagna. Nel 1446, come ricorda una lastra con iscrizione graffita ancora esistente, venne restaurata.