

Il Tempio della “Dama Bianca”
Dedicato alla “Madonna delle Vittorie”, il Santuario di Montalto sorge sul colle della Caperrina, definito il "Campidoglio di Messina" per il movimento rivoluzionario del 1282 che vide il popolo messinese impegnato contro l’assedio degli angioini, durante i Vespri Siciliani.
Nel 1294 la Madonna apparve in sogno ad un frate eremita di nome Nicola che abitava in una grotta sul colle, esprimendo il desiderio di vedere sorgere, in quel posto, una chiesa a Lei dedicata, per poi sparire. La notte successiva ancora apparve la Madonna dicendogli di avvertire l’Arcivescovo e i Senatori della città di recarsi sul colle dove Lei avrebbe mandato una colomba a indicare il sito dove voleva fosse eretta la chiesa a Lei dedicata. I Senatori e l’Arcivescovo Guidotto de Habiate, il 3 giugno come stabilito, videro volare a mezzogiorno, sopra lo stesso terreno, la colomba bianca per tre volte nel cielo, per poi sparire prodigiosamente. Il Senato messinese, così, acquistò il terreno per erigere la chiesa che venne intitolata alla Beata Vergine di Montalto ed affidata alle monache cistercensi. L’8 settembre 1300 giunse nel porto di Messina un vascello che recava un dipinto su tavola raffigurante la Madonna il quale, dal momento che la nave non riusciva a riprendere il largo, venne trasportato con solenne processione nella chiesa costruita da poco. Dopo il 1389 le monache edificarono, accanto ad essa, un monastero ed introdussero il culto della Madonna di Montalto.
Nel ricco archivio storico di documenti e pergamene, si conserva una lettera autografa di S. Ignazio di Loyola a Bartolomea Spadafora, badessa del Monastero di Santa Maria dell’Alto, scritta il 22 febbraio 1550.
Le fonti agiografiche antiche narrano che la Madonna, nel 1282, appariva come “Dama Bianca” deviando con le mani le frecce dei nemici e coprendo, con le sue candide vesti, le mura rendendole invisibili agli assalitori francesi del re di Sicilia Carlo D’Angiò: “Dinanzi a noi apparisce chiaramente una donna vestita di bianco. Essa sta sopra le vostre mura, correndo sopra di esse, nel tempo della battaglia coprendole con veli, che tiene nelle sue mani. Nel vederla, noi tutti siamo presi da tale terrore, che ci vien meno il coraggio di combattere contro di voi. Né possiamo stare con la faccia rivolta alla città”. Il complesso religioso fu distrutto dal sisma del 1908 e dall’8 settembre 1909 funzionò una chiesa-baracca donata da papa Pio X. Ricostruita sullo stesso sito a partire dal 12 giugno 1910 su progetto dell’ing. Paolo Anzella da Pontremoli, l’11 giugno 1911 venne inaugurata. Alla fine del 1928 fu realizzato, con la demolizione del precedente, un nuovo e più grande Santuario in stile eclettico romanico-gotico su progetto di Francesco Valenti e direzione lavori dell’ing. Francesco Barbaro. Il nuovo Santuario, il 31 dicembre 1930, venne benedetto dall’arcivescovo Angelo Paino.
Decorato nel soffitto da tavole in legno dipinte dal pittore palermitano Salvatore Gregorietti alla fine degli anni ‘20, il Santuario custodisce opere degne di nota. Fra queste, la “manta” d’argento di Pietro Juvarra (attivo dal 1649 al 1705); un dipinto della Madonna della Vittoria (1915) di Adolfo Romano; cinque antichi dipinti fatti ricopiare su tela incollata su tavola centinata, nel 1636, e raffiguranti Storie del Santuario di Montalto; una statua marmorea di San Gerolamo attribuita a Martino Montanini (sec. XVI); un Crocifisso ligneo quattrocentesco e la preziosa tavola di stile bizantino raffigurante la Vergine Odigitria col Bambino. Di grande pregio è la statua marmorea della Madonna della Vittoria, commissionata dal Senato allo scultore e architetto carrarese Andrea Calamech dopo la battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, oggi sistemata sul timpano di coronamento del Santuario. Dalla piazza antistante si gode un eccezionale panorama dello Stretto, lodato dal Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita a Messina nel 1988. Per ricordare tale momento è stata realizzata e collocata una statua a grandezza naturale che lo raffigura mentre ammira, dall’alto, la città.
(Foto Roberto Principato)