La scultura neoclassica a Messina
Il monumentale monumento bronzeo a Ferdinando II di Borbone di Pietro Tenerani si inserisce nel panorama artistico messinese dell’Ottocento che fece della città uno dei punti di riferimento della scultura neoclassica con i messinesi Saro Zagari, Carlo Falconieri e Giuseppe Prinzi.
Nacque a Torano (Carrara) l’11 novembre 1789 e morì a Roma il 14 dicembre 1869. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Carrara per trasferirsi, nel 1814, a Roma dove si perfezionò alla scuola del famoso Antonio Canova e fu allievo dello scultore danese Bertel Thorvaldsen. Dal 1825 fu membro e professore dell'Accademia di San Luca per divenirne poi presidente. Tra i firmatari del manifesto del Purismo (1843), si volse poi al Naturalismo e divenne famoso per la sua eccezionale perizia tecnica, scolpendo numerose figure e gruppi mitologici. Fra le sue sculture, sono da ricordare “Paride” (1815); “Psiche abbandonata”, uno dei suoi maggiori capolavori (1816-19); il gruppo “Amore che toglie una spina dal piede di Venere” (1818); “Psiche svenuta” (1823); statua di “Sant'Alfonso Maria de' Liguori “per la Basilica di San Pietro (1833); la “Deposizione” per San Giovanni in Laterano (1835); la “Flora” all'Hermitage, una delle sue opere più note (1838); il “San Benedetto” per la chiesa di San Paolo fuori le Mura (1839). Nominato nel 1860 Direttore Generale dei Musei e delle Gallerie Pontificie, Pietro Tenerani seppe proporre un'arte originale e innovativa, diventando uno dei più importanti scultori dell'Ottocento.
Le opere di Tenerani furono contese dai maggiori musei del mondo. Ebbe committenze da alti prelati e Capi di Stato di tutt’Europa per la sua particolare capacità di fondere tratti armoniosi e delicati all’idealizzazione purista del vero, di cui fu un maestro sulla scia del grande Antonio Canova.
Con Carlo VII di Borbone, che entra a Messina il 9 marzo 1735, ha inizio la dinastia borbonica in Sicilia che durerà fino al 1860. Il 21 settembre 1830 sale al trono Ferdinando II di Borbone che viene in visita a Messina l’1 ottobre 1838 e accorda alla città alcune concessioni: la ripresa delle pubblicazioni dei giornali già soppressi dalla polizia; ripristina l’Università degli Studi che era stata soppressa dagli spagnoli all’indomani della fallita rivolta del 1674-78; ripristina il Portofranco, importante istituzione economica; emana un decreto per la costruzione del teatro “Santa Elisabetta”, divenuto dopo il 1860 “Vittorio Emanuele II”. Dopo due tentativi di insurrezione dei messinesi in conseguenza della mancata concessione di una “Carta costituzionale”, il 3 giugno 1847 la statua di Ferdinando II di Borbone in piazza Duomo, appare con le orecchie turate da bambagia e gli occhi coperti da una benda, a significare la regale sordità alla concessione delle riforme richieste dalla popolazione. Messina insorse contro i Borboni il 29 gennaio 1848, alle ore 9 antimeridiane. Vennero abbattute dal furore popolare le statue di Carlo III dello scultore Giuseppe Buceti, Francesco I di Letterio Subba e Ferdinando II del Tenerani.
Dopo la distruzione della prima statua fusa a Monaco di Baviera nel 1839 e che era stata collocata solennemente in Piazza Duomo il 30 maggio 1845, il Decurionato messinese deliberò, il 20 novembre 1852, di rifarla e Pietro Tenerani la rifece simile alla precedente. Egli raffigurò il sovrano nell’abito di Gran Maestro dell'Ordine di San Gennaro, la cui insegna appare sul manto in corrispondenza della spalla sinistra, fondato da Carlo VII di Napoli che governò dal 1734 al 1759. La statua venne nuovamente rifatta e fusa a Monaco di Baviera presso la fonderia di Ferdinando von Miller, nel 1856. Industriale tedesco, dallo stabilimento di Miller uscirono le dodici statue colossali di bronzo raffiguranti i principali sovrani bavaresi, collocati nella Residenza dei re di Monaco di Baviera. Trasferita a Messina nel novembre 1857, la statua fu collocata in piazza Municipio. Da qui fu tolta dopo la caduta dei Borbone e trasferita nel Museo in San Gregorio. Dopo il sisma del 1908, venne sistemata nel Museo Nazionale e quindi, nel 1973, fu riconsegnata al Comune di Messina che la collocò nella villetta di Via Garibaldi. Sul basamento, si leggono le iscrizioni: “FERD. v. MILLER MUNCHEN” e “PIETRO TENERANI MDXXXLVII”
foto Roberto Principato