

La scultura neoclassica a Messina
Il bel monumento marmoreo a Carlo III di Borbone di Saro Zagari si inserisce nel panorama artistico messinese dell’Ottocento che fece della città uno dei punti di riferimento della scultura neoclassica con Pietro Tenerani, Carlo Falconieri e Giuseppe Prinzi.
Nacque a Messina il 21 maggio 1821. Studiò disegno alla locale “Scuola Comunale di Belle Arti” del Regio Collegio Carolino diretta da Letterio Subba e si laureò in architettura nel 1842. Si recò tre anni dopo a Roma dove, fino al 1850, si perfezionò nella scultura avendo come maestro Pietro Tenerani e frequentando la scuola di nudo da lui diretta presso la prestigiosa Accademia di San Luca. Tornò poi a Messina e fu particolarmente attivo tra Napoli e la Sicilia. Nella città natale realizzò, e sono ancora conservati, sculture e bassorilievi per il Teatro S. Elisabetta poi Vittorio Emanuele II, il monumento funerario di Antonio Prestandrea (1857) al Museo Regionale e i monumenti funerari a Silvestro La Farina e al patriota Giovanni Pisani, entrambi nel Cimitero Monumentale. Fra le opere in altre città, sono da ricordare il monumento funerario di Francesco Paternò Castello nella chiesa S. Maria di Gesù a Catania e il busto di Carlo Filangieri nel Cimitero di Poggioreale a Napoli. Eletto accademico di merito nella classe della scultura dell'Accademia di San Luca, morì a Messina il 2 maggio 1897 ed è sepolto nel Gran Camposanto in un monumento opera di Gregorio Zappalà.
Il Monumento a Carlo III di Borbone fu esposto nel 1859, anno della sua esecuzione, all’Esposizione Artistica di Napoli dove ricevette in premio la medaglia d’oro.
Carlo Sebastiano di Borbone (1716-1788) fu incoronato a Palermo re delle Due Sicilie dopo che l’anno prima, durante la guerra di successione polacca, al comando delle armate di Spagna tolse alla dominazione austriaca il Regno di Napoli e quindi quello di Sicilia. Rimase al trono fino al 1759 quando, alla morte del fratellastro Ferdinando VI, divenne Re di Spagna con il nome di Carlo III. Durante il suo regno in Sicilia, il Senato messinese incaricò lo scultore francese Jean-Jacques Caffièri (1725 – 1792) di idearne il monumento, il cui piccolo bozzetto in bronzo inviato da Napoli è oggi conservato al Museo Regionale. Su quel modello, la statua fu plasmata in cera dallo scultore messinese Giuseppe Buceti e fusa nel 1757. Posta alla Marina su un piedistallo triangolare disegnato da Luigi Vanvitelli, fu abbattuta durante i moti rivoluzionari del 1848 (la statua è raffigurata da Jacob Philipp Hackert nella sua “Veduta del porto e baia di Messina. Presa del Palazzo del Senato”, olio su tela firmato e datato 1791, Palazzo Reale di Caserta). Due dei tre leoni marmorei che stavano accovacciati ai piedi del sovrano, sono oggi sistemati in piazza Unione Europea dal lato di via Garibaldi.
Nella tornata del 20 novembre 1852, in occasione dell’ampliamento del porto franco concesso da Ferdinando II di Borbone, il Collegio Decurionale di Messina decise di restituire alla città la statua distrutta e fu commissionata una nuova scultura in marmo al messinese Saro Zagari. Eseguita a Roma nel 1859 (sul basamento ai piedi della statua si legge SARO ZAGARI/DA MESSINA/FACEVA IN ROMA/1859), venne posta sulla via Ferdinanda, in fondo all’attuale via Garibaldi, e inaugurata il 18 gennaio 1860. In seguito all’ingresso di Garibaldi a Messina il 27 luglio 1860, pochi mesi dopo la collocazione, la statua insieme a quella bronzea di Ferdinando II vennero messe in salvo per ordine del generale Medici e conservate in una sala dell’Università dov’era il Museo Civico. Le statue furono trasferite, dopo il sisma del 1908, nel cortile interno della ex Filanda Mellinghoff, trasformata in Museo Nazionale. Nel 1973 fu restituita alla città e collocata nella sede attuale, in un’aiuola di piazza Cavallotti davanti al Palazzo della Camera di Commercio. Raffigura il sovrano (altezza m. 3,30) con la corazza, un ampio mantello decorato da gigli borbonici e il collare dell’Ordine del Toson d’Oro.
(foto Roberto Principato)