La Storia
Voluta da Mons. Angelo Paino, Arcivescovo di Messina, la statua è opera di Tore Edmondo Calabrò che prese a modello quella argentea di Lio Gangeri sulla varetta portata in processione ogni anno il 3 giugno in occasione della festa della Santa Patrona. Venne fusa in bronzo dorato e la stele progettata dall’ing. Francesco Barbaro, direttore dell’Ufficio Tecnico Arcivescovile. Sul circolare forte Campana del Castello del Santissimo Salvatore spicca l’iscrizione VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS, parole tradotte in latino e tratte dalla Lettera che Maria di Nazareth consegnò ad una delegazione messinese che l’andò a trovare in Palestina nell’anno 42 d.C. Il 12 agosto 1934, alle ore 17, Mons. Paino la consacrò ufficialmente e la statua fu illuminata direttamente dal Pontefice Pio XI, da Castelgandolfo, con un’apparecchiatura radio-elettrica ad onde ultra corte messa a punto da Guglielmo Marconi. L’evento ebbe risonanza mondiale e la cronaca di quest’eccezionale avvenimento fu anche descritta dal The Times di Londra in un reportage del 12 settembre 1934. Danneggiata durante la Seconda guerra mondiale, fu restaurata e riaccesa da Papa Pio XII con lo stesso sistema, da Roma, il 14 agosto 1947.