Evemero da Messina

Filosofo, storico e scrittore della scuola aristotelica

Evemero da Messina

Evemero da Messina fu un precursore: la sua spiegazione sull’origine umana degli dei fu poi ampiamente utilizzata dagli apologisti cristiani, Lattanzio, Arnobio, Eusebio di Cesarea, Cipriano, sia per confutare la loro natura soprannaturale, sia per provare la duplice natura umana e divina di Cristo.

La Vita

Evemero nacque a Messina nel 330 a.C. circa e morì ad Alessandria d’Egitto nel 250 a.C. circa. La città di nascita è stata oggetto di lungo dibattito perché, anche se la maggioranza delle fonti lo attesta messinese, Clemente Alessandrino (Atene, 150 circa – Cappadocia, 215 circa) e Arnobio di Sicca (255-327), lo dicono nativo di Agrigento. Fu contemporaneo di Dicearco da Messina e visse nel periodo immediatamente successivo alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.). Instancabile viaggiatore, fu amico di Cassandro (350 a.C. – 297 a.C.) che era divenuto re di Macedonia nel 306 in seguito alle numerose congiure tra i diadochi (i generali macedoni che alla morte di Alessandro Magno si contesero il controllo del suo impero). Per conto di Cassandro per il quale svolse mansioni diplomatiche e militari, compì numerosi viaggi spingendosi fino all’Oceano Indiano. Tornato ad Alessandria d’Egitto scrisse la Hierà anagraphé" (279 a.C.) tradotta da Ennio come “Sacra Historia” dove sviluppò e diffuse uno Stato ideale e nuove teorie sulla teogonia, secondo le quali gli dei sarebbero stati originariamente i civilizzatori benemeriti degli uomini e da questi divinizzati in segno di riconoscenza. 

LO SAPEVI CHE?

Le idee di Evemero furono riprese da Tommaso Moro nel 1515 e da Tommaso Campanella con la sua “Citta' del Sole” del 1623. Anche Giambattista Vico condivise l'ipotesi di Evemero e in seguito Ugo Foscolo fece sua questa convinzione, ponendola come fondamento di alcune sue composizioni poetiche, come l'ode All'amica risanata, il carme Dei sepolcri e il poemetto Le Grazie.

La “Sacra Historia”

L’opera, giunta a noi in frammenti tra i quali quelli riportati da Diodoro Siculo e dalla traduzione in latino di Ennio è il resoconto di un viaggio immaginario dove Evemero approda in una città ideale, “Panchaia”, situata in un’isola dell’Oceano Indiano e ordinata secondo un sistema sociale di tre classi. La versione originale era composta di tre libri, descrizione geografica, politica e teologica di un arcipelago dell’Oceano Indiano, mentre i frammenti che ci sono giunti sono 26. Nel primo, Evemero narra della sua partenza verso l’Oceano Indiano e l’arrivo su un’isola chiamata Iera-Panchaia, lussureggiante di alberi e di essenze vegetali adatte ai sacrifici ed ai riti religiosi (in particolare l’incenso) con una popolazione formata da indigeni e stranieri. Nel secondo, si sofferma sull’assetto sociale di Panchaia, suddiviso in tre caste, i sacerdoti, i soldati e gli agricoltori, e sui costumi e il loro modo di vestire. Nel terzo, Evemero tratta della religione dell’isola e della sua mitologia. Secondo i sacerdoti, gli dei nacquero a Creta e condotti nell’isola da Zeus, un re mortale le cui gesta furono incise su una stele: a lui venne edificato e dedicato un tempio, il più importante dell’isola.

L’ Evemerismo

L'evemerismo, che deve il suo nome appunto ad Evemero, sostiene che gli dei pagani rappresentino uomini e donne che furono eroi, eroine o potenti sovrani e regine, che in virtù del loro valore e della loro saggezza, avevano attribuita una natura divina. Questa teoria servì agli apologi del mondo cristiano perché fu intesa come la dimostrazione della falsità del politeismo. Sotto l’aspetto politico, la narrazione di Evemero pone al comando della società ideale i discendenti di uomini e donne divinizzati e quindi, storicamente, conferisce legimittazione alla concezione orientale del culto divino riservato ai re e alle regine. Sotto l’aspetto filosofico, questa razionalizzazione del divino si collega all’influenza della speculazione sofistica che da Atene si diffuse in tutto la società greca. L’evemerismo, all’inizio, ebbe poco credito e rifiutata da Callimaco che ribadì l’origine divina degli dei nell'Inno a Zeus. In tempi più vicini a noi, questa concezione di Evemero fu ripresa dallo statunitense Ignatius Donnelly (1831-1901) nel suo Atlantis: The Antediluvian World dove sosteneva la tesi che le antiche divinità erano in realtà sovrani ed eroi della mitica terra di Atlantide.

        

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