Orafi e Argentieri a Messina

Un’antica arte che affonda le sue radici nel XIII secolo

Orafi e Argentieri a Messina - Alvaro e Correnti, anello con moneta

Dal XIII al XIX secolo Messina fu importante centro di produzione orafa e argentiera, apprezzata e magnificata in tutto il mondo. Le più antiche notizie dell’attività di argentieri ed orafi messinesi risalgono ad epoca sveva: nel settembre del 1218, infatti, Perrone Malamorte che era l’aurifaber” prediletto da Federico II di Svevia, autore di una splendida “Croce” processionale del Duomo di Messina in lamina d’argento dorato lavorata a sbalzo, riceve in dono dall’imperatore in ricompensa dei servizi prestati, nientemeno che un intero casale, quello di Dricino nella piana di Milazzo.

Alvaro e Correnti, bracciale in oro a decori geometrici con corniola incisa raffigurante un drago

La Strada degli Argentieri

Nel sec. XVII a Messina c’erano ben 300 botteghe di orafi ed argentieri e l’intera strada dove la gran parte prospettavano, era stata loro dedicata. Nella stessa via e contrada (il cui toponimo è stato mantenuto ai nostri giorni), in occasione dei festeggiamenti della Madonna della Lettera nel 1685, argentieri ed orafi approntarono preziosi e sfavillanti addobbi raffiguranti torri, statue, templi, piante, giardini con grande profusione di oro, argento, gemme, diamanti, topazi, smeraldi, rubini e coralli. I più famosi e corteggiati dalla committenza rispondevano ai nomi degli Juvarra (Pietro, Giovan Battista, Gregorio, Francesco, Sebastiano, Eutichio, Francesco Natale e, il più celebre di tutti, Filippo), dei Rizzo, dei Campagna, dei Donia, degli Aricò, dei D’Angioia, dei Di Giovanni, dei Bonanno, dei Martinez, dei Bruno e dei Frassica, oltre a Giovanni Artale Patti, tutti operanti nel sec. XVII ed agli inizi del XVIII. Le loro creazioni d’arte, preziosi calici, ostensori, reliquiari, candelabri, paliotti, croci astili, secchielli, turiboli, cornici di cartegloria, costituiscono un patrimonio immenso, sparso in tutto il mondo, con una grande concentrazione nel Tesoro della Cattedrale di Messina.

LO SAPEVI CHE?

Del messinese Giuseppe D’Angelo (attivo come argentiere nella seconda metà del XVII sec. fino ai primi del sec. XVIII) è una splendida alzata da tavola alta circa 60 cm. in argento riproducente la cinquecentesca fontana Orione di Piazza Duomo. Già a Buenos Aires in collezione privata al 1956, il 19 aprile 1990 fu messa all’asta da Christie’s a New York. Da allora, non si è saputo più nulla.

Arte di luce e splendore

Messina possiede un ricchissimo patrimonio di oreficeria e argenteria dei secoli passati, concentrato nelle chiese oltre che nei musei. Nella città metropolitana a Castroreale, ad esempio, la Pinacoteca di Santa Maria degli Angeli custodisce anche una significativa raccolta di argenterie sacre, opere di argentieri messinesi. Il Tesoro della Cattedrale è un vanto per Messina e in esso si possono ammirare, fra i tanti manufatti, la celebre Manta d’oro (1661-1668); il Braccio reliquiario di San Marziano (1180 ca.); il Paliotto (sec. XVIII) di Francesco Juvarra; i sei candelabri d’argento sbalzato e cesellato (1698) di Filippo Juvarra; i Re Magi (1640). Ma anche la chiesa di San Giovanni di Malta conserva un prezioso museo di argenterie: fra gli altri, un calice ottocentesco riccamente cesellato; due bassorilievi della cassa-reliquiario d’argento, realizzata da Giovanni Artale Patti nel 1613. Preziosissimi ed unici nel loro genere sono, poi, i fercoli processionali del Vascelluzzo (1644), in processione a Messina il giorno del “Corpus Domini” e della Vara di San Giacomo (1666), in processione nel Casale messinese di Camaro il 25 luglio, giorno nel quale si festeggia il patrono San Giacomo Apostolo Maggiore

Gli orafi e gli argentieri messinesi, oggi

Cosa rimane, oggi, di questa antichissima e nobile arte che fece di Messina una delle città europee più importanti per quantità, qualità e raffinatezza della produzione orafa ed argentiera? Abbastanza, perché non si è affatto interrotta col terremoto del 1908 e prosegue ad opera di maestri orafi e argentieri messinesi che a Messina esercitano la loro attività con entusiasmo e passione. Fra questi, Francesco Cosio con bottega in Via Dogali 76 che, dal 1989, con l’antica tecnica della fusione a cera persa, propone abilmente nelle sue originali creazioni anche la storia e le tradizioni di Messina e della Sicilia. In via Ugo Bassi 61 Alvaro & Correnti, dal 1967, creano gioielli e monili la cui fonte di ispirazione è l’arte e la cultura greca lavorando l’oro puro insieme al bronzo, all’argento brunito e alle gemme incise. Dal capostipite Gaetano Lo Presti, orafo sin dagli anni ’20, nasce la Gioielleria Lo Presti nel 1948. Oggi, nel negozio di Via dei Mille 172, con Filippo e Marcello prosegue il percorso del fondatore con identica passione. Al numero 72 del Corso Cavour si trova “Il fabbro dell’oro”, la bottega di Sergio Tranfo che dal 1999 crea gioielli nati dalla combinazione delle culture di diverse civiltà, da quella egizia a quella etrusca del VII sec. a.C.; da quella greca a quella romana. 

Via Argentieri
98122, Messina, ME