

Suggestioni settecentesche nel primo Novecento
La prima e più antica sede di Parrocchia di Messina, risorta sempre dalle sue macerie dei terremoti e punto di riferimento per i fedeli messinesi devotissimi alla Madonna del Carmine.
I Carmelitani giunsero a Messina nel 1238, dopo essere fuggiti dal Monte Carmelo in Terra Santa a causa delle persecuzioni, scegliendo come sito per fondarvi un monastero e annessa chiesa le alture solitarie nella parte alta dell’attuale viale Giostra. Secondo il gesuita Placido Samperi, che scriveva nel 1644, la loro presenza a Messina era molto più antica e ciò lo desumeva da un documento del 1173. Verso il 1291 i religiosi si insediarono all’interno delle mura cittadine in un sito corrispondente all’attuale via Argentieri vicino alla Cattedrale. Ma l’interferenza con le celebrazioni del Duomo ne determinò, nel 1304, lo spostamento nell’antica Chiesa di San Cataldo, dove oggi sorge il Teatro Vittorio Emanuele e dove fecero edificare il Convento in cui visse e morì il carmelitano Sant’Alberto, compatrono di Messina che liberò la città dalla carestia del 1302. Il terremoto del 5 febbraio 1783 distrusse il complesso religioso e i carmelitani si trasferirono nella chiesetta del SS. Salvatore, detta “Carmine Maggiore”, nell’antica via Università tra le attuali San Filippo Bianchi e della Zecca. Anche qui la loro permanenza durò poco perché il complesso fu cancellato dall’altro sisma del 1908.
La Chiesa Madonna del Carmine o di San Lorenzo sorge in via Porta Imperiale detta così perché il 21 ottobre 1535, da questa strada, entrò a Messina l’imperatore Carlo V proveniente dal Monastero di San Placido Calonerò e reduce dalla vittoria di Goletta e Tunisi contro le armate turchesche di Ariadeno Barbarossa.
Elevata alla dignità di Santuario il 13 maggio 1956 in occasione dell’anno mariano, dall’arcivescovo Angelo Paino, la Chiesa sorse su progetto dell’architetto romano Cesare Bazzani (1873 – 1939), consacrata il 15 luglio 1931 e dedicata a "Santa Maria del Carmine". È sede parrocchiale, la più antica di Messina, e vi fu battezzato Sant’Annibale Maria di Francia il 7 luglio 1851. Dopo il sisma del 1908 l’arcivescovo Letterio D’Arrigo Ramondini affidò ai Carmelitani una chiesa baracca e nel 1926, grazie all’interessamento dell’altro arcivescovo Angelo Paino, l’architetto Bazzani veniva incaricato del progetto del nuovo tempio, lo stesso che a Messina aveva progettato il Palazzo del Governo sede della Prefettura e la Chiesa di Santa Caterina Valverde. Dopo la cerimonia simbolica della posa della prima pietra, i lavori eseguiti dall’impresa dell’ing. Lorenzo Interdonato ebbero inizio il 3 gennaio 1928 e completati il 31 ottobre 1931 dopo che il 15 luglio dello stesso anno il gruppo scultoreo settecentesco della Vergine del Carmelo vi aveva fatto il suo ingresso trionfale, salutato dai tantissimi devoti messinesi. Negli anni di permanenza a Messina, fu la parrocchia di Giorgio La Pira.
Nel progettare la Chiesa Cesare Bazzani scelse la pianta a croce greca di forma ottagonale ispirandosi al tardo barocco e al neoclassico. La cupola è affrescata nell’intradosso dal messinese Adolfo Romano che vi raffigurò le litanie carmelitane e alcuni marmi a tarsie provengono dalla precedente chiesa. Tra le opere d'arte che custodisce, pregevole è il gruppo scultoreo settecentesco nell’altare maggiore della Madonna del Carmine che porge il santo “abitino” a San Simone Stock, recuperato dalle macerie dell’antica chiesa. Le Cappelle contengono: quella del Sacro Cuore, la statua omonima; quella del SS. Crocifisso, statue di Cristo in croce e l’Addolorata; quella della Madonna di Lourdes, le statue della Vergine e di Bernadette, gruppo proveniente dalla chiesa in baracca; quella di S. Anna, l’omonima statua lignea; quella di S. Lucia, l’omonima statua e quella di Sant’Alberto degli Abati con la statua del Santo carmelitano poggiante su un piedistallo con l’iscrizione “Gaude Messana Civitas”, lo stemma di Messina e un vascello dietro a ricordare il suo intervento per sfamare i messinesi durante una carestia, con un vascello carico di frumento giunto prodigiosamente.
(Foto Roberto Principato)