Il Tesoro della “Cappella Palatina” a San Giovanni di Malta

Dove subì il martirio San Placido Copatrono di Messina

 Il Tesoro della “Cappella Palatina” a San Giovanni di Malta

Prezioso scrigno di Storia, Arte, Religiosità, il Tesoro della “Cappella Palatina” nella Chiesa di San Giovanni di Malta testimonia ancora oggi di un glorioso passato che rese Messina una delle città più importanti della Sicilia.

Il Tesoro della “Cappella Palatina” a San Giovanni di Malta

San Placido

Era l’anno 536 e Placido, figlio di Tertullo Flavio, nobile patrizio e senatore romano e di Faustina, nobile donna messinese, venne inviato da San Benedetto a Messina.  Insieme ai compagni Donato e Gordiano, Placido fonda nella città dello Stretto un monastero dell’Ordine Cassinese e accanto, fa edificare una chiesetta dedicata a San Giovanni Battista. Trascorsi cinque anni, vengono a Messina a trovare Placido la sorella Flavia e i fratelli Eutichio e Vittorino quando, dalla Spagna, giungono presso la costa cento navigli con 16 mila 800 uomini al comando del pirata saraceno Mamuka. Arrivati in vista del monastero e della chiesa di San Giovanni Battista, dopo averli saccheggiati e distrutti, Placido coi fratelli e trenta monaci vengono legati per tre giorni e sottoposti alle più atroci e raffinate torture, dal momento che non intendono assolutamente abiurare la loro fede cristiana. Il 5 ottobre 541 giunge, infine, la morte liberatrice: Placido aveva appena 26 anni di età. Mamuka ed i suoi, soddisfatti del bottino depredato, s’imbarcano sui navigli, diretti verso nuove stragi e nuove scorrerie. Ma giunge poco dopo il castigo divino e un’improvvisa tempesta inghiottirà in mare l’intera flotta.

LO SAPEVI CHE?

Ritrovati casualmente i corpi dei Martiri nel 1588, Placido venne proclamato copatrono di Messina e il Senato e l'arcivescovo della città ottennero da papa Sisto V il suo inserimento, insieme ai fratelli e sorella, nel martirologio romano alla data del 5 ottobre. Nel 1616 Papa Paolo V incluse la loro festa nel Breviario benedettino.

L’acqua e l’ulivo di San Placido

Quando il 4 agosto 1588, nel corso dei lavori nella Chiesa di San Giovanni di Malta vennero portate alla luce sepolture con resti umani, identificati per quelli di S. Placido, dei fratelli e della sorella, contemporaneamente una copiosa polla d’acqua scaturì dal sepolcro e, ben presto, se ne poterono constatare i benefici effetti prodigiosi: chi beveva con devozione quest’acqua, guariva dalle sue malattie ed infermità. Per consentire a tutti di attingere, fino al sisma del 1908, nella cripta della chiesa si trovava un piccolo pozzo in marmo rosso di Taormina coperto da una mezza sfera di rame con pomello. Da esso si attingeva l’”acqua di San Placido”, che veniva distribuita ai fedeli tramite una bacinella d’argento. Il pozzo che oggi si vede fu realizzato, nel sagrato antistante la chiesa, dall’Ufficio Tecnico del Comune, scavato ad oltre sette metri di profondità – corrispondente al livello antico – e dov’è stata scoperta una vena d’acqua che potrebbe corrispondere a quella della sorgente miracolosa. Nello stesso cortile si trova una pianta di ulivo, risultato del trapianto di quello antichissimo che la tradizione vuole “assistette” al martirio di San Placido e dei Santi Martiri.    

Il Tesoro della “Cappella Palatina”

Ritrovate nel 1588 le reliquie di San Placido e Compagni Martiri e divenuta la Chiesa luogo di culto particolare a loro rivolto, si sentì la necessità di realizzare, da parte del Senato, un Sacello a loro dedicato. È lo stesso visitabile ancora oggi insieme all’adiacente Tesoro della “Cappella Palatina”. Attraverso uno scalone d’onore si raggiunge il Sacello realizzato tra il 1616 e il 1624 e caratterizzato dal pavimento a tarsie marmoree con iscrizioni, dal soffitto affrescato e con dipinti entro cornici di stucco e dalle arche lignee rivestite in broccato rosso con i resti dei Martiri. Di eccellente fattura sono i mezzibusti reliquari d’argento del 1624 dei quattro fratelli martiri. Nel Museo del Tesoro si conserva una bella raccolta di argenti del XVI-XIX secolo, dipinti, sculture, paramenti e la bolla di Papa Sisto V del 1588. Di particolare pregio sono i resti dell’Arca d’argento che conteneva le reliquie di San Placido, opera mirabile di Giovanni Artale Patti del 1613 andata in gran parte distrutta durante l’incendio del Duomo nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. È da ammirare, fra i tanti oggetti esposti, anche lo sportello ligneo dipinto che chiudeva la teca delle reliquie (1634).

 

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