La statua della “Tyche” di Messina

Simbolo della Città dello Stretto

La statua della “Tyche” di Messina

Messina riconoscente alla sovrana concessione del Portofranco, questo il titolo della statua di Giuseppe Prinzi che in origine era ubicata all’interno del Municipio, oggi in Largo Giacomo Minutoli

La statua della “Tyche” di Messina

Giuseppe Prinzi

Nato a Messina l’11 settembre 1825, morì a Frascati il 6 luglio 1895. Iniziò gli studi nella città natale frequentando la scuola di disegno e pittura di Letterio Subba, divenendo poi allievo di Michele Panebianco. Si perfezionò, quindi, all'Accademia di San Luca a Roma nel 1851 e con Pietro Tenerani collaborò per dieci anni. Realizzò numerose sculture che si trovano in varie città d'Italia. A Messina, sua città natale, si conservano: Busto di Francesco Maurolico (1855) alla villa Mazzini;   Busto di Giovanni Capece Minutolo principe di Collereale (1857), nella Casa di Ospitalità “Collereale”; Busto di Tommaso Salvini (1859), al Teatro Vittorio Emanuele; Busto del pittore messinese Michele Panebianco (1860) al Cimitero Monumentale; Busto di Antonello da Messina con berretto alla veneziana (1874), Museo Regionale; Monumento funerario all’arcivescovo Francesco di Paola Villadicani (1864), Duomo; Monumento funerario all’arcivescovo Luigi Natoli (post 1875), Duomo. Nel resto d’Italia, nella Basilica di San Pietro (Città del Vaticano), Statua di San Guglielmo da Vercelli (1878); al Pincio (Roma), Busto dell'astronomo Angelo Secchi (1879); Basilica di San Benedetto (Norcia), Statua di San Benedetto (1880).  

LO SAPEVI CHE?

Nel 1197 l’imperatore Enrico VI di Svevia concesse ai messinesi il privilegio del Portofranco. Con esso si disponeva la libertà di importazione e esportazione di qualsiasi tipo di genere di merce, senza obbligo di tasse e gabelle.

La statua

Realizzata da Giuseppe Prinzi nel 1856-59, originariamente essa era riposta nel primo pianerottolo dello Scalone d’Onore del Palazzo Municipale e dopo il terremoto del 28 dicembre 1908 e la demolizione dell’edificio, venne conservata all’interno del Museo allora Nazionale, oggi Regionale. Si tratta di un monumento allegorico celebrativo del re Ferdinando II di Borbone che, con real decreto del 12 febbraio 1852, ripristinò l’antico privilegio messinese del Portofranco risalente ad epoca sveva che era stato soppresso dagli spagnoli all’indomani della fallita rivolta dei messinesi nel 1674-78. Dopo il restauro eseguito da Francesco Finocchiaro nel 1973, è stata collocata in Largo Minutoli. Oltre agli emblemi del commercio, la statua ispirata alla Tyche di Antiochia, copia romana del bronzo greco originale di Eutychides del III secolo a.C. nei Musei Vaticani, reca nella mano destra il decreto con il quale Ferdinando II concesse nuovamente alla città il Portofranco. Negli anni 2001/2002 l’Archeoclub di Messina presieduto dal prof. Vito Noto ha curato, a proprie spese, il restauro di conservazione della statua, con la direzione lavori affidata all’architetto Fabio Todesco.     

La “Tyche” di Messina con tre torri

Sin dal Medioevo Messina adottò lo stemma civico con tre castelli, i maggiori che chiudevano l’abitato: Castello o Palazzo Reale a sud; il cosiddetto Castellaccio sulle colline ad ovest e il castello di Matagriffone a nord. L’uso di questi tre castelli quale emblema della città è documentato nel 1606 da Giuseppe Buonfiglio e nel 1755 da Cajo Domenico Gallo. In virtù di ciò, la città di Messina è stata sempre raffigurata nell’effigie di una donna in abiti classici con il capo coronato da tre torri.  E così la vediamo raffigurata anche nel gruppo scultoreo “Il Tempo che scopre la Verità e Messina che incantata dalla luce di essa, tende ad abbracciarla” sull’attico del Teatro Vittorio Emanuele II, opera dello scultore Saro Zagari realizzata a Roma nel 1853 e nella testa della gigantessa Mata, mitica progenitrice dei messinesi insieme al compagno, il gigante Grifone. Anche la dea greca Tyche, cioè la personificazione della fortuna, la divinità che garantiva la floridezza di una città e il suo destino, aveva in testa una corona turrita come simbolo di città (mai però tre torri, che aveva solo la donna raffigurante Messina, per i motivi già detti).

 

foto Roberto Principato

Mu.Me. - Museo Regionale Interdisciplinare di Messina
Viale della Libertà, 465, 98121 Messina ME