La Cinta muraria rinascimentale

Messina “Urbs munitissima”, così la volle l’Imperatore Carlo V

Cinta muraria Messina - Bastione San Vincenzo

Con la venuta di Carlo V a Messina, il 21 ottobre 1535, veniva dato il via ai lavori di fortificazione della città ritenuta dall’Imperatore “la chiave del Regno”. Questi ingrandimenti e rafforzamenti rientravano appunto nella politica di Carlo V tesa al consolidamento delle strutture difensive delle città marittime dell’impero, e, comunque, risultarono particolarmente gradite alla popolazione se il Senato messinese decideva di elargire all’imperatore un ricco donativo. Nascevano così i castelli regi e la cinta muraria fortificata.

Gaspar van Wittel Messina dal colle del Tirone (seconda metà del ‘700)

La Storia

La costruzione della cinta muraria fortificata, che sostituiva le precedenti mura normanne, aveva inizio nel giugno del 1537 su progetto dell’architetto e ingegnere militare Antonio Ferramolino o lo “Sferrandino” da Bergamo con la collaborazione di Domenico Giuntalocchi da Prato, del matematico messinese Francesco Maurolico e dello scultore toscano Giovan Angelo Montorsoli. Le intenzioni erano quelle di rafforzare le difese della città e, quindi, squisitamente militari, ma, in effetti, la portata dell’operazione si rivelerà ben altra, trattandosi di un vero e proprio piano di assetto urbanistico, tramite il quale la città assumerà una sua particolare configurazione urbana che porterà avanti fino alla fine del sec. XVIII. Interi quartieri vengono così inglobati nel circuito murario e questo progressivo inurbamento corrisponde alla grossa espansione del centro urbano che Messina registra agli inizi del XVI secolo (la sua estensione risultava, allora, di circa 1.240.000 mq. contro i 667.000 mq. circa del XIII e XIV secolo). La realizzazione della cinta muraria deve quindi essere inquadrata anche in un contesto espansionistico dettato da profonde trasformazioni economico-sociali.

LO SAPEVI CHE?

Dal punto di vista costruttivo, la cinta muraria di Messina rivelava in maniera evidente le profonde modificazioni che subì la morfologia architettonica castellana e delle fortificazioni in genere, agli inizi del Cinquecento. Gli elementi che portarono a tali cambiamenti furono essenzialmente la scoperta della polvere da sparo e l’introduzione delle artiglierie.  

La Cinta muraria messinese e il “sistema bastionato italiano”

Nel Medioevo la difesa si basava sul tiro verticale dall’alto col getto di pietre, liquidi bollenti, saette, materiale infiammato dalle feritoie tra i merli di coronamento o dalle “piombatoie” ubicate fra i mensoloni sorreggenti la merlatura. Tale tipo di difesa assumeva la denominazione di “piombante” o “verticale”. Nel XVI secolo, con l’affermazione e l’evoluzione delle artiglierie che consentivano di lanciare i proiettili in traiettoria quasi orizzontale, si rese inutile l’eccessiva altezza delle mura e quindi le strutture difensive si abbassarono e aumentarono di spessore (da 5 a 7 metri circa). La difesa piombante venne quindi sostituita con quella cosiddetta “radente” od “orizzontale”.  La parte più importante del nuovo sistema difensivo era il bastione o baluardo che sostituiva le alte torri medievali e protendendosi verso l’esterno della cortina muraria, con la sua caratteristica forma a cuneo, di poca altezza e terrapienato, divideva le forze nemiche d’assalto e deviava i proiettili dell’artiglieria pesante. Definito “bastionato italiano” perché inventato in Italia, il Ferramolino e la sua equipe ne fecero largo uso durante la costruzione della cinta muraria.

Il “magnifico” progettista: Antonio Ferramolino

Il 18 agosto 1550 una palla d’archibugio turchesco, dritta in fronte, spegneva sul colpo la vita dell’architetto militare Antonio Ferramolino mentre dirigeva le operazioni d’assalto contro il pirata Dragut-Reis nella fortezza africana di Afrodisio. Per un beffardo scherzo del destino, non lasciava opera alcuna nella sua città d’origine ma la Sicilia tutta avrebbe avuto di che vantarsi delle poderose fortificazioni da lui realizzate: Palermo, Trapani, Augusta, Siracusa, Milazzo, Castelnuovo, Ragusa e, soprattutto, Messina. Da bombardiere a Corfù nel 1520, a capitano che comandava un centinaio di archibugieri nel 1524, fino a “maestro de obras” preferito da Carlo V, Ferramolino bruciò le tappe della sua folgorante carriera proprio a Messina, con la realizzazione del più importante apparato fortificatorio da lui mai progettato: la cinta muraria, il rifacimento del Castellaccio, il Castello del SS. Salvatore e il Castello Gonzaga. “Antonio Ferramolino, nato a Bergamo, sul finire del secolo XV o sul principio del XVI secolo – scriverà poi Enrico Rocchi – allievo di Gabriele Tadino da Martinengo, è una delle più belle personalità di ingegnere e di soldato, delle quali è ricca la storia dell’arte militare italiana del sec. XVI”.  

Cinta muraria di Messina - Bastione San Vincenzo
Piazza S. Vincenzo, 9 89121 Messina (ME)