Filippo Juvarra

L’architetto messinese delle Capitali

Filippo Juvarra - Agostino_Masucci Ritratto di Filippo Juvarra Roma Accademia di San Luca

“Io ho sempre ricercato per quanto si può la sodezza dell’arte secondo l’insegnamento di Vitruvio o di Palladio e di tutti i più celebrati autori perché di questa sodezza io sempre sono stato amante…non però che io abbia negletto gli ornati, ma me ne sono servito con sobrietà ed a tutto mio potere […]”: così sintetizzava, Filippo Juvarra, gli elementi cardine della sua architettura che da Roma, Torino, Londra, Parigi, Madrid, con opere permeate di slancio creativo e potente espressività, con scenografie e disegni (i “pensieri”, come amava definirli) capaci di suscitare intense emozioni ed evocare suggestive atmosfere, diventava il protagonista dell’architettura del suo tempo.

Filippo Juvarra

La vita

Nato a Messina il 27 marzo 1678, Filippo in età precoce dimostra un grande amore per l’arte e nel 1693, ad appena quindici anni, cesella una splendida cornice d’argento nella bottega di argentiere del padre. Frequenta, quindi, il Seminario presso il quale sarà ordinato sacerdote all’età di 25 anni. Fino al 1703 rimane a Messina, dove realizza alcuni apparati festivi in onore di Filippo V di Borbone ed esegue lavori all’interno della chiesa di San Gregorio. L’anno successivo parte per Roma e qui la sua attività è febbrile: vince il primo premio nel concorso Clementino; disegna e progetta interventi architettonici di grande respiro e scenografica monumentalità per la città; realizza interventi scenografici nel teatrino del Cardinale Ottoboni e nel Teatro Capranica; progetta la facciata per San Giovanni in Laterano. Nel 1705, per la morte del padre, è a Messina e nella città natale ritornerà per l’ultima volta nel 1714, dopo un breve viaggio a Lucca per progettare ville, fontane e il Palazzo pubblico. Si trasferisce quindi a Torino dove viene nominato “primo architetto civile” al servizio dei Savoia e nel 1735 parte per Madrid dove progetta il nuovo Palazzo Reale e la sistemazione delle residenze reali di Aranjuez e della Granja di San Ildefonso a Segovia. Qui morirà precocemente, il 31 gennaio 1736.

LO SAPEVI CHE?

Il destino del grande architetto Filippo Juvarra lo chiamava a Madrid, in Spagna, a morire lontano dalla sua amata Messina. “La fatica accumulata nel corso dei mesi – scrive Antonio Bouet Correa - la mancanza di una carrozza per alleggerire gli spostamenti, la casa riscaldata solo da bracieri e senza dubbio il non tenere conto del duro clima di Madrid, che con la sua aria della Sierra “uccide un uomo e non spegne una candela”, furono causa della sua morte”. E delle spoglie di uno dei più grandi messinesi, non si è mai saputo dove siano state deposte.

Filippo Juvarra Architetto

Come architetto, l’unica opera di Juvarra testimoniata a Messina era costituita dalle porte e dalle finestre all’interno della chiesa di San Gregorio (1705). Gli interventi riguardavano la realizzazione di un coretto ligneo che era destinato alle monache, di elementi decorativi da applicare a due altari, oltre che di una raffinata ed articolata composizione plastica che legava spazialmente porte e finestre in altezza. Ritornato a Torino, il sostanziale apporto di Filippo Juvarra farà della città piemontese la capitale dello Stato Sabaudo, animata da un’attività costruttiva per i sontuosi palazzi di rappresentanza, per le nuove chiese, per le residenze reali di villeggiatura, per gli istituti di cultura, per le scenografiche piazze e per le nitide e funzionali sistemazioni urbanistiche ed architettoniche. Fra le tantissime realizzazioni torinesi, le facciate delle chiese di S. Cristina e S. Carlo; il grande complesso della Basilica di Superga; la facciata e lo scalone di Palazzo Madama; la Palazzina Reale di Stupinigi; il Palazzo del Senato sabaudo, per citarne una piccola parte, sono sufficienti per testimoniare la grandezza e il genio di questo architetto messinese, sicuramente il primo “architetto d’Europa” della storia.

Filippo Juvarra Incisore e Argentiere

Per l’ascesa al trono di Filippo V di Borbone in tutte le strade più importanti di Messina, in segno di giubilo, vennero eretti archi trionfali, baldacchini, obelischi, macchine sceniche, sculture in legno. Tutti gli apparati progettati da Filippo Juvarra furono dallo stesso riprodotte in otto splendide incisioni in rame nel volume di Nicolò Maria Sclavo, stampato da Vincenzo D’Amico nel 1701, dal titolo “Amore ed Ossequio di Messina in sollennizzare l’acclamatione di Filippo Quinto di Borbone…”. La produzione argentiera di Juvarra è per la prima volta documentata in un calice in argento dorato per il Duomo di Messina, firmato e datato 1695, fittamente decorato da volute, testine alate, puttini, ghirlande di frutti in aderenza al caratteristico gusto tardo barocco dell’epoca. Sempre per la Cattedrale di Messina, insieme al fratello Francesco ed altri argentieri partecipò alla realizzazione di otto candelieri in argento per l’altare maggiore (1698-1716). Di grande e spettacolare effetto sono i due candelabri sempre nel Duomo di Messina, insieme al fratello Sebastiano e a Giuseppe D’Angelo (1701), questo, come gli altri, custoditi nel Tesoro del Duomo annesso alla Cattedrale.  

Messina
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