Il “Vascelluzzo”

Il “Vascelluzzo”

Splendido e prezioso ex-voto d’argento processionale

“La processione finiva con una nave d’argento, tutta pavesata, con pennoncelli e angioletti microscopici attaccati al cordame; il tentennamento dei portatori dava a questi ultimi quasi un’apparenza di vita”: così scriveva Gastone Vuiller nel suo libro “La Sicilia”, stampato nel 1895, descrivendo la processione del “Vascelluzzo” il cui fascino è rimasto immutato, allora come oggi.

Indirizzo
Messina
Data
-

Storia di un’antica tradizione

A Messina, la festività del “Corpus Domini” si accompagna alla processione del “Vascelluzzo” che è la sintesi emozionale, in forma di ex-voto d’argento, di tutti i tremendi periodi di carestia che Messina attraversò durante la sua tormentata storia. In queste tristi circostanze, secondo le fonti agiografiche, l’intervento della Madonna della Lettera fece sì che giungessero in porto, miracolosamente, navi cariche di frumento. L’incarico per la realizzazione del prezioso “Vascelluzzo” venne affidato dalla Confraternita di S. Maria di Porto Salvo, che si era costituita nel 1565, ad un ignoto cesellatore (sicuramente messinese dal momento che, nel XVI secolo, l’arte argentiera toccava a Messina vertici di perfezione mai registrati prima) e già nel gennaio del 1576 la baretta col vascello d’argento era completata. Il 7 febbraio dello stesso anno, poi, i confrati avanzavano richiesta per poter collocare sul “Vascelluzzo” la “pigna” in cristallo di rocca con la reliquia dei capelli della Madonna. Alla richiesta fece seguito il decreto   del Senato che autorizzava la Confraternita dei Marinai e, a questo, seguì altro decreto della Curia, in data 8 febbraio 1577, di conferma della precedente autorizzazione.

LO SAPEVI CHE?

La presenza di vascelli in tutti gli eventi prodigiosi, fece nascere anche l’usanza di collocare nelle chiese messinesi, davanti al SS. Sacramento, lampade che riproducevano piccoli navigli (due di queste furono trafugate, anni fa, dalla Basilica Cattedrale).

Il “Vascelluzzo”

Alberto, il templare Roger De Flor e la carestia del 1301

La figura di S. Alberto è legata ad un evento prodigioso avvenuto nel 1301, quando il duca di Calabria Roberto d’Angiò cinse d’assedio per terra e per mare Messina impedendole i rifornimenti di viveri. Messina è preda di una forte carestia e allora si tenta l’ultima carta: nel convento dei Padri Carmelitani al Santo Sepolcro (dove poi sorse la chiesa di S. Francesco di Paola) vive in odor di santità un monaco, Alberto degli Abati; a lui si rivolgono re Federico II d’Aragona, lo stratigò e i magistrati perché impetri da Dio la salvezza dell’afflitta città. Alberto invita i presenti ad assistere alla Messa che celebrerà personalmente. Nel silenzio carico di tensione, una voce tuonante echeggia tra le volte del tempio: “Alberte oratio tua exaudita est”. Pochi giorni dopo, il leggendario frate templare Roger de Flor, con le sei galee di cui disponeva a Siracusa ed altre quattro comprate da genovesi, si dirige verso Sciacca. Qui carica di grano le navi e ritorna a Siracusa. Riesce, poi, a forzare il blocco delle navi di Roberto d’Angiò, approda a Messina e scarica il frumento che servirà a sfamare l’esausta popolazione.

Il “Vascelluzzo”

Il “Vascelluzzo”, alto cm. 250, si compone di un’anima lignea ricoperta da lamine d’argento. A tre alberi, sull’alberatura trova posto il ripiano con la corona argentea sorretta da angioletti, destinato ad accogliere il reliquiario dei capelli della Madonna. Sul basamento del fercolo trovano posto quattro angeli, agli angoli, che innalzano al cielo la corona della Vergine, tre spighe di grano, la Sacra Lettera e tre gigli. Ai lati sono raffigurati i volti dei confrati marinai, gli ideatori del “Vascelluzzo”. I quattro trapezi obliqui che si sviluppano dal basamento recano, al centro, altrettanti medaglioni d’argento: la Madonna della Lettera; Sant’Alberto con la Bibbia e il giglio; San Placido con i fratelli Martiri Eutichio, Vittorino e Flavia e la Madonna di Porto Salvo, con sullo sfondo la città di Messina. L’opera presenta diversi punzoni, dal più antico con l’anno 1644 agli altri del 1767, 1792 e 1808. Oggi, a distanza di oltre quattro secoli, la Confraternita di Santa Maria di Porto Salvo dei Marinai, per tantissimi anni guidata dal suo Governatore il compianto Franco Doddis, mantiene in vita con grande fede la processione del “Vascelluzzo”, custode di una delle più care ed antiche tradizioni messinesi.

(foto Roberto Principato)